Suicidi e azioni irrazionali caratterizzano i passaggi da una fase politica ad un’altra
di STEFANO D’ANDREA
Nei periodi politicamente tumultuosi, come quello che stiamo vivendo, nei quali ad una fase politica se ne va sostituendo un’altra, l’azione degli agenti politici è irrazionale. Le forze vecchie sono come pugili suonati, incapaci di quella riflessione strategica e opportunistica che le ha caratterizzate in passato e le forze nuove, spinte dal vento, nella certezza di aumentare le posizioni di potere, non agiscono con razionalità, bensì con istinto ed emotività. Questa mi sembra l’unica chiave di lettura per comprendere una serie di scelte compiute dagli agenti politici nei tre mesi successivi alle elezioni.
Il partito democratico, non accettando la proposta di governo ad esso rivolta inizialmente dal M5S, ha dimostrato di non aver compreso che si era entrati in una fase politica nuova, e si è suicidato. L’unica possibilità di resistere e rinnovarsi era di accettare un governo con il M5S ed entrare al governo nella nuova fase.
Forza Italia, sperando nella reiterazione dell’alleanza-non alleanza con la Lega – alleanza che, alle prossime elezioni, o non ci sarà nemmeno come alleanza meramente elettorale, o sarà una non alleanza (una alleanza soltanto elettorale) – e non avendo capito che ormai può sopravvivere, eventualmente, soltanto in altra forma, che chiamerei macroniana per semplificare, non ha annunciato la fiducia a Cottarelli e si sta suicidando.
Mattarella, avendo voluto impedire ciò che non può essere impedito ma soltanto ritardato, ossia un governo che affrontasse con serietà la questione delle disfunzionalità generate dai trattati europei, e avendo sperato vanamente che una campagna elettorale tra euristi e antieuristi possa migliorare la situazone parlamentare delle forze euriste, si è suicidato moralmente agli occhi degli italiani, senza ottenere risultati di rilievo, se non una RAI eurista (vantaggio però derivato non dalla scelta suicida ma da un errore di Di Maio e Salvini).
Di Maio e Salvini, avendo preferito andare al voto immediatamente, anziché accettare a tempo determinato il diktat di Mattarella, al fine di occupare la RAI, tramite la nomina da parte del ministro dell’Economia, di due consiglieri di amministrazione (che si sarebbero aggiunti ai 4 che M5S e LEGA potranno indicare in Parlamento), per poi porre fine, a loro piacimento, all’esperienza del “Governo condizionato dal presidente” – e ferma restando la reazione al comportamento illegittimo del Presidente della Repubblica -, hanno rinunciato ad un vantaggio certo e importantissimo, senza aver avuto alcun compenso.
Commenti recenti