Perché la legislatura durerà
di STEFANO D’ANDREA
Molti credono che la prossima legislatura durerà poco, perché dalle urne non uscirà nessuna maggioranza. Tutto è possibile ma le probabilità che duri poco sono pochissime. Magari non durerà cinque anni. Forse ne durerà tre. Ma le possibilità che si vada a votare dopo alcuni mesi, eventualmente dopo un governo del Presidente, sono davvero pochissime. Nella Seconda Repubblica, morti i partiti, Bossi fece una volta cadere Berlusconi. Ma eravamo soltanto all’inizio. Successivamente nessuno ha mai fatto cadere nessuno, salvo Mastella che chiese troppo, quando i senatori dei due poli erano pari e si era creato davvero il bipolarismo (liberali berlusconiani contro liberali antiberlusconiani). Invece la legislatura del 1996, quella del 2001, quella del 2008 e quella del 2013 sono tutte durate cinque anni.
Nella Prima Repubblica non le trovate in vent’anni quattro legislature su cinque durate cinque anni, nemmeno con il binocolo. E sapete perché? Perché allora c’erano i partiti che ti avevano eletto e ti rimandavano a casa. Ora i partiti non hanno questo potere. Nei due finti poli i candidati in prima posizione nel proporzionale pagano centinaia di migliaia di euro per essere candidati; quelli in seconda posizione un po’ meno; quelli in collegi sicuri dell’uninominale pagano quanto i primi; quelli che tentano nei collegi a rischio pagano minimo 100.000 euro. Ognuno di essi, un volta eletto, deve portare a termine l’affare che “sa” e che gli consentirà (nella migliore delle ipotesi) di rientrare con le spese. Né ha alcuna certezza che verrà di nuovo candidato. Oggi i “partiti” (una decina di persone) dipendono dai peones.
Nel M5S addirittura gli eletti sanno che probabilmente non verranno ricandidati o che probabilmente non verranno rieletti. Gli eletti sono stati scaltri a riuscire a sistemarsi e non avranno nessuna voglia di tornare a casa. Non tutti se ne sono accorti ma il maggioritario e il bipolarismo sono finiti. E io dico: per fortuna. D’altra parte, se si andasse a votare ogni volta dopo sette mesi, saremmo sempre nella medesima situazione, salvo modificare la Costituzione e reintrodurre un maggioritario che crei una maggioranza forzata reso costituzionale (ma ci vorrà tempo e non sarà facile). Un sistema serio, come il sistema parlamentare con legge tendenzialmente proporzionale, obbligherà partiti non seri, anzi pessimi, a comportamenti “seri”, ossi ad allearsi dopo le elezioni, sulla base dell’esito delle votazioni del popolo.
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