Trump parla al Congresso. E riceve applausi. “Discorso da vero presidente”
di LOOKOUT NEWS (Alfredo Mantici)
Ricetta keynesiana, richiamo all’unità e valori da condividere con gli immigrati. Il tutto condito da toni morbidi e conciliatori. Al Congresso Trump offre una moderazione da statista
Dopo cinque tumultuose settimane dall’inaugurazione del suo mandato – trascorse in un clima di polemica a livello nazionale senza precedenti nella recente storia degli Stati Uniti – questa notte, alle tre ora italiana, Donald Trump ha tenuto il suo primo discorso al Congresso di Washington e alla nazione. Però stavolta, nel riproporre integralmente tutte le linee guida del suo programma presidenziale, ha usato toni e accenti di inaspettata moderazione e lungimiranza, tali che ha messo d’accordo tutti.
Il discorso, di circa 4.800 parole, stando ai primi sondaggi online ha ricevuto l’approvazione della maggioranza degli americani, oltreché quella evidente della totalità dei rappresentanti repubblicani al Congresso, riuscendo a strappare anche qualche (raro) applauso agli esponenti del partito democratico presenti in aula.
«Donald Trump stanotte è diventato un vero presidente e credo che riscuoterà un alto tasso di consensi» ha dichiarato a caldo il leader della maggioranza repubblicana al Senato, Mitch McConnell, mentre il suo collega alla Camera dei rappresentanti, Tom Lo Bianco, un moderato che finora non poteva essere annoverato tra gli ammiratori del neo presidente ha detto, in un’intervista alla CNN ha dichiarato: «il Trump che ho ascoltato stasera è apparso molto concentrato, disciplinato e moderato. Non ci sono state distrazioni stanotte, questo discorso è stato di gran lunga meglio di quello del giorno dell’inaugurazione».
(Trump di fronte al Congresso a camere riunite)
Le ragioni del suo successo
Prima di ripercorrere i punti fondamentali del suo programma, Trump ha esordito riferendosi agli attacchi razzisti dei giorni scorsi contro i cimiteri ebraici, riconoscendo che gli Stati Uniti oggi sono «una nazione politicamente divisa, ma che si ritrova unita nella condanna dell’odio e del male in tutte le loro forme […] ma io sono qui stasera per lanciare un messaggio di unità e di forza», per poi toccare il tema che gli è forse più caro, e che è stato probabilmente alla base del suo successo elettorale (e della sconfitta di Hillary Clinton): ovvero il declino della classe media americana.
Il declino, secondo il presidente, è stato causato da politiche disattente e inefficaci perché «per troppo tempo abbiamo guardato la nostra classe media fare passi indietro mentre esportavamo lavoro e benessere verso altri paesi». Senza mai citare esplicitamente il suo predecessore Barack Obama – che è comparso nel discorso solo quando si è riferito all’Obamacare, la riforma sanitaria che egli intende abolire – Trump ha accusato le precedenti amministrazioni di aver «difeso i confini di altre nazioni lasciando aperte le nostre frontiere […] abbiamo speso trilioni di dollari oltremare (il riferimento è alle guerre in Iraq e in Afghanistan, ndr) mentre le nostre infrastrutture franavano».
Per spiegare il suo successo nella corsa presidenziale, il presidente Trump ha evocato una sorta di rivoluzione borghese: «Nel 2016 la terra ci è franata sotto i piedi. La rivolta è cominciata come una pacifica protesta da parte di famiglie di ogni colore e credo religioso, che chiedevano buone opportunità per i loro figli e ascolto per le loro preoccupazioni. La protesta prima sommessa è diventata poi corale e da corale si è trasformata in un terremoto». Quel terremoto, cioè, che lo ha portato alla Casa Bianca per “fare l’America di nuovo grande”.
(Anche il democratico Bernie Sanders applaude al discorso del presidente)
La ricetta economica
Nel rivendicare il successo delle sue mosse politiche ed economiche nelle prime cinque settimane dal suo insediamento, il neo presidente ha citato la promessa fatta dalle maggiori aziende americane – dalla General Motors alla Ford, da Fiat Chrysler a Wallmart – di investire miliardi di dollari negli Stati Uniti smettendola di delocalizzare la produzione all’estero. Così come ha citato la ripresa di Wall Street e i risparmi sulle spese per i contestatissimi nuovi aerei militari F 35.
Dunque, investimenti e risparmi. Sono questi i capisaldi di una politica economica vagamente keynesiana che vuole rilanciare la spesa pubblica in un colossale programma di ammodernamento infrastrutturale su scala nazionale, finanziato anche da capitali privati. Sul tema delicato della riforma sanitaria, Trump ha chiesto ad ambedue i rami del Congresso di sostenere la sua abrogazione, perché l’Obamacare si è rivelato un peso eccessivo da sostenere per il ceto medio: «obbligare tutti gli americani a sottoscrivere un’assicurazione sanitaria non è stata la soluzione giusta» ha precisato il presidente. Questo perché con l’assicurazione obbligatoria i prezzi dei premi assicurativi sono «raddoppiati o triplicati».
Il progetto politico
Il discorso ha avuto momenti efficaci sul piano della comunicazione quando il presidente ha presentato i familiari di funzionari di polizia e di militari caduti sul campo. In particolare, Trump ha segnato un punto a suo favore (provocando una standing ovation) quando ha invitato il Congresso a onorare la vedova del Navy Seal, Ryan Owens, il militare morto qualche settimana fa in un raid nello Yemen contro una base di Al Qaeda. L’episodio è stato utile per cancellare l’effetto negativo suscitato dal pubblico e imbarazzante rifiuto del padre del soldato morto d’incontrare il commander in chief alla Casa Bianca.
Ripercorrendo poi i punti fondamentali del suo progetto politico, dalla costruzione del muro ai confini messicani alla lotta contro il traffico di droga, Trump ha precisato che il controllo dei flussi migratori non sarà fatto con divieti a pioggia ma con procedure di selezione delle domande di accesso che garantiscano il permesso di lavoro solo a immigrati qualificati e disposti a «condividere i valori costituzionali americani».
In conclusione, Donald J. Trump nello speech al Congresso americano ha abbandonato i toni barricadieri del suo discorso inaugurale del 20 gennaio e dimostrato che, forse, le prime cinque frenetiche e tumultuose settimane di vita della sua amministrazione, durante le quali gli scontri con la stampa hanno raggiunto livelli senza precedenti, sono servite a fargli capire che la politica a Washington è cosa diversa dalla costruzione di immobili e che le idee, oltre che di sostanza, vivono anche di forma.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/donald-trump-discorso-congresso-presidente-applausi/
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