Dai mari al ciberspazio, gli Usa ovunque contro la Cina
di LIMES (di Giorgio Cuscito)
BOLLETTINO IMPERIALE Washington ostacola Pechino su tutti i fronti. Novembre sarà un mese decisivo per il futuro della competizione sino-statunitense.
Le relazioni tra Cina e Usa sono gelide. Le recenti dichiarazioni contro Pechino del presidente statunitense Donald Trump, quelle del suo vice Mike Pence e il poco cordiale scambio di vedute tra il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi sono la diretta conseguenza della pressione esercitata da Washington contro la Repubblica Popolare.
Gli Stati Uniti incalzano la seconda potenza al mondo su più fronti, inclusi economia, difesa, diritti umani, cibersicurezza, Taiwan e Mar Cinese Meridionale. Pechino dal canto suo ha compreso che l’obiettivo di Washington non è solo ridurre il deficit commerciale verso la Repubblica Popolare, ma contenerne l’ascesa sul piano tecnologico e militare nel lungo periodo.
In sostanza, le relazioni sino-statunitensi sono diventate più marcatamente competitive e alcuni eventi previsti nei prossimi mesi potrebbero incidere in maniera essenziale sul loro sviluppo.
Non pare casuale la sincronia temporale tra la divulgazione del sopramenzionato documento e la pubblicazione da parte di Bloomberg di un reportage sullo spionaggio cinese. Secondo l’inchiesta, l’intelligence militare della Repubblica Popolare avrebbe innestato dei chip grandi come un chicco di riso su equipaggiamenti venduti dalla compagnia Supermicro a trenta enti statunitensi. Tra questi rientrano aziende che lavorano nella Difesa, la Cia, Amazon e Apple. Supermicro è basata in California ma la costruzione di questi equipaggiamenti è avvenuta in Cina.
L’attendibilità dell’articolo di Bloomberg è stata messa in dubbio. Supermicro, Amazon e Apple hanno smentito il suo contenuto. Quindi delle due l’una: la testata giornalistica si sbaglia (più probabile) oppure le aziende mentono, magari per non subire un danno d’immagine e non compromettere gli affari con la Cina. A prescindere da ciò, Washington si servirà della questione per aumentare i dubbi internazionali circa l’affidabilità di Pechino nel campo tecnologico. Questo processo del resto è già in atto. Nei mesi scorsi, Usa e Australia hanno negato a Huawei e Zte, colossi cinesi della telecomunicazione, la possibilità di sviluppare la rete 5g sul territorio nazionale.
Visti i progetti di lungo periodo della Casa Bianca, un compromesso commerciale potrebbe alleviare le tensioni tra le due potenze solo temporaneamente.
Il terzo sviluppo potrebbe riguardare l’uso geopolitico dei diritti umani. Il Congresso statunitense sta studiando possibili azioni in merito alla questione degli uiguri, minoranza musulmana che abita nella regione cinese del Xinjiang. Pechino ha respinto l’accusa secondo cui qui un milione di musulmani (soprattutto di etnia uigura) sarebbe stato rinchiuso in campi di rieducazione. La regione del Xinjiang ha introdotto delle nuove norme circa di “centri professionali” per arginare il jihadismo, ma ciò tuttavia non regolarizza i sopramenzionati campi.
Washington potrebbe puntare i fari anche sul caso di Meng Hongwei, presidente dell’Interpol costretto alle dimissioni e indagato per corruzione in Cina. Con l’arresto di Meng, che era anche viceministro della Pubblica sicurezza, Xi Jinping ha fatto capire che nessuno è immune alla sua campagna anticorruzione e che mantenere il controllo del Partito comunista è prioritario rispetto agli interessi internazionali cinesi. Pechino potrebbe respingere le critiche esogene, considerate inammissibili sulle questioni di politica interna.
Il quarto sviluppo concerne la Corea del Nord. Sia Xi sia Trump potrebbero incontrare a breve Kim Jong-un per discutere del processo di denuclearizzazione e della possibile apertura del paese eremita al resto del mondo. Pechino e Washington sono consapevoli che difficilmente P’yongyang rinuncerà al proprio arsenale atomico. Grazie al suo rapido sviluppo, Kim è riuscito a dialogare con entrambe da una posizione più vantaggiosa rispetto al passato.
L’alleanza sino-coreana non è più salda come un tempo, ma la Cina non intende permettere agli Usa di attirare la Corea del Nord nella propria sfera d’influenza. Ciò significherebbe scorgere i soldati statunitensi al di là del confine sino-coreano. Il dossier nucleare potrebbe essere utilizzato nuovamente da entrambe le potenze come leva negoziale nel loro più ampio confronto.
FONTE: http://www.limesonline.com/rubrica/cyber-spionaggio-usa-cina-apple-amazon-dazi-xi-trump-corea
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