Inchiesta sulle ONG: la CIA e i regime change
Inchiesta in tre parti di LOOKOUT NEWS – Seconda parte
di LOOKOUT NEWS (Tersite)
Il confine tra umanitarismo e ingerenza politica, i collegamenti con i movimenti islamisti, i tentativi di destabilizzazione: il peso delle Organizzazioni Non Governative nelle crisi di Medio Oriente, Africa ed Est Europa.
Per capire il ruolo delle ONG nella geopolitica globale occorre prima fissare un punto e poi andare indietro nel tempo. Se si credesse che il più importante compito della CIA sia la raccolta e analisi di informazioni si sarebbe in errore. La leadership globale degli USA non si regge sulla forza militare ma sulla loro immagine: modello di società affluente, guida del mondo libero, bastione di difesa dei diritti umani e della democrazia, etc. È la forza di questa immagine e reputazione che gli consente di utilizzare la forza militare.
Il più importante compito della CIA è l’attività di PSYOP (Psychological Operations), vale a dire il condizionamento psicologico dato dall’informazione pilotata e dalla propaganda. Propaganda passiva per creare, incoraggiare e sostenere un’opinione pubblica favorevole agli USA. Un compito svolto massicciamente sia nei Paesi occidentali e alleati, per mantenerne il sostegno, sia nei Paesi che vanno influenzati culturalmente, economicamente e politicamente per portarli nell’area politico-economica occidentale. La propaganda attiva è invece utilizzata per destabilizzare e portare a regime change Paesi da annettere nella propria area di influenza (Venezuela, Libia, etc), o da sottrarre come alleati alla Russia (Ucraina, Siria, etc).
In entrambi i casi si ricava collateralmente una influenza economica che favorisce gli interessi commerciali degli Stati Uniti. Ragione per cui corporations e connesse fondazioni – come la Ford, Rockfeller, Carnegie, Mc Arthur, Soros, etc – contribuiscono a finanziare le ONG paragovernative, ne fondano di proprie e si prestano a fornire copertura per il transito ad altre di finanziamenti governativi. Al fine di fare propaganda la CIA crea giornali e stabilisce collusioni con emittenti TV, corrompe poi giornalisti, anche in Occidente, e finanzia testate giornalistiche.
(Kiev, febbraio 2014: proteste contro il presidente Viktor Yanukovich)
Il ruolo della CIA
Nel pieno della Guerra Fredda, la CIA ha creato o guidato organismi privati utili sia alla propaganda sia alla copertura di attività spionistiche. Tra questi il Congress for Cultural Freedom, che gestiva 60 pubblicazioni e un servizio internazionale di notizie. Poi l’European Movement e addirittura in Francia un sindacato anticomunista, Force Ouvrière, dato che Francia e Italia erano i due Paesi per i quali era maggiore il timore americano di un avvento comunista. Successivamente, a maggiore copertura, e non potendo finanziare direttamente testate per via dei loro bilanci pubblici, la CIA ha utilizzato la via traversa di far passare i finanziamenti tramite compiacenti organizzazioni private. Tra queste la Fondazione Ford.
Seguendo l’ondata di opposizione alla guerra in Vietnam, nella metà degli anni Settanta l’attività della CIA venne messa sempre più in discussione. La rivista Ramparts portò alla luce l’uso di quegli organismi privati per corrompere giornalisti nel mentre che, per questo e per la scoperta di attività di spionaggio interne su cittadini americani, sia la Camera che il Senato avviavano due separate commissioni di inchiesta sull’attività delle CIA. Commissioni “ostili”, dice il sito della CIA nella sua partigiana ricostruzione.
L’esito delle due commissioni aprì un vuoto nelle possibilità di propaganda della CIA. Un vuoto che venne riempito nel 1983 dal presidente Ronald Reagan con la creazione del National Endowment for Democracy (NED), quale collettore dei finanziamenti PSYOP. Già nel 1985 il Center for Investigative Reporting e il quotidiano francese Libération svelavano in un’inchiesta congiunta che il NED aveva finanziato attività di propaganda contro il presidente socialista Francois Mitterand. E il New York Times indicava poi la via percorsa dai finanziamenti (1,3 milioni di dollari) attraverso il Free Trade Union Institute. I soldi erano finiti a Force Ouvrier e a un gruppo di estrema destra che aveva poi tappezzato Parigi di manifesti contro Mitterand. Propaganda anche in quel caso. Quando la storia venne fuori, il Dipartimento di Stato negò, ovviamente, qualsiasi coinvolgimento del governo USA, ma il NED è ancora ben vivo e vegeto. Oggi è molto presente in Ucraina, a esempio, dove per promuovere la destituzione dell’ex presidente Viktor Yanukovich hanno operato nella propaganda antigovernativa 150 ONG stabilite nelle principali città del Paese.
