Considerazioni sul movimento dei Gilet gialli
di STEFANO D’ANDREA
1. Anche questo volantino, uno dei tanti, dimostra che i Gilet Gialli sono un movimento giallo-verde. Certamente, c’è un bel po’ di radicalità in più rispetto al Governo giallo-verde ma l’uomo di minima intelligenza pratica ormai sa che un conto è scrivere e diffondere un volantino, un conto è proporre un programma politico pre-elettorale, un conto scrivere un programma di governo, un conto è il concreto esercizio del potere politico di governare.
Se dunque ci sono dentro radicali rivendicazioni tipiche dei forconi o del vecchio movimento agricolo antimondialista, ciò non deve trarre in inganno, perché il raffronto va svolto non con il governo giallo-verde ma con le declamazioni pentastellate e leghiste (per lo più rivelatesi false e spesso non incentrate sulle vere priorità).
2. Bisogna verificare se la parte del movimento coinvolta nelle proteste violente crescerà numericamente, oppure se non crescerà o decrescerà fino a scomparire. Non si dimentichi che anche in Grecia vi fu l’assedio del Parlamento e un morto nel 2011, per arresto cardiaco dovuto a un lancio di lacrimogeni e che un morto vi era stato in precedenza (un ragazzo di 15 anni ucciso dalla polizia).
Le simpatie di una parte rilevante della popolazione nei confronti del Gilet Gialli sono ovvie. Le simpatie nei confronti dei violenti meno ovvie. In ogni caso, seppure la parte disposta alle violenze crescesse inizialmente, poi la violenza cesserà.
3. Ormai conosciamo il ruolo che svolgono le immagini che girano in rete e le notizie diffuse dai media: esse sono propaganda, sia quando sono parte della televisione del terrore e dell’orrore (non è questo il caso), sia quando sono parte della contro-propaganda volta ad esaltare il tifo. L’altro ieri a Bruxelles, ad “assaltare il Parlamento” ,erano un centinaio, respinti da una ventina di poliziotti. Questa è la notizia per chi sfugga ad entrambe le propagande.
4. Posto che è certo che, prima o poi, le proteste violente verranno sedate o neutralizzate o lasciate decantare ed esaurire per stanchezza, resterà il grosso del movimento dei Gilet gialli, la parte pacifica, che riscuote la simpatia di parte rilevante dei francesi. E’ possibile, se non probabile, che esso diverrà un partito, togliendo un po’ di voti alla Le Pen e un po’ a Melénchon e magari conquistando anche qualche voto che Macron aveva al primo turno (il secondo turno non esprime un vero consenso). Un partito giallo-verde.
5. Perché sono convinto che alla fine dal movimento dei Gilet gialli potrà al massimo venir fuori un partito liquido? Perché non esiste nessuna organizzazione politica – a parte l’organizzazione dei promotori delle manifestazioni -, quindi non esiste nessuna piattaforma, non è esistita alcuna discussione, alcuna riflessione, alcuna votazione. I 70 punti che circolavano qualche giorno fa potrebbero essere stati scritti da 10 persone o da 100: nessuno lo sa. E così il volantino distribuito ieri sulle otto rivendicazioni. Come è naturale che accada in queste situazioni, ci sono coloro che propendono per le proteste violente e coloro che sono contrari e che sono destinati a divenire nemici dei primi. Poi ci sono rivendicazioni corporative e rivendicazioni generali, rivendicazioni produttiviste e rivendicazioni decresciste, c’è chi sarebbe capace di stare dentro un vasto partito e chi non sarebbe capace. Non vedo per quale ragione la situazione dovrebbe essere diversa dal movimento che si sviluppo’ in Grecia o da quello degli indignados e perché non ne dovrebbero seguire un progetto e un programma liquidi come quelli di Podemos e del M5S. Quando un movimento sorge in questo modo, il programma sarà liquido. Le possibilità che nasca un partito sono legate a poche persone capaci, pochi docenti nel caso di Podemos, Grillo e Casaleggio nel caso del M5S, nessuna persona capace nei Forconi e una normalissima alleanza di sinistra libertaria in Grecia, dove si sono alleate più di 15 formazioni di sinistra radicale. In questa, come in altre mille occasioni, in cui le cose sono andate così in passato e andranno così in futuro, o non nasce il partito o se nasce sarà liquido, ossia senza una direzione e fondamentalmente nichilista (l’eccezione è Syriza dove però l’egemonia è stata presa da partiti che, seppur talvolta minuscoli, avevano lunga storia). Non si scappa dalla logica. Non serve conoscere a fondo il fenomeno, per ipotizzarne l’esito; basta conoscerne i tratti essenziali.
