Democrazia francese: morta o viva?
di DIANA JOHNSTONE
Traduzione a cura di Leone Calza (FSI Avellino)
Parigi, Francia, 9 Gennaio 2019
Democrazia francese, morta o viva? O forse bisognerebbe dire, sepolta e resuscitata? Perché, per la massa delle persone comuni, lontane dai centri del potere politico, finanziario e mediatico di Parigi, la democrazia è già in fin di vita e il movimento è un tentativo di salvarla. Da quando Margaret Thatcher decretò che “there is no alternative” (non c’è alternativa, acronimo TINA), nei paesi occidentali la politica economica è decisa dai tecnocrati a beneficio dei mercati finanziari, con l’assicurazione che i benefici si riverseranno su tutte le popolazioni coinvolte. Ma questo flusso benefico si è quasi del tutto inaridito, e la gente è stufa di vedere i propri bisogni e desideri totalmente ignorati dalla élite degli “esperti”.
Alla vigilia del nuovo anno, il discorso alla nazione del Presidente Emmanuel Macron ha chiarito alla perfezione che, dopo il poco convincente tentativo di gettare qualche briciola per rabbonire il movimento di protesta dei Gilets Jaunes, egli ha deciso di passare al gioco duro.
La Francia sta entrando in un tempo di disordini. La situazione è molto complessa, ma ci sono alcuni punti che ci possono aiutare a capire cosa sta realmente accadendo.
I METODI
I Gilet Gialli (GG) si riuniscono in luoghi in vista, adatti per farsi notare: gli Champs-Elysées a Parigi, le piazze principali in altre città, e numerose rotonde sulle strade esterne dei centri minori. Diversamente dalle manifestazioni tradizionali, le marce a Parigi sono state molto libere e spontanee, con persone che semplicemente camminavano e parlavano insieme, senza leader e discorsi.
L’assenza di leader è caratteristica di questo fenomeno. Tutti i politici, anche quelli più benevoli verso il movimento, non ne riscuotono la fiducia, e nessuno è in cerca di un nuovo leader.
Si stanno organizzando incontri per stendere liste di lamentele e di richieste.
Nel paese di Commercy, Lorraine, a mezz’ora di automobile da Domrémy, luogo di nascita di Giovanna d’Arco, gli abitanti si riuniscono per ascoltare la proclamazione di queste liste. Sei di loro leggono a turno, un paragrafo ciascuno, precisando che non vogliono leader né portavoce.
Ogni tanto inciampano su una parola, non sono abituati a parlare in pubblico come i mezzibusti della televisione. Il loro Secondo appello dei GG di Commercy invita altre persone a partecipare, il 26 e 27 gennaio, all’”assemblea delle assemblee”.
Le RICHIESTE
Coloro che per primi sono usciti per le strade il 17 novembre scorso indossando i gilet gialli, stavano chiaramente protestando contro un aumento delle tasse su benzina e gasolio che avrebbe colpito in modo particolarmente duro la popolazione delle zone rurali francesi. Guidato dalla preferenza per le grandi città, il governo francese ha preso una serie di provvedimenti che finivano per danneggiare piccole città e villaggi e i loro abitanti. E questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il movimento rapidamente è andato al cuore del problema: il diritto delle persone di avere voce in capitolo in materie che hanno effetto sulle proprie vite. In una parola, la democrazia.
Per decenni, i partiti di sinistra e di destra, qualunque fossero i loro discorsi durante le campagne elettorali, una volta arrivati al governo applicavano politiche dettate dai “mercati”. Per questa ragione, la gente ha perso fiducia in tutti i partiti e in tutti gli uomini politici e ora si stanno cercando nuovi modi per fare ascoltare le proprie richieste.
Mano a mano che la lista di rivendicazioni cresceva, la questione della tassa sui carburanti si ridimensionava fino al punto di sparire. I critici del movimento osservano che soddisfare così tante richieste è pressoché impossibile. E’ inutile prestare attenzione alle rivendicazioni popolari, dicono, perché il popolo è stupido e pretende tutto e il contrario di tutto.
A questa obiezione risponde quella che è emersa come la principale richiesta del movimento: il Referendum di Iniziativa dei Cittadini, Citizens’ Initiative Referendum (CIR).
