Lettera ai commentatori di Appello al Popolo
Ho scritto una lettera, spedita via email, a (quasi) tutti coloro che hanno inviato almeno un commento ad Appello al Popolo. La pubblico, perché essa chiarisce il senso del recente Appello al Popolo Lavoratore e potrebbe indurre ad aderire anche persone che frequentano da lungo tempo il blog ma non sono soliti commentare gli articoli (Stefano D’Andrea)
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1. Questa lettera è indirizzata a (quasi) tutti coloro che hanno scritto almeno un commento su Appello al Popolo negli oltre due anni di attività del blog. Quasi tutti, perché ho escluso coloro che, pur se assidui frequentatori, certamente non credono, a causa di vocazione europeistica, che la principale questione politica oggi sia la “questione nazionale”. Ad altri, poi, la email non è arrivata perché hanno cambiato indirizzo o per altri problemi tecnici.
Non posso escludere e anzi è certo che – soprattutto tra coloro che complessivamente hanno postato pochi commenti o addirittura un solo commento molto tempo fa – alcuni dei destinatari saranno lontani anni luce dalla proposta politica che sto per rivolgere. Con costoro mi scuso. Non è necessario che mi chiediate di non voler più ricevere email. Se deciderete di non aderire alla mia proposta – ossia se non riceverò una email di adesione – non vi cercherò più e non abuserò, quindi, del vostro indirizzo email.
Con moltissimi altri – credo siano oltre un centinaio – sono certo che ci sia una certa affinità, talvolta molto ampia, talatra relativa a specifici temi, i quali comunque sono parte della proposta politica che sto per rivolgervi. Costoro sappiano che, se non aderiscono, o non mi scrivono spiegando per quale ragione non aderiscono, mi costringeranno, nella gran parte dei casi, a inviare un numero molto elevato di email individuali.
2. Come molti di voi sanno, con alcuni amici, dopo aver organizzato una riuscita assemblea a Chianciano il 22 e 23 ottobre, abbiamo deciso di esperire il tentativo di promuovere una formazione politica che ci auguriamo si chiami Movimento Popolare di Liberazione.
Naturalmente non siamo così ingenui da decidere di fondare con certezza e immediatezza l’auspicato movimento. Se poi ci ritrovassimo ad essere un centinaio di iscritti e un centinaio di simpatizzanti, faremmo ridere e obiettivamente saremmo ridicoli.
In realtà, la mia idea è quella di costituire una struttura associativa – una semplice associazione – che abbia per scopo sociale la promozione del MPL. L’associazione la costituiremmo a Gennaio.
In che cosa consisterebbe la militanza degli iscritti all’associazione?
A mio avviso dovrebbe consistere in pochi compiti. L’“attivismo” è una malattia da estirpare.
Intanto, se si richiede una enorme partecipazione, molte persone, che pure condividono il nucleo della proposta politica, fuggono e non aderiscono.
In secondo luogo, l’attivismo ha in sé il germe della fretta, che conduce sistematicamente e logicamente ad errori, sconfitte e delusioni – gli unici non delusi sono coloro che sono “nati attivisti” e “attivisti moriranno”, spesso senza aver mai ottenuto un solo obiettivo politico di rilievo, salvo magari la vittoria di qualche battaglia referendaria. Invece è la pazienza la virtù dei forti. Tanto più quando l’obiettivo è di avere tra qualche anno un movimento politico che sostenga proposte politiche opposte a quelle del partito unico delle due (ora tre) coalizioni e dei governi tecnici che hanno preceduto il partito unico, i quali (intendo riferirmi sia al primo che ai secondi) hanno distrutto l’Italia nell’ultimo ventennio: peggiorando le condizioni economiche di molti; e delapidando un immenso patrimonio istituzionale e culturale.
