Fantastilioni

Potrebbero interessarti anche...

Nessuna risposta

  1. Eugenio Orso ha detto:

    La quantizzazione di tutto, anche del non quantizzabile, e la riduzione di ogni aspetto della vita in unità di conto monetarie caratterizza il capitalismo.
    La computisteria è nata prima del capitalismo per opera della borghesia, che ancora non era classe dominante, ma una classe-cuscinetto fra l’aristocrazia e il popolo.
    Nel mondo antico, il calcolo esatto si può dire che non esisteva, perché non si applicava diffusamente, e culturalmente non aveva molto senso.
    Con il Nuovo Capitalismo del terzo millennio la quantizzazione, dalla quale scaturiscono i bilioni, i triliardi e i “fantastilioni” (espressione che mi ricorda un po’ Zio Paperone … ma credo che non sia un caso) che dovrebbero misurare i grandi capitali in movimento che causano la desertificazione del mondo, e i debiti degli stati sottomessi, è una potente arma nelle mani dei dominanti globalisti, perché si tende a quantizzare, e quindi a misurare monetariamente, ogni aspetto dell’esistenza.
    La “gente comune” non deve comprendere, ma soltanto sottostare.
    Se quei grandi numeri, non alla portata dell’uomo della strada (che spesso neppure li comprende), non hanno senso al di fuori di un certo alveo (nell’articolo, quello scientifico e quello commerciale), non possiamo dimenticare che il Nuovo Capitalismo è caratterizzato dalla totale ed indiscussa superiorità della finanza e dell’economia sulla politica, sulla regione, sull’etica e su ogni altra cosa, e quindi i numeri enormi, e per i più incomprensibili, relativi alle dimensioni economico-finanziarie e a quelle dei debiti cumulati forzatamente dagli stati, possono trovare un senso soltanto nelle logiche autoreferenti che reggono il modo storico di produzione dominante.
    Interessante il riferimento alla difficoltà di coniugare quantità e qualità, che ci riporta per qualche verso, volendo dirlo in termini marxiani, alla dicotomia valore di scambio e valore d’uso.
    La quantizzazione di ogni aspetto dell’esistenza, del resto, non può che ignorare gli aspetti qualitativi, così come l’utilità che un bene ha per noi può essere (ed anzi, sicuramente lo sarà) non comparabile con l’utilità che ha per gli altri soggetti, mentre la comparazione diventa possibile considerando il valore di scambio della merce.
    Se si sposta l’angolo visuale fuori delle logiche e dagli immaginari capitalistici, tutto cambia.
    Qualità e “incomparabilità”/ non misurabilità possono riprendere il sopravvento ed avvicinare il mondo che ci sta intorno alla “misura d’uomo”, che vive in un tempo storico determinato.
    E’ questo un utile “esercizio” che è già stato fatto, quando dominava ancora quello che io chiamo il capitalismo del secondo millennio, ad esempio da Marcel Mauss con il suo Essai sur le don dei primi inizi del novecento (Forma e ragione dello scambio nelle società arcaiche), con il quale contrapponeva al capitalismo diffusore della merce culture e civiltà antiche di segno completamente diverso, già da tempo estinte o comunque per loro natura precapitalistiche, in cui lo scambio era rituale e la dannata quantizzazione di tutto (che è diventata così invasiva e totalizzante da creare l’inferno in terra) non esisteva, non essendo in quei contesti culturali neppure concepibile.
    Ci sarà un futuro contesto culturale in cui non si imporrà più la quantizzazione (monetaria, in particolare) di ogni aspetto dell’esistenza?
    Probabilmente sì, perché, anche se non ce ne accorgiamo, ed abbiamo un’impressione “da fine della storia” con disastro imminente, la storia è sempre in movimento e consentirà all’uomo di superare il più grande male che oggi lo affligge: il capitalismo.
    A quale prezzo, però, non possiamo ancora prevederlo.
     
    Saluti
     
    Eugenio Orso

  2. Tonguessy ha detto:

    Caro Eugenio,

    l'accumulo di capitali è un processo numerico. Che si tratti dei fantastilioni su cui ama tuffarsi Paperon de' Paperoni oppure i fantastilioni delle speculazioni finanziarie (che rappresentano 13 volte il PIL mondiale) poco importa. Se il PIL mondiale rappresenta il tutto, quei fantastilioni speculativi sono 13 volte il tutto.

    Una parte deviata di questa società (quella che siede ai vertici) ha fatto voto di astinenza nei confronti della sobrietà e di servitù nei confronti dell'accumulo. Un'altra parte non può fare voto alcuno, impegnata com'è a sopravvivere più che ad accumulare.

    In mezzo stanno coloro che hanno fatto voto, ma vedono la realizzazione dell'accumulo come una frustrazione, causa l'ineguale sviluppo ovvero la concentrazione e/o distribuzione dei capitali.

    E' quella classe media che da sempre fa la fortuna del capitale, perchè ne condivide lo spirito e ne sostiene i metodi. Che però sta sparendo. Sta sparendo perchè non riesce (tra i tanti altri motivi) a stare dietro alle fantasticherie del mondo sempre più virtuale della finanza che sta rinchiudendo noi tutti nelle cantine della percezione fallita. Cade così un vincolo sacro per il capitalismo: il sodalizio, fatto anche di ammiccamenti e intuizioni comuni, tra capitale e borghesia.

    Stanno destrutturando l'immaginario collettivo dell'era industriale, fatto di fatica e sudore per attraversare i secoli bui ed arrivare a pieno titolo alla Modernità (la freccia del Tempo cui faccio riferimento nell'articolo) per consegnarci il riassunto sbiadito di un'interpretazione virtuale.

     

    E' vero che la quantizzazione ha origini lontane, ma la sua valenza era stata in qualche modo stemperata dal duro contatto con la realtà. Oggi tale quantizzazione ha aspetti parossistici quali i già citati 13 PIL mondiali di transazioni finanziarie.

    Con tali inflazioni numeriche si perde il contatto con quella realtà fatta di qualità e quantità che eravamo abituati a conoscere. Non esiste più la corrispondenza biunivoca tra ciò che viene detto è ciò che può essere verificato. Si riallaccia qui il mio discorso sul ready-made, ovvero la capacità di sganciarsi temporalmente e storicamente dalle conseguenze dei propri pensieri che vivono così di vita propria.

    Siamo cioè esonerati, grazie all'intervento di stratosferiche virtualità, dal riprendere il filo conduttore che da sempre ha unito pensiero ed azione.

    Siamo tutti potenziali fantastilionari, basta volerlo. Ce l'ha confermato anche il broker Alessio Rastani  che vede in ogni recessione la possibilità di enormi guadagni.

    E' l'idea stessa di quantizzazione che viene amplificata all'ennesima potenza, per scoprire quanto inadeguata e criminale sia.

     

    T

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *