La mostruosità del liberismo
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
Quando penso al liberismo lo spettacolo che mi si para davanti agli occhi è a dir poco apocalittico. Mi giungono alla mente immagini di ominicchi vestiti di tutto punto con le loro impeccabili giacche e cravatte che arrabattano tutto ciò che possono per soddisfare la loro smisurata e infinita avidità. Servitori ubbidienti del profitto, lo seguirebbero ovunque esso sia, anche eliminando i legami famigliari o affettivi di qualsiasi genere, concentrati come sono esclusivamente su sé stessi e sul loro ego.
Il liberismo, infatti, persegue da secoli un principio piuttosto semplice: togliere allo Stato per dare ai privati, nella convinzione che questi eliminino gli sprechi e rendano tutto più efficiente.
Ora mi venga concesso un inciso su questo discorso: tutti dovrebbero sapere che togliere allo Stato significa togliere ai cittadini, invece purtroppo questa conoscenza non è presente nella mente degli italiani. Lo Stato offre servizi ai cittadini, ma non lo fa per profitto, quest’ultimo esula dalla sua logica, mentre per un individuo singolo, proprietario di una qualsiasi azienda, esso è naturalmente inalienabile. Questo tipo di logica è totalmente sconosciuta agli italiani, i quali hanno difficoltà a percepirsi quotidianamente come nazione. Tale problema sta solo nella tranquilla quotidianità, poiché in relazione a grandi eventi, di qualsivoglia natura, il nostro spirito nazionale collettivo si è sempre palesato. Verrebbe naturalmente da chiedersi il perché di un tale atteggiamento e la risposta probabilmente sta nel fatto che gli italiani sono scarsamente educati a questo. È necessario, invece, che le nuove generazioni vengano seriamente educate a percepirsi quotidianamente come nazione ed è bene che ciò venga fatto sin dalla scuola elementare, portando i bambini e i ragazzi nei luoghi simbolo della storia e della politica d’Italia, ma anche inserendo una serie di ritualità collettive che possano farli percepire continuamente come un unico soggetto. Tutto questo andrebbe fatto per impedire che il liberismo distrugga interamente il tessuto collettivo della nazione, molto più di quanto non abbia già fatto negli ultimi trent’anni, mostrando tutta la sua terribile mostruosità.
Esso, infatti, seguendo il suddetto principio ha distrutto l’intero tessuto industriale italiano, la cui forza era costituita principalmente dalle piccole e medie imprese che invece oggigiorno sono sull’orlo dell’estinzione. La privatizzazione dell’intero tessuto bancario, all’inizio degli anni ’90, la costante privatizzazione dei monopoli industriali strategici di proprietà dello Stato e la conseguente deregolamentazione del mondo del lavoro hanno generato i tempi mostruosi in cui viviamo oggi: le piccole imprese non riescono a sopravvivere, gli operai hanno contratti con salari e durate che rasentano il ridicolo e alle grandi industrie è concesso di lasciare tranquillamente il nostro paese, generando così gli spaventosi livelli di disoccupazione che tutti noi ben conosciamo. Tutto ciò è stato fatto esclusivamente in nome del profitto di pochi, i quali si sono sempre disinteressati delle conseguenze umane di simili gesti. Presi dalla loro cieca avidità non hanno mai minimamente pensato alle milioni di famiglie che si reggevano su un unico stipendio o su una piccola attività.
La loro mostruosità, tuttavia, si è palesata ancor di più nella progressiva distruzione della sanità pubblica, sempre in nome del principio suddetto. Negli ultimi anni abbiamo assistito alla graduale distruzione ed eliminazione degli ospedali pubblici e dei punti di pronto soccorso. Ovviamente anche questo ha contribuito a generare precarietà e disoccupazione nel Paese, ma soprattutto ha indubbiamente peggiorato le condizioni di salute pubblica. Dov’è il cuore di persone che lasciano interi paesi privi di un punto di pronto soccorso?
Stesso discorso vale per l’istruzione: la scuola e le università pubbliche sono continuamente flagellate da folli riforme che ne riducono il personale, accorpano istituti, semplificano programmi e impediscono ai docenti di svolgere adeguatamente il loro lavoro che è quello di educare i ragazzi, anche alla durezza del vivere. È stata invece incentivata un’istruzione che facilita enormemente il compito dei ragazzi, i quali escono da scuola, o peggio ancora dall’università, assolutamente non in grado di comprendere e affrontare la società contemporanea. Al contempo si sta andando verso un sistema in cui alcune scuole e università private garantiscono a carissimo prezzo, e perciò per pochi eletti, quell’istruzione che invece dovrebbe essere accessibile a tutti grazie al sistema pubblico. Viene da pensare che ciò è fatto appositamente per rendere le nuove generazioni di meno abbienti degli “analfabeti moderni”, che non riescono a comprendere l’origine e la motivazione della loro condizione e perciò non potranno mai ribellarsi.
Sanità e istruzione sono state prese particolarmente di mira dal liberismo perché da quando esiste lo Stato esse hanno rappresentato i due principali campi in cui esso manifestava la sua presenza. Perciò visto che l’obiettivo dei liberisti è distruggere lo Stato, essi si sono concentrati proprio sui campi dove esso era più presente. Tuttavia, di questo passo, si tornerà ad una condizione di stampo medioevale dove la sanità e l’istruzione di un certo livello erano lussi riservati ai ricchi.
Ora c’è da chiedersi: dov’è il cuore di persone che fanno tutto questo?
Viva la Repubblica Sovrana!
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