Il REFERENDUM
Questa richiesta mostra il buon senso del movimento. Piuttosto che elaborare una lista di cose da ottenere, i GG semplicemente chiedono che al popolo sia permesso di scegliere, e il referendum è la modalità per farlo. La richiesta è che, una volta raggiunto un certo numero di firmatari – forse 700 mila, forse di più – esista il diritto di indire un referendum su un tema precedentemente scelto. Il diritto al referendum popolare già esiste in Svizzera, Italia e California. L’idea, ovviamente, fa inorridire tutti coloro che di professione fanno gli esperti. Se il popolo vota, voterebbe qualunque assurdità, osservano i sapienti con un brivido.
Etienne Chouard, modesto insegnante in un collegio per ragazzi a Marsiglia, è andato sviluppando per decenni progetti su come organizzare la democrazia diretta, con il referendum come idea centrale. La sua ora è arrivata coi GG. Chouard precisa che un referendum deve sempre svolgersi dopo un lungo dibattito pubblico e un adeguato tempo di riflessione, per evitare di prendere decisioni sull’onda di emozioni momentanee. Un tale referendum richiede media indipendenti e imparziali, non posseduti da interessi particolari. Inoltre implica la certezza che i politici che scriveranno le leggi seguiranno la volontà popolare espressa nel referendum. Tutto ciò suggerisce la necessità di una convenzione costituzionale popolare.
In Francia il referendum è un nervo scoperto, una potente, silenziosa, sotterranea causa dell’intero movimento dei dei GG. Nel 2005, l’allora presidente Chirac (imprudentemente, dal suo punto di vista) indisse un referendum popolare per la ratifica della proposta di Costituzione Europea, certo che sarebbe stata approvata. La classe politica, con poche eccezioni, puntò tutto sulla retorica, affermando che l’Europa avrebbe avuto un prospero futuro come nuova potenza mondiale sotto la nuova Costituzione ma ammonendo che, in caso contrario, il continente sarebbe piombato di nuovo ai tempi della prima e della seconda guerra mondiale. Tuttavia, cittadini comuni organizzarono uno straordinario momento di auto-formazione, che vide gruppi riunirsi e riversarsi nell’analisi di documenti giuridici che incutevano timore, per chiarirne il significato e le implicazioni. Il 29 maggio 2005, con una partecipazione del 68% degli aventi diritto, il 55% dei francesi votò per respingere la Costituzione. Soltanto la città di Parigi votò massicciamente a favore.
Tre anni più tardi, l’Assemblea Nazionale – vale a dire, politici di tutti i partiti – votò per adottare praticamente lo stesso testo, che nel 2009 era diventato il Trattato di Lisbona.
Questo colpo alla volontà popolare che era stata chiaramente espressa produsse una tale disillusione che molti si distaccarono con disperazione dalla politica. Ora quei molti stanno tornando.
La VIOLENZA
Fin dall’inizio, il governo ha reagito con le maniere forti, con l’apparente desiderio di provocare una risposta violenta, per poter condannare il movimento in quanto violento.
Un esercito di poliziotti, vestiti come robot, hanno circondato e bloccato gruppi di pacifici GG, annegandoli in nuvole di gas lacrimogeno e sparando flash balls direttamente addosso ai manifestanti, ferendone seriamente a centinaia (mancano cifre ufficiali). Un certo numero di persone ha perso un occhio o una mano. Il governo non ha nulla da dire in proposito.
Il terzo sabato di protesta, questo esercito di poliziotti non è stato in grado di bloccare – o ha ricevuto ordini di non farlo – un gran numero di delinquenti e/o Black Blocs (chi lo sa?) e impedire loro di infiltrarsi nel movimento in marcia per poi sfasciare proprietà, vandalizzare negozi, appicare il fuoco a cassonetti e automobili parcheggiate in strada, fornendo così ai media di tutto il mondo le immagini che provano che i GG sono pericolosi e violenti.
Nonostante tutte le provocazioni, i GG sono rimasti straordinariamente calmi e determinati. Ma era destino che qualcuno perdesse la testa e tentasse di reagire.
