I poveri in Germania sposteranno l’ago della bilancia alle elezioni
di VOCI DALL’ESTERO
Per anni è stato ripetuto in tutte le salse che la chiave del successo tedesco sono state le riforme del mercato del lavoro attuate da Schroeder (SPD) più di dieci anni fa. Questo articolo della Reuters mostra l’altra verità: in Germania la disuguaglianza sociale e la povertà aumentano. Tra 1991 e 2014 – con una crescita reale del 22% – il 10% più ricco della popolazione ha visto un aumento del suo reddito del 27%, mentre il 10% più povero una riduzione dell’8%. E la percentuale dei lavoratori che non guadagnano abbastanza per essere al riparo dalla povertà in Germania oggi è più alta che in Regno Unito e Francia. C’è da stupirsi che le promesse della SPD, in vista delle elezioni di settembre prossimo, convincano poco i suoi ex elettori? Le politiche di destra favoriscono soltanto la destra, ripete da anni Alberto Bagnai, per esempio qui o qui. Tutto quello che sta accadendo in Europa lo conferma.
di Joseph Nasr, 27 aprile 2017
A dispetto dei suoi successi in campo economico, la Germania ha sempre maggiori problemi di disuguaglianza e povertà. E tuttavia la Cancelliera Angela Merkel sembra poco intenzionata ad assumersene la responsabilità, mentre prepara i piani di battaglia per le elezioni di settembre.
Benché sia rinomata per la sua forza lavoro altamente qualificata, la Germania ha in realtà una percentuale di lavoratori poveri – ovvero persone che si ritrovano povere benché non siano disoccupate – maggiore di quella che c’è in Gran Bretagna, Francia e anche in alcune delle nazioni dell’UE meno ricche, come Ungheria o Cipro.
Il crescente divario tra ricchi e poveri è più evidente che in qualsiasi altra zona nella regione della Ruhr, una distesa urbana di cinque milioni di persone, un tempo il fulcro dell’industria pesante tedesca.
L’ autostrada che attraversa la regione occidentale è chiamata “l’equatore sociale”: separa infatti le periferie colpite dal declino delle attività di estrazione del carbone e di produzione dell’acciaio dalle aree che hanno beneficiato delle nuove industrie che oggi sostengono la crescita tedesca.
A nord dell’autostrada, mense per i poveri e banche alimentari che danno aiuto ai disoccupati, alle persone senza fissa dimora, ai rifugiati, ma anche ai lavoratori poveri. A sud, lavoratori altamente qualificati che guidano auto di lusso verso i palazzi di vetro dove operano le aziende farmaceutiche e dell’alta tecnologia.
Avvertendo un’opportunità di sconfiggere la cancelliera conservatrice il 24 settembre (giorno delle elezioni in Germania, ndVdE), i socialdemocratici del centrosinistra (SPD) stanno cercando di mobilitare i tedeschi scontenti. “Molte persone temono che la loro pensione non sarà sufficiente, di non riuscire a pagare l’affitto o che i loro figli avranno per sempre contratti di lavoro precari“, ha dichiarato alla Reuters il vicepresidente della SPD, Ralf Stegner.
Ma riconquistare questi elettori, molti di loro un tempo fedelissimi dell’SPD, si sta rivelando un’impresa ardua.
La regione del nord Reno-Westfalia, dove si trova la Ruhr spaccata in due e dove la povertà è aumentata più che in qualsiasi altro dei 16 stati della Germania, dovrebbe essere un terreno fertile per il messaggio della SPD. Allo stesso modo Edith Rena, pensionata di 75 anni, sembrerebbe essere indiscutibilmente una loro potenziale elettrice.
“Ho lavorato per 40 anni e ho cresciuto due figli da sola“, dice la signora Rena, appoggiandosi al carrello pieno di frutta e verdura comprata a basso prezzo in una banca del cibo di Dortmund, la più grande città della Ruhr. “Vengo a fare la spesa qui perché è a buon mercato, e così posso risparmiare qualche soldo per comprare i regali ai miei nipoti.”
