Forse è la volta buona
di Uriel Fanelli Kein Pfusch
Forse ci siamo. Per chi non lo sapesse, io sono un grande fan del default del debito pubblico. E ora, grazie a questa manovra, appare ormai inevitabile. Oh, so benissimo che alla fine dei conti tutti stanno seguendo logiche razionali. Ma il problema è che il gioco globale adesso punta lì.
Che Berlusconi, dopo avere lasciato che il Parlamento combinasse un bordello stravolgendo più volte la manovra, avesse un suo tornaconto è chiaro. Se chiede la fiducia, la legge passa così come è, cosa che è successa anche l'altra volta. Se Berlusconi scompare per qualche tempo allora il parlamento (ed il suo partito) si mostra per quello che è, cioè un partito democristiano privo però di qualsiasi identità sociale.
Tremonti a sua volta lascia fare. Sa che mano a mano che la situazione si aggrava, e la borsa italiana riceve spintoni, sale il pressing della UE , cosa che toglie potere al governo la da' a Tremonti, il quale è l'unico che con la BCE e la UE ci parla. Così, mano a mano che la cosa va in merda, Berlusconi è più debole e decide meno, e le manovre le scrive sempre di più la BCE, con cui Tremonti è in contatto più assiduo. Ovvero, di fatto Tremonti comanda per mandato BCE.
Visto dal loro punto di vista il gioco sembra razionale, ma c'è un piccolo problema: non è sostenibile. La manovra è partita con una forma precisa qualche settimana fa, ma è bastato che passasse per il parlamento ed è stata completamente stravolta. Il risultato è che si è bruciato l'effetto degli annunci. Voglio dire: alla prima crisi del debito il governo ha fatto approvare una manovra in tre giorni, manovra che è uscita dal parlamento così come ci è entrata.
Bella prova, che ha dato una monetina da spendere al governo: possiamo (e sappiamo) agire.
Ma questo secondo iter, sebbene sia sensato dal punto di vista della politica interna ha come effetto quello di annunciare la manovra A e produrre la manovra B. Questo significa che in futuro nessuno saprà se credere che davvero delle misure verranno prese, e che (se) saranno davvero prese.
A questo punto, cioè, non c'è alcuna forza capace di fermare il default.
Come se non bastasse, le manovre finanziarie sono state improntate tutte alla massima insostenibilità: "che cosa tassiamo adesso"? È vero che le tasse -permanenti- sono una misura – strutturale – , ma è anche vero che non è affatto possibile pensare che a tutti i sussulti futuri del debito -che ci saranno, eccome- si possa reagire tassando di più. Se tra dieci, venti giorni fosse (e lo sarà) necessaria una nuova manovra economica, potranno ancora dare un'altra pelata? Forse, se i sussulti di borsa sono sufficientemente forti.
Ma poi, ai susseguenti sussulti, potranno farne un'altra ancora? E un'altra ancora? No, è impensabile. Già hanno dato un colpo serio alle banche con la storia della licenziabilità: quei clienti che hanno mutui casa ed un lavoro a tempo indeterminato, che sinora erano "abbastanza" sicuri, adesso sono di nuovo deboli. Un bel peggioramento della qualità del debito delle banche ci voleva. È ovvio che entro qualche giorno dall'approvazione del documento e della norma sulla licenziabilità voluto per non scontentare Confindustria, otterremo una pelata sui titoli delle nostre banche, con conseguente nuova "minicrisi".
Quindi, non chiedetevi "se": ormai è tutta corsa cieca, come dicono i siluristi, siamo nella fase in cui non si può più fermare il processo(1). Il default avverrà.
Adesso andiamo alla parte bella. C'è stato qui in Germania (a Lindau) un incontro interessante, riportato anche dai giornali italiani, che parlava tra le altre cose di default. Diversi premi nobel per l'economia e hanno spiegato molto rapidamente come la pensano: ovvero che il default è un evento catastrofico per i mercati ma non per le nazioni. Gli stati essenzialmente falliscono spesso , e persino in Argentina dove il fallimento è stato gestito malissimo oggi c'è una crescita dell'8%.