Il PUGILE
L’ottavo sabato di protesta, il 5 gennaio, una squadra di poliziotti equipaggiati con protezioni di plexiglas stava attaccando violentemente i GG su un ponte sulla Senna, quando a un certo punto un uomo molto alto e robusto, in preda alla furia, è uscito dalla folla e si è gettato all’attacco. Con i suoi pugni ha abbattuto un poliziotto e costretto gli altri a ripiegare. Questa sorprendente scena è stata filmata. Vi si possono vedere i GG che cercano di trattenerlo, ma questa specie di Rambo era incontenibile.
Si è scoperto che costui era Christophe Dettinger, un Rom francese, già campione di Francia di pugilato, categoria pesi massimi, soprannominato “lo zingaro di Massy”. Si è poi allontanato dal luogo dell’episodio ma, prima di consegnarsi alle forze dell’ordine, ha girato un filmato, in cui ha ammesso di aver avuto una pessima reazione, ma di averlo fatto perché aveva visto i poliziotti attaccare donne e altre persone inermi. Ha sollecitato il movimento a continuare in modo pacifico.
Su Dettinger ora incombe una condanna a sette anni di carcere. Nel giro di un giorno, il fondo nato per finanziare la sua difesa ha raccolto 116.433 euro. Il governo lo ha chiuso – non si sa con quale motivazione legale. Ora circola una petizione per lui.
La DIFFAMAZIONE
Nel suo discorso alla vigilia del nuovo anno, Macron ha paternalisticamente rimproverato i suoi cittadini, dicendo loro “non potete lavorare di meno e guadagnare di più” – come se tutti aspirassero a passare la vita a poltrire a bordo di uno yacht osservando gli indici di borsa salire e scendere.
In seguito, ha proclamato la sua dichiarazione di guerra:
“In questi giorni ho visto cose impensabili e ascoltato cose inaccettabili.” Apparentemente alludendo ai pochi politici di opposizione che osavano simpatizzare coi manifestanti, se l’è presa con coloro che fingono di “parlare a nome del popolo”, ma in realtà sono solo i “portavoce di una massa carica di odio che si scaglia contro rappresentanti eletti, polizia, giornalisti, ebrei, stranieri e omosessuali. Sono semplicemente la negazione di ciò che la Francia è.”
I GG non si sono scagliati contro nessuno. E’ la polizia che si è scagliata contro di loro. In molti in realtà hanno denunciato ad alta voce le troupe televisive che sistematicamente danno del movimento un’immagine distorta.
Non una parola è stata udita da parte del movimento contro stranieri o omosessuali. La parola chiave è “ebrei”. Un detto francese recita, “chi vuole annegare il proprio cane, lo accusa di avere la rabbia”.
Oggi per rovinare una carriera, vendicarsi di un rivale, far cadere in disgrazia una persona o un movimento, lo strumento è l’accusa di antisemitismo.
Così, di fronte a un movimento democratico in crescita, giocare la carta dell’antisemitismo è stato inevitabile. E anche una sicurezza dal punto di vista statistico. In qualunque campione casuale di centinaia o migliaia di persone, si troverà sempre qualcuno che non vede di buon occhio gli ebrei. I falchi dei media sono in allerta. Il più piccolo incidente può servire come pretesto per far passare l’idea che il vero scopo del movimento è replicare l’Olocausto.
Questa delicata e ironica piccola canzone, cantata a una rotonda di una strada francese, contrappone il “buon” establishment con la “cattiva” gente comune. Ha avuto molto successo su YouTube. Dà l’idea del carattere del movimento. Si intitola Les Gentils et les Méchants.
Link: https://www.youtube.com/watch?v=cBiHJxGxz1g
Non c’è voluto molto tempo per accusare questa scherzosa canzoncina di antisemitismo. Perché? Perché era ironicamente dedicata a due dei più virulenti critici dei GJ: la star del maggio 1968 Daniel Cohn-Bendit e il vecchio “nuovo filosofo” Bernard-Henri Lévy. La nuova generazione non li sopporta. Ma, un momento, si dà il caso che siano ebrei. Aha! Antisemitismo!