Edith riceve un contributo sociale da quando è andata in pensione, dieci anni fa, dopo avere lavorato in un grande magazzino: i suoi 620 euro mensili di pensione infatti non coprono le spese per vivere e pagare l’affitto.
Parallelamente al numero dei lavoratori poveri, anche quello dei pensionati che ricevono un contributo integrativo è quasi raddoppiato negli ultimi dieci anni, e la SPD punta su questo per controbattere all’insistente messaggio dei conservatori secondo cui i tedeschi non sarebbero mai stati così bene.
Eppure il messaggio della Merkel – la crescita economica solida, la disoccupazione ai minimi storici e in discesa e i conti pubblici in ordine – sembra essere più convincente per gli elettori come Rena.
La sua frustrazione si sfoga non contro la Cancelliera che ha guidato la Germania per più di 11 anni, ma contro la SPD, che ha realizzato le riforme del mercato del lavoro e del welfare a metà degli anni 2000, danneggiando pesantemente i suoi stessi sostenitori storici della classe operaia.
“Certo che vado a votare per la Merkel“, dichiara Edith alla Reuters. “Con lei siamo andati bene. Perché dovrei votare per un partito che ha abbandonato i poveri?”
ROBIN HOOD
L’Istituto tedesco per la ricerca economica segnala che mentre l’economia tra il 1991 e il 2014 è cresciuta in termini reali del 22%, il 10% più povero delle famiglie ha visto il suo reddito reale disponibile ridursi dell’8%. Al contrario, il reddito del 10 % più ricco è aumentato di circa il 27%.
Nonostante la sua immagine di nazione di lavoratori ben pagati, che fabbricano merce di alto livello destinata a tutto il mondo, come le auto Mercedes o gli elettrodomestici Siemens, la Germania non esce bene da un confronto internazionale.
Secondo Eurostat (l’agenzia di statistica dell’Unione europea), la percentuale di tedeschi minacciati dalla povertà benché abbiano un lavoro, il che significa che il loro reddito disponibile è inferiore al 60 per cento del salario medio nazionale, nel 2015 era un po’ sopra alla media dell’Unione europea: il 9,7% della forza lavoro rispetto a solo l’8,2% della Gran Bretagna, che dal 1980 ha abbracciato le riforme del libero mercato con più vigore rispetto alla Germania. Il tasso era del 7,5 % in Francia, 9,3% in Ungheria e 9.1% a Cipro.
Dopo aver nominato leader Martin Schulz, a gennaio, la Spd è salita nei sondaggi fino a raggiungere i conservatori della Merkel, spinta dalla promessa di rendere la società tedesca più equa. I media hanno soprannominato Schulz “Robin Hood“, dal leggendario fuorilegge inglese che rubava ai ricchi per dare ai poveri.
Tuttavia, mentre si può prevedere una campagna elettorale molto combattuta, negli ultimi sondaggi i conservatori hanno recuperato vantaggio, raggiungendo circa il 35%, intorno a cinque punti più della SPD, oggi partito di minoranza nella coalizione della Merkel.
Schulz, ex presidente del Parlamento europeo, promette di annullare alcune delle riforme realizzate nel quadro della “Agenda 2010” dal suo stesso partito, sotto l’allora cancelliere Gerhard Schroeder, oltre un decennio fa.
Queste (insieme all’euro, cioè a una moneta che non si rivaluta all’aumentare delle esportazioni tedesche, consentendo di fatto alla Germania di praticare una svalutazione competitiva reale, ndVdE) hanno contribuito a porre fine a un lungo periodo di stagnazione e di alta disoccupazione, rendendo l’economia più competitiva e trasformando la Germania da “malato d’Europa” a potenza economica.
Ma l’Agenda 2010 ha anche fatto crescere il numero dei lavoratori a bassa retribuzione e part-time, che ora sono esposti a un maggior rischio di cadere in povertà durante i loro anni di lavoro o una volta in pensione.
L’SPD ha pagato un prezzo politico pesante, perdendo una parte significativa della sua base di consenso e tre elezioni di fila, vinte dai conservatori, a partire dal 2005. Quindi è la Merkel che ha raccolto il beneficio politico delle riforme, lasciando all’SPD il compito di riconquistare la fiducia dei tedeschi, ormai disaffezionati.
“Attraverso il tema della giustizia sociale, la SPD sta cercando di mobilitare la sua base di consenso perduta, per riportare alle urne chi non vota più“, dichiara Robert Vehrkamp, professore della Fondazione Bertelsmann, un think-tank no profit. “Questo potrebbe essere decisivo per le possibilità di vittoria del partito“, aggiunge.
Schulz vuole quadruplicare fino a un massimo di 48 mesi il periodo in cui le persone espulse dal mercato del lavoro possono richiedere l’indennità di disoccupazione se frequentano la formazione professionale, e mettere un freno alla possibilità per i datori di lavoro di offrire ai lavoratori contratti a tempo determinato.
Il suo partito si è impegnato anche ad aumentare le tasse di successione e patrimoniali e a utilizzare questi fondi per aiutare le famiglie con asili nido e sostegno ai costi del doposcuola, come anche un aumento delle pensioni.
Ma non tutti si lasciano convincere. “Schulz parla tanto. Ma io vorrei che mi trovasse un lavoro adatto alla mia età e al mio stato di salute“, dice Manfred Mueller, 56 anni, ex operaio edile, che è stato disoccupato per 15 anni dopo essersi fatto male alla schiena.
“L’Agenda 2010 è stata una catastrofe“, dice Mueller, ex elettore SPD, che dal 2005 ha sostenuto il partito di sinistra radicale Die Linke. Ritiene che se Schulz cercherà di rendere il mercato del lavoro più rigido, dovrà affrontare resistenze da parte dei datori di lavoro. che minacceranno di tagliare l’occupazione, .
“L’unico lavoro che potrei fare è stare seduto in un ufficio“, dice Mueller, inzuppando un panino nella sua ciotola di minestra al Kana Soup Kitchen di Dortmund. “Ma non sono sicuro nemmeno che funzionerebbe. Sono formato come muratore.”
LA MINACCIA POPULISTA
I cristiano-democratici (CDU) della Merkel e i loro alleati bavaresi sostengono che i piani di Schulz danneggerebbero la competitività e invertirebbero il calo della disoccupazione, che oggi è al 5,8 %, il suo livello più basso dalla riunificazione tedesca nel 1990. “Dal 2005 siamo riusciti a dimezzare la disoccupazione. E vogliamo far entrare più persone nel mercato del lavoro“, ha dichiarato il segretario generale della CDU, Peter Tauber Reuters. “Quello che propone Schulz mette a rischio questo successo.”
I conservatori promettono tagli di tasse per 15 miliardi di euro all’anno, soprattutto a beneficio delle famiglie a reddito medio.
Nonostante il malcontento, i tedeschi non stanno manifestando un rifiuto per i loro partiti tradizionali, a differenza di quanto avviene in Francia. Tuttavia, Conservatori e SPD devono fare i conti con il partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD). Nelle elezioni regionali dello scorso anno, entrambi hanno perso voti a vantaggio di AfD, che ha attirato il voto di protesta degli elettori, molti dei quali operai e disoccupati.
Afflitta da lotte intestine, AfD ha perso un terzo dei suoi sostenitori dall’inizio dell’anno, scendendo al 10%, ma è comunque probabile che riesca a entrare in Parlamento per la prima volta, forse come terzo più grande partito, davanti alla Linke, ai Verdi e ai redivivi liberali dei Liberi Democratici.
Questo farebbe aumentare il numero dei gruppi rappresentati in Parlamento, dai quattro attuali a sei, rendendo più complicato il compito di costruire una coalizione per chi vincerà le elezioni a settembre.
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