Educazione allo Stato
di LUCA MANCINI (FSI Roma)
Nelle nostre scuole vi è una fortissima carenza di quella che si potrebbe definire “educazione allo Stato”, ossia lo studio della Costituzione, della Repubblica e delle sue istituzioni. Una materia fondamentale per la convivenza civile e per cercare di garantire un futuro migliore al nostro Paese, investendo sui giovani, i quali non comprendono l’importanza di appartenere al nostro Stato e anzi il più delle volte molti finiscono per vederlo come un ostacolo, se non come un nemico.
Questa materia somiglia molto all’odierna “Cittadinanza e costituzione”, meglio nota come “educazione civica”, ma da essa differisce in quanto negli ultimi anni in essa vi sono stati inseriti altri contenuti che, in parte, esulano dall’educazione allo Stato: educazione ambientale, stradale, alimentare e sanitaria. Questi contenuti sono importanti e vanno ovviamente valorizzati e insegnati nelle scuole, ma ciò non deve rientrare nelle ore di chi insegna educazione civica o statale che dir si voglia, la quale deve essere maggiormente valorizzata.
Molti ragazzi arrivano alla maturità senza sapere come si forma un governo, né conoscono le competenze dei vari organi dello Stato e, cosa ancor più grave, non hanno mai letto la Costituzione, nemmeno nei suoi principi fondamentali. Ciò è di una gravità inaudita perché in questo modo la scuola ha miseramente fallito uno dei suoi compiti principali: quello di costruire un cittadino cosciente della dimensione e della società in cui vive. I ragazzi non hanno le coordinate per orientarsi nel mondo.
C’è da dire che probabilmente l’ideologia liberale non vuole che essi siano in grado di orientarsi. Questa materia viene costantemente svalorizzata, perché altrimenti formerebbe cittadini di uno Stato, il quale per i liberali costituisce l’incarnazione di ogni male, l’avversario da eliminare. Perciò si possono mandare i nostri ragazzi a fare infinite ore di tirocinio senza essere retribuiti, con il solo scopo reale di fare deflazione salariale, ma non gli si può far comprendere la dimensione storica, politica e giuridica in cui vivono. In pratica, nell’ottica liberale, la scuola deve formare un individuo con basse pretese salariali e non un cittadino.
La rivoluzione sovranista deve necessariamente passare anche da qui, ossia dall’educazione da dare alle nuove generazioni, la quale deve essere orientata a far comprendere loro come funziona la Repubblica e ciò che essa può dare loro. Ancora una volta la Prima Repubblica ha qualcosa da insegnarci: nel 1958 l’allora ministro dell’istruzione Aldo Moro fu il primo a sollevare questo problema e fece introdurre nelle scuole medie e superiori due ore di educazione civica al mese, affidate al professore di storia, senza valutazione.
Tale insegnamento va recuperato e valorizzato, poiché oggi, ai tempi della controrivoluzione liberale, due ore al mese sarebbero realmente troppo poche. È necessario introdurre seriamente nel nostro ordinamento scolastico una materia siffatta, per almeno due ore a settimana e con una valutazione finale. I contenuti devono avere per oggetto principale la Costituzione Italiana e quindi tutto il funzionamento della macchina statale repubblicana. L’insegnante di questa materia può essere un giurista che conosce bene i meccanismi di funzionamento dello Stato o uno storico che conosce perfettamente la genesi e la formazione della Repubblica e delle sue istituzioni.
Inoltre è necessario che i ragazzi visitino i luoghi sacri della Storia d’Italia e le sue istituzioni: perciò andrebbero introdotte delle visite obbligatorie per ogni classe in luoghi specifici, al fine di trasmettere loro il senso di appartenenza allo Stato. Questi luoghi possono essere: il Parlamento italiano nelle sue due camere, l’Altare della Patria e/o altri sacrari importanti della Prima Guerra Mondiale, il Museo Nazionale del Risorgimento di Torino ecc.
Tutto ciò è fondamentale se si vuole salvare i giovani dal pensiero unico liberale che fa vedere loro lo Stato come un mostro che li ostacola, invece che un genitore che li alleva.
Viva la Repubblica Sovrana!
Sarebbe fondamentale, letteralmente.