Apologia del debito pubblico
di STEFANO D’ANDREA
DEBITO PUBBLICO: SIETE STUPIDI O SIETE STATI INDOTTRINATI (STUPIDITI)?
Voi che da 30 anni credete che il problema sia il debito pubblico e non vi siete mai chiesti:
a) perché il debito privato non è un problema?
b) perché TV, Corriere della Sera, la Repubblica e il Sole 24 Ore non dedicano al debito privato lo stesso spazio che dedicano al debito pubblico?
c) perché i Trattati europei non prevedono vincoli al debito privato e anzi lo promuovono?
d) perché il debito pubblico sarebbe un problema maggiore del debito privato dei cittadini considerato complessivamente?
e) può un sistema economico (capitalista ma in realtà anche socialista) crescere senza l’aumento del debito privato o del debito pubblico?
f) è preferibile che cresca il debito pubblico o il debito privato, in considerazione dei beni e dei servizi che il debito serve a produrre?
Voi che non vi siete mai posti queste e simili domande, siete stupidi o semplicemente siete stati indottrinati e quindi stupiditi?
IDEOLOGIA DEL DEBITO PUBBLICO E DEL DEBITO PRIVATO
La lotta ideologica contro il debito pubblico serve:
a) a far acquisire, a basso prezzo, beni pubblici al capitale privato;
b) a far acquisire imprese pubbliche al grande capitale;
c) a liberare spazi, occupati da imprese pubbliche, alle imprese private;
d) ad evitare che le imprese pubbliche, grazie ai fondi di dotazione e alla garanzia statale, siano più efficaci di quelle private;
e) a togliere allo Stato il controllo sui tassi di interesse dell’indebitamento pubblico e sul tasso di sconto;
f) a promuovere il debito privato.
La mancanza di lotta ideologica contro il debito privato e anzi la promozione ideologica del debito privato serve:
a) a promuovere la rendita finanziaria;
b) a nascondere agli indebitati la rilevanza della caduta dei salari e dei redditi da lavoro autonomo;
c) a far acquistare agli abbienti i beni dei debitori insolventi;
d) a generare uomini ridotti a larve.
PAREGGIO DI BILANCIO
Ipotizziamo che sia fondato l’assurdo e demenziale parallelismo tra Stato, da un lato, e famiglie e imprese dall’altro.
Perché, secondo voi, il pareggio di bilancio non lo impongono anche alle aziende private, costringendole a fare acquisti, nell’anno solare, soltanto con il denaro incassato?
Quante aziende sopravviverebbero? Stranamente gli idiotizzati che considerano lo Stato come una impresa e una famiglia non si rendono conto che, seppure fosse fondato l’assurdo parallelismo, il pareggio di bilancio per lo Stato sarebbe comunque un’assurdità, perché lo è anche per le aziende.
RAPPORTO DEBITO/PIL
Quanto al rapporto debito/pil, che dovrebbe scendere al 60% e che, secondo alcuni, giunto al 132% sarebbe altissimo, vorrei far presente che per una famiglia che ha 30.000 euro di reddito netto l’anno, il 132% di debito sul reddito equivale a un debito di circa 40.000,00 euro.
Non mi è chiaro per quale ragione, sempre accettando l’assurdo e demenziale parallelismo tra famiglie o imprese da un lato, e Stato dall’altro, una famiglia con reddito di 30.000,00 euro possa contrarre un mutuo immobiliare di 120.000,00 euro, ossia pari al 400% del reddito, mentre uno Stato potrebbe indebitarsi soltanto del 60% del PIL.
Lo capite che sono 30 anni che ci prendono per i fondelli, come se fossimo dei deficienti incapaci di intendere e di volere?
IL DEBITO PUBBLICO DEL REGNO UNITO IN 315 ANNI È STATO MEDIAMENTE DEL 99,5%
Secondo Bank of England, il rapporto debito/PIL del Regno Unito in 315 anni, è stato mediamente del 99,5%.
Se poi consideriamo gli anni 1910-1970 il rapporto, a giudicare dal grafico fornito, è stato (a occhio e croce) mediamente del 170% e comunque certamente superiore al 150%.
Questi dati, da soli, consentono a qualunque persona non idiotizzata, di comprendere che vincoli sul debito pubblico (regola del 60% e vincoli nei deficit), che hanno soltanto gli Stati europei, hanno l’unica funzione di rendere possibile la disfunzionale e ingiusta unione monetaria a favore della Germania, quindi non soltanto non tutelano ma non hanno nemmeno la pretesa di tutelare interessi nazionali degli Stati europei (esclusa la Germania e forse alcuni satelliti).
Tutta l’angoscia per l’eccesso di debito pubblico propagandata alla nostra generazione è identica alla paura dell’anno mille (per come ce l’hanno a lungo raccontata, perché gli storici contemporanei tendono a credere che la paura per l’anno mille sia stata una “invenzione” degli storici dell’ottocento).
La nostra epoca sarà ricordata dagli storici futuri come l’epoca dell’inganno collettivo circa i pretesi effetti negativi dell’“eccesso” di debito pubblico.
I TITOLI DEL DEBITO PUBBLICO DETENUTI DALLA BANCA CENTRALE SONO DENARO DELLO STATO (non debito ma denaro)
Quando una banca centrale acquista un titolo del debito pubblico del suo Stato, LA VERITÀ è che lo Stato non ha contratto alcun debito.
Lo Stato avrebbe potuto stampare moneta e darla a sé stesso. Invece è accaduto FORMALMENTE che la moneta l’ha stampata la banca centrale e l’ha prestata allo Stato. Ma vediamo LA VERITÀ che sta dietro questa forma.
Per scoprire la verità si deve tener conto:
a) che gli Stati o non pagano interessi sui titoli acquistati dalle banche centrali oppure, come accade in Italia, pagano interessi alla banca d’Italia ma questi interessi assieme a tutti gli altri redditi da interesse delle banca centrale (detratte le spese necessarie alla gestione dell’istituto) vengono ristornati allo Stato;
b) che le banche centrali generalmente non vendono i titoli del debito pubblico, ma se li tengono per sempre in pancia, così dimostrando che il “prestito” è in realtà un regalo, ossia una stampa di moneta da parte dello Stato e che il debito non è debito;
c) che se le banche centrali vendessero i titoli, una norma dello Stato può o potrebbe stabilire che la banca centrale non ha “prestato” i soldi a se stessa quando ha acquistato i titoli del debito pubblico (e dunque non deve annullare i soldi incassati) ma li ha regalati a se stessa (ha stampato denaro), sicché i soldi ricavati dalla vendita dei titoli sul mercato vanno a formare un utile corrispondente al valore dei titoli, il quale sarà ristornato allo Stato;
d) che se la banca centrale non rinnovasse i titoli alla scadenza, lo Stato è vero che dovrebbe dare all’istituto di emissione denaro corrispondente al valore dei titoli, ma quel denaro a fine anno tornerebbe allo stato sotto forma di utili.
Quindi, come la si metta si metta, la parte di debito pubblico detenuto dalla banca centrale (quasi il 50% in Giappone) non è debito dello Stato nemmeno in senso lato o particolare o speciale. Sono soldi dello Stato.
Su altre specie di “debito pubblico” tornerò in altra occasione.
Intanto dal 2000 abbiamo regalato all’Europa questa montagna di euro:
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