Le sanzioni, l’Unione Europea e la post-democrazia italiana
di STEFANO D’ANDREA
Avrete tutti notato come in Italia, nel Parlamento, nelle Direzioni dei Partiti, sui quotidiani vi sia stato un grande dibattito sulle sanzioni. Le assumiamo o no? E se le assumiamo, quali sanzioni (atti di guerra economica) deliberiamo? Ci saranno conseguenze giuridiche ed economiche se le sanzioni che decideremo saranno atti illeciti di diritto internazionale? Quali saranno le contro-sanzioni che prenderà la Russia? L’insieme delle sanzioni e delle contro-sanzioni ci danneggerà? O ci avvantaggerà?
Ero ironico. In realtà il dibattito non c’è stato. Né nelle Direzioni dei partiti (che sono soltanto uno scenario, una parvenza di partiti, che in realtà non ci sono), né sui quotidiani né in TV né in Parlamento. Ciò è accaduto, sembrerebbe, perché la competenza a deliberare sanzioni non spetta all’Italia ma all’Unione Europea. Le sanzioni sono state assunti mediante Regolamenti europei. Tuttavia, i partiti di governo dovrebbero pur aver discusso su quali e quante sanzioni e su quali sarebbero state le contro-sanzioni e quindi sulla scelta più conveniente o almeno meno sconveniente per l’interesse nazionale. E di quel dibattito doveva esservi traccia sulle TV e sulla carta stampata. Invece nessuno conosce i ragionamenti, le previsioni e le valutazioni che sono state fatte.
Fatte evidentemente non dai partiti di governo ma, al più, da qualche membro del Governo. Dai Signori. Inoltre nessuno sa niente del dibattito che è avvenuto al livello europeo: quali erano le ipotesi, quali le previsioni, quali le valutazioni? La decisione è stata presa all’unanimità? A maggioranza qualificata? Qual è la regola in questa materia?
Sorge poi un secondo profilo critico. Sono legittime le sanzioni, alla stregua del diritto europeo? Su quale base giuridica (quale norma dei Trattati) sono state assunte? Quanti italiani sanno rispondere in questo momento alla domanda? Quanti giuristi hanno affrontato il problema (che eventualmente si risolve agevolmente nel senso della legittimità) e sono intervenuti sul punto con articoli pubblicati sui quotidiani o almeno con comparsate in TV? A quali giuristi, studiosi del diritto dell’Unione Europea, il Governo ha chiesto un parere? Infine, la procedura legislativa adottata richiede almeno l’intervento del Parlamento Europeo? Quale cittadino che si interessa di politica e che, ingenuamente, crede che l’Italia sia ancora una democrazia, sa se, in forza dei Trattati europei, è intervenuto o doveva intervenire il Parlamento europeo?
Niente di niente, perché non soltanto nell’Unione Europea le decisioni sono assunte lontano dall’Italia e quindi vengono prese senza che gli italiani ne discutano (così, tuttavia, non maturiamo e cresciamo ma regrediamo, deve ammettere anche il più fanatico degli europeisti; e dopo decenni di regresso, si spiega agevolmente perché siamo così stupidi); non soltanto i Trattati europei sono ignoti e ignorati (a differenza della Costituzione) dai giuristi (salvo, forse, i comunitaristi), dai giornalisti, dai politici italiani, e dai cittadini che si interessano di politica; ma il problema della legalità delle decisioni assunte dai vertici autocratici delle ex democrazie (post-democrazie) europee, non è sentito da nessuno.
Non a caso, abbiamo applicato per 20 anni un patto di stabilità che era in contrasto con i Trattati. Davvero non riesco a capire come un cittadino che si dica democratico possa non essere antieuropeista. O meglio, non riuscirei a capire, se non fosse ormai chiaro che a forza di non dibattere e di credere, quindi dopo decenni in cui è stato evitato il pensiero, la maggior parte di noi è ormai stupida.
Spiegavo la mia ignoranza sui temi dell’odierano editoriale con il mio stato di cittadino che non si occupa o si occupa troppo poco di politica, mi rendo conto invece che è ignoranza condivisa, perché imposta dall’oligarchia imperante.
Sarebbe auspicabile una valanga di commenti a conferma ed apprezzamento di questo editoriale, non per il conforto del prof.D’Andrea che non ne ha bisogno, ma per me e per tutti coloro che lo seguono. Ci siamo? e siamo tanti?