3. In particolare, nel mio progetto, l’iscritto all’associazione avrebbe questi pochi doveri:
i) partecipare all’Assemblea nazionale, a partire da quella costitutiva che si svolgerà in gennaio. E’ un dovere importante, perché la presenza di molte persone crea l’entusiasmo necessario allo “stato nascente”, che è la condizione ideale per iniziare qualunque progetto. Questo dovere ne comporta alcuni altri, che sono corollari. In particolare votare nelle assemblee, se e quando si voterà. L’ideale è procedere per molto tempo tramite acclamazioni e non votare, ma si vedrà;
ii) individuare (almeno) una persona – un fratello, un parente, un amico, un conoscente –, che si pensa possa essere interessata al progetto, e persuaderla ad iscriversi all’associazione. Chiamiamolo dovere di proselitismo personale;
iii) collaborare con gli iscritti che risiedono nella sua città di residenza o di lavoro (verrete messi in contatto dal coordinamento dell’associazione) ad organizzare un’assemblea cittadina da tenersi nel periodo che corre da febbraio a luglio, nella quale verranno discussi i temi che costituiscono il cuore del progetto politico. Impegnarsi perché l’assemblea riesca al meglio. Contattare e poi coinvolgere nel progetto le persone che si dimostrino interessate. Chiamiamolo obbligo di proselitismo collettivo;
iv) pagare una modesta quota annuale di iscrizione (25 euro sono necessari);
Tutto il resto è rimesso alla libera volontà dell’interessato.
4. I soci hanno anche diritti. Coloro che lo desiderino, si dichiarino disponibili, e credano di avere le capacità necessarie, hanno il diritto di partecipare alle assemblee cittadine come relatori e di candidarsi all’organo direttivo.
I soci hanno il diritto di partecipare al dibattito relativo ai profili, per così dire, sovrastrutturali del programma del movimento politico che si vorrebbe costituire. Profili che sono senza dubbio i più rilevanti e che tuttavia devono essere inquadrati in un progetto di struttura economico-istituzionale, per non essere intesi come meri desideri o stili di vita.
Un ulteriore diritto è quello di essere iscritti ad altre associazioni, simili o analoghe. Insomma, è ammessa la doppia tessera. Tutti coloro che siano già iscritti in partiti o a laboratori di idee politiche o in associazioni politiche sono i benvenuti, sempre, naturalmente, che condividano nel fondo, i sette punti del programma enunciati nell’Appello al Popolo lavoratore.
5. Così chiarito il progetto, vi invito a leggere l’Appello al Popolo lavoratore (mi riferisco a chi non lo avesse ancora letto). Mi raccomando non siate settari. Essendo il frutto della partecipazione di quattro persone, nemmeno io condivido tutto, in particolare per quanto riguarda l’analisi. E’ normale che sia così. Tuttavia se condividete in linea di massima i sette punti programmatici, spero che senz’altro aderiate (i frequentatori assidui eviteranno che io torni alla carica con una email individuale!). L’adesione all’appello è soltanto una approvazione di massima del contenuto del medesimo. Diverrete anche destinatari dell’invito a partecipare all’assemblea che mi auguro costituirà l’associazione. Per aderire inviate una email a movimentopopolarediliberazione@gmail.com, indicando nome, cognome, città e professione (ci è utile conoscere le competenze delle quali disponiamo). Se poi volete (anche) dialogare con me e aggiungere altre informazioni come il numero di telefono, scrivete un’altra email inviandola a appelloalpopolo@gmail.com
6. Per semplificare il vostro compito, riporto la parte dell’Appello che contiene la proposta politica. L’analisi, relativa all’avvento del governo Monti, è molto simile a quelle che avrete letto in abbondanza in questi giorni, perciò la espungo.
Il “programma deve fondarsi su sette principali proposte politiche:
(1) l’uscita dall’Unione europea e dalla NATO, la chiusura della basi americane, il ritiro di tutte le missioni militari all’estero, per riconquistare la piena autodeterminazione politica e porre fine ad ogni politica colonialista.
(2) L’abbandono dell’euro e la ripresa della sovranità monetaria.
(3) Il controllo pubblico sulla Banca d’Italia e l’intero sistema bancario e assicurativo.
(4) La nazionalizzazione o la protezione dei settori vitali dell’economia nazionale, e il rafforzamento della gestione pubblica dei beni comuni come l’ambiente, l’acqua, l’energia, l’istruzione, la salute.
(5) Una moratoria sul pagamento dei debiti esteri affinché gli eventuali sacrifici richiesti al popolo lavoratore servano per salvare il paese e non per ingrassare la grande finanza predatoria straniera.
(6) Un piano nazionale per il lavoro, per debellare la disoccupazione.
