Osare fiducia e responsabilità
di Alessandro Bolzonello
Nel mio agire ho scelto di dare spazio alla fiducia.
Tale concetto si pone agli antipodi da tutto ciò che ruota attorno alla voce burocrazia, cioè all'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità. La burocrazia comporta un dispendio di energie di gestione e controllo: definire, organizzare, sistematizzare, processare, autorizzare, rendicontare.
La fiducia invece ha a che fare con la responsabilità personale, quindi è somma personalizzazione e, di conseguenza, somma semplificazione.
L'azione fiduciaria è strettamente connessa alla persona che la promuove, è inscindibile dalle sue qualità umane. Ecco comparire sulla scena valori e tratti del comportamento, ultimamente messi in disparte, quali onestà, generosità e coerenza, i soli abilitanti l'assunzione del rischio e il perseguimento del risultato, insomma capaci di trasformare l'intenzione in agito.
Ma non solo, osare fiducia e responsabilità connota un modello antropologico. Franco Bolelli evidenzia l'esistenza di due modelli antitetici: uno che percepisce il mutamento come minaccia ed uno come opportunità, uno che diffida di forza e coraggio ed uno che li abbraccia, uno che mette in guardia nei confronti delle passioni ed uno che non sa vivere senza, uno che afferma che 'era meglio prima' ed uno che ama nuotare nel 'qui ed ora'. Non è più il tempo di garantire e difendere l'esistente ma, piuttosto, di assumersi onere e onore di affrontare l'emergente.
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Non mi sembra che la fiducia si ponga "agli antipodi da tutto ciò che ruota attorno alla voce burocrazia, cioè all'organizzazione di persone e risorse destinate alla realizzazione di un fine collettivo secondo criteri di razionalità, imparzialità, impersonalità". Né è vero che "La burocrazia comporta un dispendio di energie di gestione e controllo: definire, organizzare, sistematizzare, processare, autorizzare, rendicontare".
Muovo dal secondo profilo. Esistono innumerevoli scopi non raggiungibili senza una organizzazione di persone e risorse: lo Stato, gli enti territoriali, i grandi partiti nazionali sono organizzazioni.Ma anche una federazione scacchistica nazionale o qualsiasi altra organizzazione di dimensioni notevoli o alla quale partecipano persone numerose e che non si conoscono implicano autorizzazioni, rendiconto, procedimenti. Direi che, come vogliamo uscire fuori da noi stessi e avere rapporti con gli altri, dobbiamo creare o partecipare ad associazioni o istituzioni o organizzazioni collettive burocratiche.
Nego dunque risolutamente che per ogni fine si ponga l'alternativa: burocrazia fiducia. Per la maggior parte dei fini collettivi, per la realizzazione dei fini generali o pubblici, la burocrazia è una necessità imprescindibile e la lotta ideologica contro la burocrazia una patologia grave o un maleficio pericioso da combattere senza esitazione.
In secondo luogo, anche dentro le necessarie, benefiche, benemerite organizzazioni che superano l'individuo, ossia dentro le istituzioni burocratiche, la fiducia è elemento essenziale, sia nei rapporti tra membri dell'istituzione, sia nei rapporti tra organi o uffici e utenti, clienti, soggetti interessati, beneficiari, fornitori. Sotto il secondo profilo,l'importante è che la sanzione sia grave, certa e immediata contro chi tradisce la fiducia. Sotto il primo profilo, il metodo della cooptazione, che è la fiducia al massimo livello, è sempre stato fondamentale sia nella grande università (ormai di altri tempi) sia nella formazione della classe dirigente politica e amministrativa. Ogni grande uomo di stato, ogni grande ambasciatore o direttore di ministero, ogni grande scienziato o docente, ogni grande uomo politico ha avuto un (grande) protettore.
Complessivamente un articolo che non condivido, sia perché rischia di partecipare alla ideologia antiburocratica e individualista, sia perché contrappone due concetti che si pongono su piani diversi, che hanno ragion d'essere diverse e che si compenetrano, nel senso che uno, la fiducia, è elemento essenziale del buon funzionamento dell'altro, la burocrazia.
Sento la reazione di Stefano forte, che trascende quanto ho inteso esprimere.
L’intenzione è quella di evidenziare come, in questo momento storico, c’è il rischio di strumentalizzare la burocrazia, che rimane in sè uno strumento utile. Il rischio cioè è di barricarsi dietro di essa (ampliando a dismisura il suo utilizzo anche occupando spazi impropri) per ostacolare il cambiamento necessario.