(Il quartier generale della CIA a Langley, in Virginia)
Nel dicembre del 2013 il Financial Times ha scritto che queste ONG, citando la New Citizen guidata da Oleh Rybachuk, hanno “giocato un ruolo importante per avviare la protesta e farla correre.” Rybachuk era stato braccio destro del leader antigovernativo Viktor Yushchenko e la New Citizen – assieme ad altre ONG facenti capo a Rybachuk, come Centre UA, Chesno, Stop Censorship – avevano ricevuto finanziamenti dallo USAID e dal National Endowment for Democracy.
Sia il NED che l’International Republican Institute, creato contemporaneamente e al medesimo scopo, affermano di essere indipendenti dal governo USA. Ma prendono fondi dal Congresso, dal Dipartimento di Stato e dalla U.S. Agency for International Development (USAID). Quest’ultima, sotto la copertura di un nome (per lo Sviluppo Internazionale) che ammicca alle ONG, è la principale finanziatrice di ONG che operano di concerto e con le finalità dettate dal Dipartimento di Stato. Tanto che oggi hanno sede negli USA un terzo delle ONG mondiali. Un altro terzo è nei Paesi del Terzo Mondo. Gli altri Paesi occidentali ne hanno, al confronto, un numero risibile.
I rapporti con gli islamisti
Una delle tre ONG sotto accusa in Egitto, la Freedom House, riceveva il 75% dei fondi dal governo USA. E nel 2006 il Financial Times la indicò come “una delle molte organizzazioni finanziate dal Dipartimento di Stato per attività clandestine in Iran”. In Egitto ha avuto rapporti – proficui secondo una loro fonte – con la Fratellanza Musulmana sui meccanismi della “democrazia elettiva”. Quella Fratellanza Musulmana che poi con l’ex presidente egiziano Mohamed Morsi voleva islamizzare la Costituzione dell’Egitto e sottoporla completamente alla Sharia.
Va da sé che non è pensabile che una qualsiasi di queste ONG americane non scambi informazioni con il proprio governo. A seconda del grado di coinvolgimento del Dipartimento di Stato le informazioni possono essere ‘aperte’ – cioè informazioni raccolte apertamente in loco sulle condizioni sociali, politiche, economiche, critiche verso il governo, etc – oppure ‘coperte’ – se ottenute dal lavoro clandestino di veri e propri agenti che operano sotto la copertura delle ONG.
(Il Cairo, 1 giugno 2016: proteste dei sostenitori dei Fratelli Musulmani)
Alexei Pankin, oppositore del presidente russo Vladimir Putin e già collaboratore di organismi USA durante l’era sovietica, ha scritto nel gennaio del 2006 sulla rivista Russia Profile: “Ho guidato un programma dello USAID di supporto ai media con un budget totale di 10,5 milioni di dollari e un programma analogo della Fondazione Soros con budget annuale di 1,8 milioni di dollari. Dovevo relazionarmi con un numero considerevole di supervisori, ispettori, consiglieri. Sono sicuro che tra loro vi fossero agenti dell’Intelligence”. Per “sostegno ai media”, Pankin intendeva ovviamente quelli antigovernativi.
I regime change
L’ambiguo ruolo delle ONG non è evidenziato soltanto dai Paesi target. Negli stessi Stati Uniti abbondano ormai le pubblicazioni in tale senso. In un suo studio pubblicato giusto prima dell’intervento in Libia nel 2011, Aiuti esteri e regime change: un ruolo per gli intenti dei donatori, la professoressa Sarah Blodgett, laureata a Princeton e docente presso la Stanford School of Public Policy, evidenzia quanto sia determinante il ruolo non neutrale delle ONG in cambi di regime pilotati non nell’interesse dei popoli da “liberare” ma in quello dei finanziatori, pubblici e privati.
Presentandosi come organismi in difesa dei cittadini, con un ordine del giorno altruistico sopra i governi e la politica, e per questo difficilmente attaccabili, le ONG sono quindi un ottimo e malleabile veicolo dei governi per esercitare copertamente, a seconda della persuasività o dell’aggressività del ruolo, il soft power della penetrazione culturale e politica o l’hard power della destabilizzazione, del regime change, della guerra.
(Caracas)
Non tutte le ONG americane in rapporti con il Dipartimento di Stato manifestano in modo aperto il loro appoggio al governo americano. Quelle che devono mantenere un prestigio per la loro presunta neutralità e imparzialità agiscono più velatamente, in molti casi anche per omissione. La Human Right Watch, ad esempio, è una ONG conosciuta e apprezzata in tutto il mondo. In Sud America non molto, per la verità. Lo HRW ha infatti redatto un rapporto critico sul Venezuela, bestia nera del Dipartimento di Stato dal disallineamento di Hugo Chavez, e oggetto delle sue attenzioni destablizzatrici. Quel rapporto, non tecnico ma dai dichiarati intenti politici, è stato criticato in una lettera aperta a HRW da otre 100 accademici, sia statunitensi che sudamericani, perché “non soddisfa neanche i minimi standard accademici, l’imparzialità, l’accuratezza o la credibilità”.
Fonte: http://www.lookoutnews.it/ong-cia-inchiesta/
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