(7) La difesa e il rilancio della Costituzione repubblicana per un Parlamento popolare eletto con legge elettorale proporzionale”.
Sono uno dei pochi a non aver ricevuto nessuna mail pur avendo dato la mia disponibilità alla costruzione del MPL, ma non c'è problema.
Concordo con Stefano sul modo di intendere la "militanza" e della necessità di fornare una associazione VERSO il MPL e non il MPL subito.
Io sono qua.
Ciao a tutti
Giancarlo, la ragione per la quale non ti ho scritto è che sapevo che già avevi aderito, come alcuni altri amici.
Ciao
Stefano
Non capisco.
Si sceglie il nome, invero altisonante, di Movimento Popolare di Liberazione, e poi i doveri di chi aderisce si riducono alla partecipazione ad un'assemblea nazionale, a trovare almeno un altro che si iscriva, a fare un'assemblea locale/ comunale e a pagare la modica quota di iscrizione.
Un po' poco per un movimento di liberazione …
Se si tratta di costituire un'associazione culturale, divisa in circoli sul territorio, in cui si discute amabilmente e si passa in compagnia qualche pomeriggio la cosa potrebbe andar bene, ma un movimento di liberazione richiede ben altro impegno, e soprattutto richiede che chi aderisce accetti di correre rischi personali nella lotta contro il nemico e l'occupatore!
Scusatemi, ma continuo a non capire …
Eugenio Orso
Ho letto l’appello per il “Movimento Popolare di Liberazione” e condivido sia gli obiettivi programmatici, sia l’impostazione politica. Però l’analisi mi sembra si limiti ad un orizzonte euro-americano, evitando di considerare i restanti 4/5 dl mondo, nei quali si giocano le partite decisive per la sorte futura dell’Umanità intera.
Mi si può facilmente e giustamente obiettare che, dovendo comunque fissare un punto di partenza, cominciamo dal punto nel quale ci troviamo, qui ed ora, cercando di aggregare il maggior numero di persone.
D’accordo, però…molto schematicamente, faccio presente che nel resto del mondo (Asia, Africa, America Latina) esiste una fertile biodiversità politica (da noi siamo ridotti alla monocultura), con attori spesso ambigui e contraddittori, ma che comunque operano a tutto campo nello scacchiere mondiale. L’imperialismo gioca le sue partite in questo scacchiere per risolvere la sua crisi, ma trova una serie infinita di difficoltà e quindi lo sbocco più probabile è la guerra. Però gli imperialisti (americani in testa con codazzo europeo) non sono impulsivi come i loro omologhi nazifascisti di un tempo: sanno aspettare e giocano le loro carte con astuzia, seguendo la vecchia e ben collaudata strategia dell’Impero romano: “divide et impera” coniugata però con la nuova e inedita strategia di aggressione mediatica, capace di mietere più vittime di una bomba atomica.
Mentre noi discettiamo sulla crisi dell’euro, gli strateghi del Pentagono tengono costantemente gli occhi fissi sul mappamondo e dove precisamente? su una linea di fuoco che passa per: Siria, Venezuela, Zimbabwe, Sudan, Corea del Nord, Iran, Bielorussia, Eritrea, Cuba, e poi Pakistan, Cina, Russia, Equador, Bolivia, Argentina, Algeria ecc.abbracciando l’intero pianeta , Europa esclusa (più o meno tutti i paesi che non ospitano basi militari americane sul loro territorio).
Se ognuno di questi paesi è per loro (eufemisticamente) un “problema” , beh allora dovrebbe esserlo anche per noi, nel senso che dovremmo fare valutazioni geopolitiche opposte a quelle dell’imperialismo.
Ma per molti non è così: la guerra contro la Libia è stato un esempio terribile di collusione fra le varie frange della “sinistra” (ma quale?) e gli artefici dell’aggressione euroamericana. Non si tratta di un episodio isolato: la linea del fuoco abbraccia, come ho detto, l’intero pianeta e una nuova aggressione, sotto le mentite spoglie di “guerra umanitaria”, può prodursi ovunque in qualsiasi momento.