6. Completamente in errore sono coloro che addirittura vedono nelle manifestazioni una rivoluzione. Le rivoluzioni aspirano a mutare i principi dell’ordine giuridico. Qui al massimo i manifestanti si muovono per ottenere le dimissioni di Macron. La rivoluzione è un’altra cosa e presuppone la politica. Qua non c’è la politica quindi non c’è nemmeno la rivoluzione. L’esito di questa rivolta potrà essere o il nulla (intendo per nulla anche piccoli risultati, come il rinvio o il ritiro di una imposta), oppure la nascita di un partito giallo-verde. Robespierre aveva variamente fatto “politica”, come avvocato e come accademico e, con la crisi dell’ancien regime, era stato eletto come rappresentante del terzo stato agli stati generali. Saint-Just iniziò come deputato della convenzione. Il fratello di Lenin fu condannato a morte per aver co-organizzato un attentato ma Lenin fece l’esilio e organizzò un partito prima di fare la rivoluzione. Per adesso, in Francia, si stanno svolgendo semplicemente manifestazioni pacifiche, con alcune migliaia di persone che cercano lo scontro, senza usare armi proprie o improprie e seppure il movimento fosse stato promosso da qualcuno, tuttavia è privo di organizzazione. Insomma, non siamo nemmeno alla rivolta.
7. Sebbene gli italiani si esaltino ad ammirare all’estero ciò che essi hanno in patria, resta il fatto che anche in questa occasione gli Italiani sono avanti rispetto agi stranieri, perché l’Italia è da sempre avanguardia, nel bene e nel male: tenendo conto soltanto della storia recentissima, Monti e Renzi hanno anticipato Macron, Berlusconi ha anticipato Trump, il M5S ha anticipato Podemos, M5S e Forconi hanno anticipato i Gilet gialli; e il dibattito di idee del movimento autenticamente sovranista, il nostro dibattito, – svolto sulla rete e con alcuni libri, e non ancora entrato nel Parlamento nazionale con un “suo” partito – ha anticipato analoghi dibattiti che si svolgono in altri paesi europei, che generalmente sono molto indietro.
8. Il movimento dei Gilet gialli è molto lontano dal partito della rivoluzione francese contro l’Unione Europea, ed è soltanto un primo passo che potrebbe aprire le porte o al Fronte National, o a una vittoria di Meléchon, o al più, al formarsi di un partito o di una maggioranza giallo-verde (o giallo-nera o giallo-rossa). Allo stesso modo in Italia, le declamazioni giallo-verdi, i due partiti – il giallo modesto e talvolta comico e il verde squallido – e il mediocrissimo Governo giallo-verde – ora pessimo ora mediocre – sono ancora molto lontani dal partito della rivoluzione italiana, che anticiperà la rivoluzione europea. Quel partito non potrà che avere nel programma un primo punto fondamentale, che tutti gli altri condizionerà:
recesso per porre fine all’Unione Europea, l’organizzazione internazionale che è strumento del colonialismo tedesco e dell’elite capitalistica internazionale antidemocratica (antipopolare) e liberale;
recedere per restituire il potere ai popoli, che lo eserciteranno attraverso nuovi autentici partiti popolari, i quali si pongano di nuovo in posizione più elevata rispetto ai capitalisti e alla borghesia parassitaria, imponendo a queste due classi i compromessi capitale-lavoro e borghesia-popolo, che per molto tempo il popolo è riuscito ad imporre, grazie ai partiti popolari e socialdemocratici.
Pienamente d’accordo. Non dovremmo vedere i eventi spinti dei gilet gialli come una rivoluzione vera e proprio, anche se questi protesti di massa è un buon segno. Il popolo francese perlomeno comincia di muoversi. Posso solo sperare che anche in Inghilterra, dopo il tradimento della Brexit che sta per venire, che anche li la gente comincia di andare in strada a lottare. Pero, come in Francia e altrove, queste proteste non ci porteranno da nessuna parte se non sono politicamente coerenti, organizzate, disciplinate (in senso politico) e guidate politicamente. Credo che presto ci sarà un nuovo partito politico nel Regno Unito per difendere la causa Brexit, ma allo stesso modo, senza l’agitazione delle masse, senza la politicizzazione delle masse, non riuscirà a spingere i confini del possibile e consiguire il cambio radicale i popoli europee’ cercano. Siamo molto lontano da questo, ma non c’è dubbio che la massa comincia a svegliarsi dal loro torpore politico. Questo è nuovo e positivo e, nonostante i limiti evidenti, dovrebbe essere accolto come cambio significativo e positiva.