La REPRESSIONE
Nei confronti di coloro che il portavoce del governo Benjamin Griveaux definiva “agitatori” e “insorti” che vogliono “far cadere il governo”, il primo ministro Edouard Philippe ha annunciato una legge con l’obiettivo di “meglio proteggere il diritto di manifestare”. La misura cardine: punire pesantemente gli organizzatori di dimostrazioni i cui tempi e luoghi di svolgimento non siano stati ufficialmente approvati.
Infatti, la polizia aveva già arrestato il 33enne autista di camion Eric Drouet per aver organizzato una piccola fiaccolata in onore delle vittime del movimento. Ci sono stati molti altri arresti, ma nessuna informazione si è più avuta in merito. (Per inciso, durante le vacanze, numerosi teppisti nelle periferie di diverse città hanno compiuto il solito rituale di incendi di auto parcheggiate, senza che se ne parlasse o che venissero presi provvedimenti più severi. Ma tanto quelle erano auto appartenenti a persone delle classi popolari che le usavano per andare al lavoro, non le preziose automobili dei ricchi parigini, la cui distruzione ha causato tanto scandalo).
Il 7 gennaio, Luc Ferry, “filosofo” e già ministro per la gioventù, istruzione e ricerca, concedeva alla molto rispettabile stazione Radio Classique un’intervista in cui dichiarava: “Alla polizia non sono dati i mezzi per far terminare queste violenze. E’ inammissibile. Ascoltate, francamente, quando vedete persone che prendono a calci un povero poliziotto mentre è a terra, questo è troppo! Basta, permettiamo alla polizia di usare una volta per tutte le armi di cui dispone. […] Come ricordo, abbiamo il quarto esercito del mondo, capace di mettere fine a questa schifezza”.
Ferry ha fatto appello a Macron per fare una coalizione coi Republicans al fine di portare avanti le sue “riforme”.
Il mese scorso, in un editoriale contro il referendum di iniziativa popolare, Ferry ha scritto che “l’attuale abitudine di denigrare gli esperti e criticare le èlites è la peggiore calamità dei nostri tempi”.
Gli ANTIFA
Ovunque ci sia una riunione, i gruppi Antifa potrebbero presentarsi per proseguire la loro indiscriminata caccia ai “fascisti”. Sabato scorso a Bordeaux, i GJ hanno dovuto difendersi da un attacco di Antifa.
E’ ormai del tutto chiaro (come in realtà lo è sempre stato) che gli autoproclamati “antifascisti” sono i cani da guardia dello status quo. Nella loro incessante ricerca di “fascisti”, gli Antifa attaccano tutto quello che si muove. In effetti, proteggono la stagnazione. E, curiosamente, la violenza degli Antifa è tollerata da quello stesso stato e da quella stessa polizia che insulta, attacca e arresta i dimostranti più pacifici. In breve, gli Antifa sono le truppe di assalto del sistema.
I MEDIA
Siate scettici. Almeno in Francia, i media principali sono compattamente dalla parte dell’”ordine”, cioè di Macron, e i media stranieri tendono a rilanciare quel che i media nazionali dicono e scrivono. Inoltre, come regola generale, quando si occupano di questioni francesi, i media anglofoni spesso sbagliano.
La FINE
Non è in vista. Può darsi che questa non sia una rivoluzione, ma è la rivelazione della vera natura del “sistema”. Il potere va a braccetto con la tecnocrazia al servizio dei “mercati”, cioè il potere del capitalismo finanziario. Questa tecnocrazia aspira a ricreare la società umana, le società nostre e quelle di tutto il pianeta, nell’interesse di un certo tipo di capitalismo. Utilizza sanzioni economiche, la forza schiacciante della propaganda e quella militare (NATO) in un progetto di “globalizzazione” che plasma la vita delle persone senza il loro consenso. Macron è la perfetta incarnazione di questo sistema. La famosa élite lo ha scelto per applicare le misure dettate dai “mercati” e imposte dall’unione europea. Lui non può arrendersi. Ma, ora che ha aperto gli occhi su quel che sta accadendo, nemmeno il popolo si fermerà. Nonostante il lamentato declino del sistema scolastico, non c’è al mondo un popolo istruito e ragionevole come i francesi. Se non sono capaci loro di ottenere democrazia, allora la democrazia è impossibile.
Continua…
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