Che cosa sia a far crescere un paese così tanto dopo il default è semplice a dirsi: prendiamo l'Italia. Abbiamo un PIL di 1500 miliardi di euro circa, e paghiamo 90 miliardi di euro di interessi. Il che significa che se andassimo in default, il 6% del PIL smetterebbe di finire in interessi e ricomincerebbe (anche se le tasse non calassero) a diventare spesa pubblica di qualche tipo. Mica male. L'indicatore del PIL segnerebbe da subito un +6%, non appena finita la tempesta sui mercati.
Allora voi direte che il default colpisce i risparmiatori e blablabla. Davvero? Vorrei sapere, per curiosità, come sono messi "i risparmiatori" dopo le scorse tempeste finanziarie. Avevate pacchetti di azioni con FIAT, Generali, Unicredit, ed erano "bilanciati", non è vero? E adesso che fine hanno fatto?
Quello che voglio dire è che per alcune categorie di personaggi non c'è scampo comunque: Berlusconi ha poco da dire che non vuole la patrimoniale, ma le tempeste sui mercati sono una patrimoniale più che sufficiente, solo che è una patrimoniale che colpisce chi possiede azioni e titoli di borsa. Non direi che ci sia molta differenza.
Queste tempeste colpiscono principalmente ricchi e vecchi. Se vi chiedete chi sia ad averci rimesso, sono quegli investitori pigri, quelli che hanno comprato pacchetti "bilanciati" (che poi alla fine se l'intera borsa affonda non cambia niente) e quelli che hanno accumulato lentamente i soldi. Tipicamente, vecchi che si arricchiscono con posizioni di rendita. Affermazione che ovviamente ha i suoi limiti statistici, ma dubito che qualche giovane precario abbia investimenti in azioni e/o bond.
Così, in generale sono piuttosto divertito nel vedere i polli di Renzo che battibeccano. Berlusconi dice che non intende fare delle patrimoniali perché non sono liberali. Aha. Ma la patrimoniale la sta già facendo la borsa: chi ci ha investito i soldi li ha persi. Forse era meglio la patrimoniale, almeno per loro.
I sindacati, che pure hanno contribuito al debito sostenendo la teoria della spesa pubblica infinita, adesso sono sul piede di guerra. Aha. MA chi erano quelli che dicevano "lo stato non deve per forza chiudere in attivo, si spenda"? Chi erano quelli che dicevano "facciamo andare in pensione la gente con 18 anni, 6 mesi e un giorno?". Ora questi sono qui a dirci che la finanziaria è iniqua: oh, lo è. Ma non è neanche iniqua l'1% di quel che succederebbe in caso di default, chiudendosi ogni opportunità di finanziamento diversa dalle tasse.
Credono davvero, i sindacati, che in caso di default si potranno ancora mantenere i loro nullafacenti delegati, sistemati dentro l'amministrazione pubblica, per esempio? E credono che in caso di default si potranno aumentare gli stipendi degli impiegati del pubblico impiego?
In generale, penso che il default sarà anche un evento fortemente moralizzatore delle finanze. Semmai il pericolo viene da fuori.
Una Francia indebitata per il 75% e una Germania che sta per raggiungere il 70% del PIL non vogliono un'Italia che si libera del debito. Su questo bisogna essere chiari. I Francesi essenzialmente perché entità come AXXA detengono debito italiano in quantità enormi. I tedeschi perché sanno che con il debito ridotto a zero, una nazione è comunque molto più competitiva. E un'Italia che cresca di 90 miliardi l'anno -che è il 6% del PIL- e che è quanto risparmieremmo di interessi che oggi paghiamo, non la vogliono.
D'altro canto vogliono conservare l'euro. Non possono permettersi di perdere la leva valutaria che ha tolto competitività ai concorrenti europei -vogliamo menzionare la politica del costo del denaro assurda, giustificata con il tasso di inflazione fantasma?- , e d'altro canto si rendono conto che un eventuale fallimento della zona euro sarebbe il loro disastro.
Non è affatto scontato che un' Italia che fallisca verrebbe buttata fuori dall'eurozona. Sarebbe possibile togliere al paese una parte delle decisioni sulla moneta, ma alla fine dei conti, quanto pesiamo oggi esattamente? Questa minaccia è davvero così terribile?
Trichet ha menzionato delle sanzioni. Ma per fare questo occorre che ci siano accordi politici. Accordarsi su sanzioni quando la Grecia sta per ristrutturare il debito e l'Italia lo farà in seguito (con tutto l'effetto valanga) mi sembra impossibile. Specialmente perché conservando l' Euro il default italiano fa scendere la moneta di valore, ottenendo paradossalmente la svalutazione del debito altrui (pur con una certa inflazione) e una maggiore competitività.
