Protestare in piazza è un diritto, ma poi ci vuole la politica
di FIORELLA SUSY FOGLI (FSI Ferrara)
Vedo…
Elettori delusi dal governo in carica che si iscrivono con entusiasmo alla pagina FB dei Gilet Gialli Italiani anziché realizzare che l’unica via di uscita è contribuire a far nascere e crescere partiti popolari socialdemocratici costituzionalisti, formati da una classe dirigente preparata, che abbiano come obiettivo il recesso dai trattati UE.
Forse non è ancora ben chiaro che chi sta lavorando da decenni (per la verità da sempre) per aumentare i propri profitti e, di conseguenza, il proprio potere sottraendo dignità e diritti sociali alla maggior parte delle popolazioni ha deliberatamente portato all’esasperazione tale maggioranza , la quale, persa ogni fiducia nella politica, ripone nella manifestazione di piazza l’ultima speranza e che, alla minima concessione (che si rivelerà nel tempo insufficiente alla realizzazione di una vera e propria giustizia sociale) penserà di avere vinto.
Protestare in piazza è un diritto inalienabile, ma credo sia anche utile valutarne l’efficacia considerando la particolare situazione in cui ci troviamo. Per ora in Francia il risultato portato a casa è una moratoria degli aumenti (ed il costo è già di tre morti). D’accordo, non è finita qui. Ipotizzo il raggiungimento del massimo risultato: le dimissioni di Macron. Che verrà sostituito da….? Un generale? Nuove elezioni con vittoria (quasi scontata) della destra? Quella destra che vuole cambiare l’UE da dentro?
Beh, buona fortuna, mes amis.
Sono completamente d’accordo sul fatto che la protesta senza direzione non ci porterà da nessuna parte, ma nel stesso tempo credo che sarebbe sbagliato sottovalutare l’importanza di ciò che sta accadendo in Francia (e ora altrove in Europa). I Gilets Jaunes rappresentano le prime proteste di massa che si svolgono da decenni e sono un segno che i popoli cominciano ad affermare la loro agenzia – disposti a impegnarsi in una protesta militante contro le élite che li governano. In tutta Europa, le nostre democrazie rappresentative si sono rivelate nient’altro che una finzione e la gente sta scendendo in piazza per esprimere la propria rabbia e il proprio dissenso. Questo è nuovo e molto importante per quelli di noi che vogliono veramente cambiare il corso della storia. Detto questo, non c’è dubbio che per essere efficace, il dissenso deve essere organizzato e guidato politicamente. Senza una leadership e una visione politica, senza un programma politico in grado di dare coerenza politica alle proteste, unificando i gruppi disparati e mobilitando attorno a obiettivi comuni, le proteste dei gilet jaunes cambieranno molto poco. Sì, alcune piccole vittorie possono essere raggiunte, ma perché si verifichi un cambiamento veramente radicale, queste proteste richiedono obiettivi politici ben chiari. Dobbiamo anche essere pienamente consapevoli della brutalità con cui le nostre élite risponderanno al nostro dissenso. Il dissenso di noi cittadini deve essere militante ma anche ben organizato e disciplinato. Questo non è un gioco. Il dissenso è un’impresa seria e pericolosa. Sarebbe una tragedia se alla fine questi coraggiosi individui che scendevano in piazza in Francia e altrove avrebbero rischiato le loro vite per niente.