Cosa succede quando si applicano alla lettera le teorie di Ayn Rand?
di DENISE CUMMINS
Traduzione a cura di Leone Calza (FSI Avellino)
“Ayn Rand è la mia eroina,” un altro studente mi confessa durante i colloqui in ufficio. “I suoi scritti mi hanno liberato. Mi hanno insegnato a contare solo su me stesso.”
Osservando il volto giovane e pulito dall’altra parte della scrivania, mi sorprendo a domandarmi perché la popolarità di Ayn Rand tra i giovani continui ad aumentare. Trent’anni dopo la sua morte, le vendite annuali dei suoi libri sono nell’ordine delle centinaia di migliaia – e sono triplicate dopo la crisi del 2008. Tra i suoi seguaci ci sono personaggi famosi e assai influenti, come Brad Pitt ed Eva Mendes, e politici come l’attuale Presidente della Camera Paul Ryan e il candidato repubblicano alle presidenziali Ted Cruz.
Il centro del pensiero della Rand — tema comune ai suoi romanzi — è che l’interesse personale, perseguito senza restrizioni, è cosa buona, mentre l’altruismo è distruttivo. Questo, pensava, è la massima espressione della natura umana, il principio guida su cui bisognerebbe basare la propria condotta di vita. Nel saggio “Capitalism: The Unknown Ideal,” la Rand si esprime così:
Il collettivismo è il fondamento tribale dei selvaggi delle epoche primitive i quali, incapaci di concepire l’esistenza di diritti individuali, vedevano nella tribù un supremo e onnipotente sovrano, che possiede le vite dei suoi membri e può sacrificarle in qualunque momento.
Secondo questa logica, i controlli di tipo religioso e politico che ostacolano gli individui dal perseguire il proprio interesse, vanno rimossi. (Forse vale la pena sottolineare che nelle prime pagine del romanzo “La fonte meravigliosa” c’è uno stupro che vede coinvolti i protagonisti, scena in cui si dice che “lei lottò come un animale”).
Il problema della filosofia oggettivista della Rand è il semplice fatto che gli uomini manifestano la tendenza a cooperare e a prendersi cura del prossimo, come ben sanno gli antropologi che studiano le società primitive. Queste “tendenze prosociali” erano problematiche per la Rand, perché siffatti comportamenti ovviamente attenuano l’egoismo e quindi non se ne giustifica l’esistenza. La Rand risolse la contraddizione affermando che gli uomini alla nascita sono come lavagne vuote (come parecchi suoi contemporanei credevano) e che le tendenze prosociali, in particolare l’altruismo, sono “malattie” imposte dalla società, insidiose falsità che ci conducono a tradire la realtà biologica. Ad esempio, nel suo diario, alla data del 9 maggio 1934, la Rand medita:
Ad esempio, a proposito di istinto sociale — ma poi ci interessa se sia esistito nelle epoche primitive? Supponiamo che un tempo gli uomini nascessero con tendenze sociali (e già questo sarebbe tutto da dimostrare) — questo significa che debbano per forza rimanere così? Se l’uomo inizia la sua parabola come animale sociale — il progresso e la civiltà non vanno nella direzione di farne un individuo? Non è forse questo l’unico progresso possibile? Se gli uomini come gruppo sono i supremi tra gli animali, non è l’uomo singolo il passo successivo?
L’eroe del suo romanzo più popolare, La rivolta di Atlante, incarna questo “supremo tra gli animali”: John Galt è uno spietato capitano d’industria che combatte contro le soffocanti regolamentazioni governative che ostacolano i commerci e i profitti. Insieme ad altri industriali ribelli, chiude la produzione nelle fabbriche, e così mette in ginocchio l’economia mondiale. “Voi avete bisogno di noi più di quanto noi ne abbiamo di voi” è il loro messaggio.
Per molti lettori della Rand, un pensiero di estrema fiducia in se stessi volto alla massimizzazione dell’interesse personale sembra una versione idealizzata degli ideali americani: libertà dalla tirannide, duro lavoro e individualismo. E la promessa di un mondo migliore, sempre che a ciascuno sia permesso di perseguire il proprio interesse senza preoccuparsi delle conseguenze delle proprie azioni sugli altri, a loro volta impegnati nel perseguimento del proprio interesse.