La mia personale opinione è che (purtroppo) anche arrivando al default non si uscirà dall' Euro.
La domanda "ma l'eurobond può cambiare qualcosa" è stupida. Tutti pensano che l'eurobond possa cambiare le regole del gioco, ma le cose non stanno proprio così: l'unico vantaggio dell'eurobond è quello di assorbire il debito per spalmarlo su tutta Europa. Ma in caso di fallimento, chi paga? La proposta di Prodi è quella di conferire in un fondo di garanzia beni immobili, oro e quant'altro. Ma a parte il problema della valutazione, il problema è che in caso di richiesta di liquidazione, un patrimonio del genere non è davvero liquidabile in tempi ragionevoli. Se anche gli stati europei, conferendo le riserve auree e grandi beni immobiliari, riuscissero a garantire diciamo 2000 miliardi di euro a questo nuovo ed ipotetico fondo di garanzia, secondo voi quanto occorre per mettere sul mercato 2000 miliardi di euro di beni immobili? Oppure: secondo voi è pensabile, se invece pensiamo alle riserve auree, di mettere improvvisamente sul mercato 500 miliardi di euro in oro?
La verità è che l'eurobond è il solo concetto che funziona solo sulla carta, sui bilanci. Certo, secondo le convenzioni più diffuse nel mondo dell'economia è possibile creare un ente del genere. Ma poi, come è successo coi crediti subprime e coi derivati, questi enti teorici si troveranno a scontrarsi con la realtà: l'eurobond perderebbe di valore a tempo record.
Così, tutto quello che ho da dire è che sono curioso di vedere come e quando si arriverà al default, o perlomeno alla ristrutturazione parziale. È divertente pensare che proprio quelle lobby che stanno difendendo i propri privilegi sono quelle che, con il default, perderanno i "sudati" risparmi. Essi sperano di aver vinto quando costringono il governo a ritirare la tassa oltre i 90.000 euro, ma se andiamo a vedere dove hanno investito i soldi, ci troviamo spessissimo la borsa. Ha senso pensare a salvarsi da una tassa che pesava il 5% dell'eccedenza del reddito, quando alla fine il prezzo delle oscillazioni di borsa è enormemente più elevato?
E vorrei vedere che fine farà il "fondo cometa" di Ferrero, per dire, con qualche altra settimana di borse agitate.
E vedrò cosa succederà a tutti quei giornali che -praticamente- vivono di fondi pubblici per l'editoria e di rimborsi sulla carta, non appena bisognerà fare dei severi tagli al bilancio. Chissà se si rendono conto che sono dei privilegiati, perché tutte le altre aziende se non ce la fanno chiudono, mentre i giornali hanno finanziamenti e rimborso sulla carta…
Così, la situazione è che ci aspetta un anno o due di scossoni, subito dopo il default. Moltissimi privilegi verranno meno, e nessuno ha ancora presente cosa siano "i privilegi": ognuno di noi considera diritti i propri e privilegi quelli altrui, così quando verranno meno (per forza di cose) ci sarà da ridere.
In ogni caso, cambiando la manovra dopo averla annunciata ormai il percorso verso il default è segnato.
Stiamo a guardare….
Uriel
(1) In "caccia ad Ottobre Rosso" il comandante del sottomarino sovietico scartava il siluro approfittando degli ultimi metri di corsa cieca. Scordatevelo. Innanzitutto perché non sapete da che parte arriva il siluro, ma anche se lo sapeste ho brutte notizie per voi: hanno un innesco magnetico. Esplodono anche se passano VICINI ad una parete metallica. In generale, se il nemico è nelle condizioni di lanciare un siluro, avete due alternative: padrenostro ed avemaria. Un siluro moderno ha più elettronica di un missile disegnato per inseguire aerei supersonici (un siluro pesante arriva ad un diametro di 65cm), e ha decine di volte più tempo per fare calcoli, nonché un bersaglio enorme. Se sentite il bi-bip che fa un siluro quando si attiva cadendo in acqua (simile al bi-bip che Nokia usa per i cellulari, si) , la probabilità di morire è così alta che gli orbitali dei vostri elettroni si trovano, al 99% , già dentro la bara
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