Cina e Usa in lotta per in mondo. Ecco qual è la strategia di Trump e Xi
di GLI OCCHI DELLA GUERRA (Lorenzo Vita)
Cina e Stati Uniti si fronteggiano su tutti i campi per riuscire a prendere il sopravvento. L’Italia rientra in questo grande laboratorio, con il nostro Paese che con l’arrivo di Xi Jinping ha dimostrato di essere uno dei tanti campi di questa nuova Guerra fredda che si combatte non più fra Mosca e Washington ma fra Washington e Pechino. La sfida è fra le due sponde del Pacifico, ma l’Europa fa parte di uno scacchiere più grande. E la Nuova Via della Seta è parte di questo sistema di lotta fra superpotenze cui gli Stati Uniti contrappongono una propria strategia, diversa ma non per questo meno incisiva.
Italia e Cina, ieri, hanno siglato 29 accordi commerciali. Parliamo di accordi il cui volume è anche inferiore rispetto alle aspettative, visto che molti consideravano i vari memorandum come l’inizio di una vera e propria invasione dei capitali cinesi in Europa via Italia. Ma il segnale politico è stato eloquente, dal momento che per la prima volta, un Paese del G7 e alleato degli Stati Uniti di Donald Trump ha firmato un patto che lo lega al gigante asiatico, considerato dagli strateghi Usa come il rivale strategico dei prossimi decenni.
E la sfida sull’Italia ha dimostrato anche le differenze fra le due visioni strategiche di Pechino e Washington. Due modi diversi di imporre la propria politica, ma identiche nell’obiettivo: togliere potere all’altra. Ma è il metodo a essere diverso. E infatti in molti parlano della Nuova Via della Seta come di una alternativa cinese alla globalizzazione occidentale. Ma in cosa si differenziano esattamente i due modelli? E qual è la strategia posta in essere da entrambe le potenze per contrapporsi l’un l’altra?
Secondo Matteo Bressan, Direttore di Ossmed Lumsa, “la Bri (Bel and Road Initiative) si è posta sin dalle prime enunciazioni di Xi Jinping come un nuovo modello di cooperazione più adatto alle esigenze del XXI secolo e, sotto il profilo infrastrutturale, come un’ iniziativa per ristrutturare lo spazio euro asiatico, con particolare riferimento all’Asia Centrale”. Quello in atto, insomma, non è semplicemente un modello infrastrutturale, ma cerca di ridefinire il mondo attraverso un nuovo polo, quello cinese, che è in grado di cambiare i modelli di riferimento.
“Da una lettura attenta delle valutazioni della Bri elaborate anche da autorevoli docenti quali Wang Yiwei dell’Università di Renmin di Pechino, l’iniziativa vuole anche essere una risposta all’insufficiente livello globale degli investimenti post crisi del 2008. Questi elementi ci danno la complessità dell’iniziativa che non può essere esclusivamente inquadrata né in un ambito infrastrutturale / ingegneristico né nel campo prettamente geopolitico”.
In sostanza, la Cina si è posta come obiettivo quello di uscire dal suo guscio cercando di diventare essa stessa la potenza internazionale di riferimento: “La Bri testimonia la nuova postura internazionale della Cina che ha iniziato ad agire sempre più come un attore globale, andando in competizione con gli Stati Uniti su diversi dossier, commercio, comunicazioni e anche ambiente. Sono questi i temi dove vi è una forte distanza con l’amministrazione Trump”.
Ma qual è la strategia con cui Trump si contrappone a questo modello dirompente da parte di cinese? Secondo Germano Dottori, docente si Studi Strategici alla Luiss, “Trump reagisce all’ascesa cinese tramite le armi economiche. Considera l’accesso al mercato interno Usa la migliore e più efficace arma di cui gli Stati Uniti dispongano. Tariffe e dazi servono a questo. L’attacco a Zte e Huawei è un embrione di embargo strategico”. E per questo si impone anche sugli alleati: “Le pressioni sugli alleati ad adottare la stessa postura sono equivalente funzionale del vecchio Cocom, con cui si limitavano gli scambi intrattenuti con la vecchia Urss”.
Ma America e Cina non “offrono” qualcosa. Come spiega Dottori, “Offrire è un verbo del tutto inappropriato. Le grandi potenze non offrono, competono. Ora che la Cina sfida l’America anche nello spazio, inoltre, gli Stati Uniti reagiscono militarizzandolo. A terra, tuttavia, se l’offensiva europea di Xi riesce, per Trump l’urgenza di accordarsi con la Russia diventerà più acuta. E la condividerà anche Putin, per il quale le vie della seta cinesi equivalgono ad una minaccia di accerchiamento e a grandi rischi in Asia Centrale e in Siberia Orientale”.
Sono due modelli alternativi. Modelli che però dimostrano anche come il futuro rischia di essere estremamente teso. Quello che viviamo è una fase di transizione delicata, in cui il mondo sta cambiando. L’Italia si trova al centro di questo cambiamento. Ma il rischio è di aver creato una breccia nei nostri rapporti con gli Stati Uniti diventando parte di un duello fra superpotenze che può darci grandi opportunità ma che, se non incardinata in una strategia chiara, può condurci a una deriva dai lati ancora poco cristallini.
Fonte: http://www.occhidellaguerra.it/cina-usa-trump-xi/
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