La teoria economica moderna è basata esattamente su questi principi. Un agente economico è definito razionale quando persegue il proprio interesse. Un mercato è un insieme di agenti razionali, ognuno dei quali persegue il proprio interesse. La giustizia non ha niente a che fare con tutto ciò. In un recente episodio di Planet Money, David Blanchflower, professore di economia a Dartmouth ed ex membro della banca centrale inglese, si è messo a ridere di gusto quando uno degli ospiti gli ha chiesto, “Questo è giusto?”
“L’economia non c’entra nulla con la giustizia,” è stata la risposta. “Non intendo continuare questo discorso.”
Gli economisti trovano a volte allarmanti a volte comici i dati di studi ed esperimenti che mostrano che le persone non si comportano secondo i principi della scelta razionale. Noi siamo di gran lunga più inclini a cooperare e a fidarci di quanto previsto dalla teoria, e reagiamo con forza quando gli altri si comportano da egoisti. Infatti, siamo disposti a pagare una penale per poter sanzionare coloro che infrangono le tacite regole di correttezza nelle transazioni economiche.
A questo punto, cosa accadrebbe se ci comportassimo secondo il pensiero “oggettivista” della Rand? Quali le conseguenze se ci permettessimo di non curarci di altro che del nostro interesse?
Nel 2008, l’amministratore delegato di Sears, Eddie Lampert, decise di ristrutturare la compagnia secondo i principi della Rand.
Lampert frazionò la compagnia in 30 singole unità, ciascuna con il proprio management e soggetta a valutazioni separate di profitti e perdite. L’idea era di promuovere la competizione tra le diverse unità e questo, secondo Lampert, avrebbe portato maggiori profitti. Invece, come descritto da Mina Kimes, reporter di Bloomberg Business, le cose andarono diversamente:
Esplicito sostenitore del libero mercato e ammiratore della scrittrice Ayn Rand, Lampert diede vita a questo modello di impresa perché prevedeva che la mano invisibile del mercato avrebbe condotto a migliori risultati. Se i dirigenti della compagnia fossero stati istruiti ad agire in modo egoisticamente competitivo, sosteneva, avrebbero guidato le rispettive divisioni in modo razionale, e questo avrebbe dato una potente spinta alle performance di tutto il gruppo.
Al contrario, le singole divisioni si volsero a competere l’una contro l’altra — e Sears and Kmart, i marchi di tutto il gruppo, ne risentirono negativamente. Le interviste con più di 40 ex alti dirigenti, molti dei quali occuparono posizioni di altissimo livello, descrivono un business travagliato da lotte intestine, con divisioni che si contendono accanitamente risultati finanziari sempre più magri.
Nel 2013 un articolo di Lynn Stuart Parramore su Salon fornì un’istantanea di questo fallimento:
Era pazzesco. I dirigenti cominciarono a indebolire le altre unità del gruppo perché sapevano che sarebbero stati premiati in base ai soli risultati economici della propria divisione. Cominciarono a concentrarsi esclusivamente sulla propria performance economica a scapito dei marchi del gruppo. Un’unità, Kenmore, cominciò a vendere prodotti di altre compagnie e li propose alla clientela in modo più persuasivo di quanto facesse con quelli della stessa Sears. Le singole unità si disputavano gli spazi pubblicitari…non erano più incentivate a fare sforzi, tipo sconti, per attrarre clienti nei punti vendita.
Sears divenne così un triste posto dove lavorare, pieno di rumorose lotte fratricide. I dipendenti, dediti unicamente al successo economico della propria divisione, cessarono di sentirsi parte del gruppo e di nutrire interesse nella sua sopravvivenza.
Sappiamo tutti com’è andata a finire: le quotazioni della Sears crollarono, e sembra che la compagnia vada verso la bancarotta. La morale della storia, nelle parole di Lynn Stuart Parramore, si potrebbe riassumere così:
Ciò che Lampert non riuscì a vedere è che gli uomini in realtà hanno una naturale inclinazione a lavorare a vantaggio di una comune organizzazione. Essi amano collaborare e spesso lavorano in maniera più produttiva quando hanno obiettivi condivisi. Togliete di mezzo tutto questo e avrete creato una compagnia che si autodistruggerà.
Un esempio dall’Honduras
Nel 2009, l’Honduras sperimentò un colpo di stato, quando le forze armate espulsero l’allora presidente Manuel Zelaya per ordine della Corte suprema del Paese. Ciò che accadde in seguito è stato brevemente riassunto dall’avvocato onduregno Oscar Cruz:
Il golpe del 2009 scatenò la voracità dei gruppi che detenevano il potere reale in questo paese. Presero in mano le redini di tutto. Per cominciare, riformarono la Costituzione e molte leggi — l’istituzione delle the ZEDE ebbe luogo in questo contesto — e trasformarono la Costituzione in uno strumento per arricchirsi.
Come parte di questo processo, nel 2013 il governo fece approvare una legge che creava le ZEDE (zone autonome di libero commercio), cioè aree governate dalle compagnie industriali e non dalle autorità pubbliche del Paese. Quale fu l’effetto di queste trasformazioni? Lo scrittore Edwin Lyngar lasciò un resoconto della vacanza che fece in Honduras nel 2015, un’esperienza che lo cambiò da sostenitore a demistificatore delle tesi di Ayn Rand. Queste le sue parole:
Gli esempi più fulgidi del libertarismo in azione sono le centinaia di uomini, donne e bambini che si possono vedere lungo tutte le strade dell’Honduras. Il governo non fa manutenzione alle strade, così questi disperati si improvvisano imprenditori e riempiono le buche con palate di terra o detriti. Quindi si piazzano accanto alle buche che hanno tappato alla bell’e meglio e stendono la mano sperando nella generosità degli automobilisti di passaggio. Ecco in cosa consiste il sogno inconfessabile dei privatizzatori.
Queste le condizioni di vita:
Sulla terraferma, ci sono due tipi di quartieri, distese di catapecchie a perdita d’occhio e quartieri della classe media in cui ogni edificio è una cittadella a sé stante. A San Pedro Sula, la maggior parte dei palazzi è circondata da alte mura di pietra sormontate da reticolati o recinti elettrificati. Mentre camminavo accanto a queste specie di castelli fortificati, non potevo far altro che pensare che questa città sarebbe stata sicura anche in caso di un’invasione di zombie.
Senza sforzi collettivi, progetti infrastrutturali di largo respiro, come costruzione e manutenzione di strade, restano al palo. Un residente nella zona “indicò un luogo adatto per realizzare un nuovo aeroporto che sarebbe potuto essere il più grande del Centro America, se solo si fosse costruito, ma il settore privato non ci vedeva l’affare.”
Un giro in una pizzeria locale:
Entrammo attraverso un cancello e incrociammo un uomo che sopra i pantaloni portava disordinatamente un cinturone con la pistola. Benvenuti nel paradiso libertario di Ayn Rand, dove gustare una pizza alla diavola richiede la presenza di una guardia armata.
Ecco l’inevitabile risultato di interessi egoistici lasciati senza limiti in mercati privi di regole.
Eppure i devoti di Ayn Rand argomentano che gli interessi egoistici senza regole rappresentano il modello americano, che l’interferenza del governo soffoca l’iniziativa individuale e il libero commercio. Qualcuno si potrebbe domandare se costoro approverebbero l’idea di eliminare tutti gli arbitri e i giudici dalle competizioni sportive. Cosa diventerebbero le arti marziali, il football o il rugby senza questi rompiscatole di arbitri che ad ogni minuto si mettono in mezzo alla competizione?
Forse un altro modo di guardare alla questione sarebbe di chiedersi come mai la nostra è l’unica specie di ominidi che ancora esiste sulla Terra, nonostante ce ne siano state molte altre durante la nostra evoluzione. Una spiegazione potrebbe essere che noi eravamo più intelligenti, più spietati e più competitivi di quelli che si sono estinti. Ma gli studi di archeologia e antropologia raccontano un’altra storia. La nostra sopravvivenza come specie è dovuta alla cooperazione, e gli uomini eccellono proprio negli sforzi cooperativi. Piuttosto che accumulare conoscenze, abilità e merci come noi facciamo, gli uomini primitivi li scambiavano liberamente attraverso gruppi dalla comune cultura.
Quando ci comportiamo in modi che infrangono gli assiomi della scelta razionale, non vuol dire che siamo impazziti. Stiamo soltanto dando ai ricercatori l’occasione di cogliere al volo le tendenze prosociali che hanno permesso alla nostra specie di sopravvivere e prosperare… ora come allora.
Nota dell’editore: questo post è stato aggiornato per correggere la precedente affermazione che la Sears era già fallita. Questo affinché si chiarisse che le vendite al dettaglio sembrano andare verso la bancarotta, dato che il fatturato e le quotazioni della compagnia vanno a picco.
Articolo originale: https://www.pbs.org/newshour/economy/column-this-is-what-happens-when-you- take-ayn-rand-seriously
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