Sul logos

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  1. stefano.dandrea ha detto:

    I due significati di logos mi sembrano correlati, perché discorrere e ragionare significano collegare. Colui che ragiona collega causa ed effetto; genere e specie; e così via.

    Tu parli di una verità che sta al di là della realtà. La realtà noi la costruiamo, sia materialmente, sia attraverso il logos. Anzi attraverso un infinito processo circolare di pensiero e di azioni. La realtà è artificiale; è costruita dall'uomo; e non esisterebbe senza l'uomo – senza l'uomo la natura sarebbe un immane deserto, ha detto qualcuno.

    Che cosa è questa verità che sta al di là della realtà? Che cosa è la "lieve fede nel nulla?. E' altro che una condizione di allontanamento dalla realtà? E' altro da una scelta di estraniamento? E' altro dalla scelta dell'eremita? E' una scelta di una verità contro la realtà o è una semplice scelta di negazione della realtà? 

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Allego il commento che Tino mi ha inviato via email, scritto in risposta all'interrogativo che ponevo

    "Caro Stefano

    Cerco di seguire il tuo ragionamento : è evidente che i due significati della parola “logos” sono correlati; ma mentre il significato relativo  al discorrere e ragionare è assodato e totalmente acquisito, quello che mi sembra precedere il discorrere e ragionare, no.

    Per risalire a quest’ultimo significato occorre poter considerare le cose indipendenti da noi. Ma questa considerazione forse è accessibile solo per via “mistica” ( ma attenzione : la mistica per alcuni è la massima espressione della “ragione”; di una ragione però depurata , per quanto è possibile, dall’interesse dell’uomo).

    E’ vero poi che la realtà la costruiamo noi : per Protagora era l’uomo che misurava la realtà; per Platone l’unità di misura del reale era il divino.  Chi aveva ragione ?

    Bisogna essere molto attenti a non fare confusione tra il materiale e il reale. La gioia e il dolore non sono tangibili, ma chi potrebbe dire che sono irreali ‘

    Non si tratta di toccare una “verità che sta al di là della realtà”; ma si tratta – forse – di non dimenticare la realtà che sta oltre il visibile. Noi siamo quello che siamo e anche quello che non siamo; e forse quello che non siamo vale più di quello che siamo.

    La “lieve fede nel nulla” è forse un poco il superamento del timore della morte. A quanta verità rinunciamo per timore della morte. A quante viltà, menzogne, ipocrisie diamo il nome di “valori”, solo perché fanno vivere meglio l’animale in noi ! Più ci liberiamo dell’antropomorfismo, più ci avviciniamo al “nulla”. Ma questo “nulla” può essere più pieno del pieno dell’uomo.

    a presto"

    Tino
     

  3. Tonguessy ha detto:

    L'articolo inizia con tesi non dimostrabili (la Natura e Dio vedono le Cose separate) per finire con una dichiarazione assoluta: " L’uomo è perciò essenzialmente un animale “logico”, capace cioè di mettere in relazione cose che in natura sarebbero separate."

    Chiaramente, partendo da premesse sbagliate non si può che giungere a conclusioni sballate.
    Occorre innanzitutto chiarire che NESSUNO è in  grado di chiarire cosa "pensino" Natura e Dei. Ammesso che esistano. Quali interessi abbiano e quali scopi perseguano va ben oltre il piano razionale che l'articolo tenta di abbozzare, e sfido chiunque a dimostrare che tali scopi e interessi esistano tout-court.
    Nell'eventualità sono disposto a tirare fuori l'arma segreta della patafisica, su cui mi riprometto di scrivere qualcosa.
    Quindi, dato che non esiste prova alcuna che "in Natura le Cose sono separate" non ha senso parlare di Logos come sistema relazionale riferito alla Natura.
    Sarebbe molto meglio riferire il Logos all'attività umana, lasciando da parte Dei e Natura, e cominciare a ragionare sui motivi per cui crediamo necessario tirare  in ballo entità metafisiche quando tutta la questione rimane nell'alveo della Cultura, ovvero della percezione di Sè e del Reale.
    Abbiamo necessità di comunicare. Forse non è sempre stato così, ma adesso le cose stanno proprio così. Questo è il punto di partenza. Non c'entrano Dei o Natura. Siamo NOI UMANI a percepire tale necessità, e per soddisfarla abbiamo creato il Logos, archetipo minimo senza il quale tutta l'impalcatura comunicativa crollerebbe.
    Apprezzo l'invito a non dimenticare la realtà che sta oltre il visibile.
    Viceversa trovo imbarazzante l'affermazione secondo cui Noi siamo quello che siamo e anche quello che non siamo Parmenide avrebbe da reclamare che "ciò che è, è. Ciò che non è, non è", mettendo una seria ipoteca su tale schizofrenica affermazione.
    Io sono le mie relazioni, i miei affetti, la mia storia, le mie conquiste e le mie sconfitte. Tutto ciò sono IO, e non riconosco NULLA al di fuori di ciò.

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