Non vorrei, a quel punto, avere l’amara sorpresa di trovarmi a fianco di gente dalla quale, al di là della convergenza anti euro, mi divide un abisso. Mi riferisco per esempio, agli esponenti del cosiddetto “Campo antimperialista” che ai miei occhi sembrano sostanzialmente dei liberali poveri (si pensi alle tesi dell’ultimo della lunga schiera dei “revisori” del marxismo, Moreno Pasquinelli): infatti nei diversi scenari configurati o configurabili nei vari punti della linea di fuoco, li vedo quasi sempre collocati dall’altra parte: il loro “antimperialismo” è così acceso, che dopo il fatidico 11/9/2001 hanno sposato in pieno la versione ufficiale dell’attentato terroristico “da parte di Al Quaida – Bin Laden”, rovesciando però il pathos dell’evento: invece di solidarizzare con la “vittima”, facevano il tifo per la Jihad islamica…cioè la stessa “macchina” che ha poi massacrato Gheddafi.
Non vorrei nemmeno trovarmi a fianco di trotzkisti impenitenti (PCL e simili) che auspicano uno smembramento della Repubblica Popolare Cinese, in perfetta sintonia con il Dalai Lama, con il “premio nobel” (!) Liu Xiao Bo e con la Cia che li sovvenziona.
Non si tratta, da parte mia, di settarismo o difesa della purezza rivoluzionaria; al contrario, questi valori negativi (che io rigetto) appartengono a loro , non a me. Sono loro che, in nome della purezza, disprezzano Gheddafi, Lukashenko, Chavez , Assad, Putin, Mugabe, Kim Jong Il ecc. e sono pronti ad unirsi agli ascari dell’imperialismo nell’impresa gloriosa di sopprimerli (per il primo della lista, missione compiuta!).
No, con questi qui non mi fermo nemmeno per bere un caffè…Chi lo fa (Stefano D’Andrea!), lo fa a suo rischio e pericolo!
Luciano Pietropaolo – Milano
Tento di rispondere ad Egenio e Luciano.
Esiste la teoria del battito d'ali di farfalla. Ciò che è conosciuto come la minore perturbazione e la più leggiadra forma di spostamento d'aria può scatenare (stando a questa teoria) uragani da qualche parte del mondo.
http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_farfalla
Tale teoria si rifà alle teorie più complesse del caos, ovvero delle incertezze ultime che possono generare incredibili imprevisti. Insomma non possiamo prevedere tutto, perchè il tutto è al di là della nostra comprensione e della portata dei più potenti calcolatori disponibili.
Partiamo quindi come volo di farfalla. Questo ci è concesso. Mi sembra che i punti programmatici siano, anzi, ben più di un battito d'ali di farfalla, forse siamo addirittura sul volo di un falco che con vista aguzza osserva la preda per poi scendere in picchiata.
Può essere una bicchierata all'inizio, ma credo anche che un'inizio ci debba pur essere. Se poi resterà una questione solo enologica anche nel futuro, i dubbi di Eugenio avranno trovato conferma. A posteriori, però, e non a priori.
A Luciano voglio solo ricordare che il Divide et Impera è l'arma più letale verso ogni tentativo di raggiungimento della massa critica. Se ne sei così consapevole perchè inizi già da subito? Proviamoci, e teniamo a mente tutti i distinguo.
Piuttosto, come correttamente sottolineato, io mi preoccuperei dell'aspetto mediatico. Nessuno tranne loro hanno accesso ai media. Ancora adesso si sente parlare di Libia liberata e l'Iran è sempre sotto le feroci e irragionevoli critiche dei TG, segno che ormai i tempi sono maturi anche per quell'invasione.
Ma occorre ricordare che stiamo vivendo tempi caotici, e proprio nel caos trova la sua maggiore applicazione l'effetto farfalla.
Nessuno sa quanto resisterà l'euro e quali scossoni provocherà la sua caduta. Siamo alla resa dei conti, e nessuno può oggi prevedere chi pagherà e come.
Potrebbe quindi essere che una bicchierata tra amici scateni l'inferno da qualche parte, e travolga e sconvolga i panorami conosciuti.
Questo rientra nelle possibilità. Basta saperle cogliere e rispettare per quello che valgono.
Ricordo solo che la battaglia certamente persa è quella mai combattuta….
La teoria del battito d’ali di farfalla è un derivato grossolano di elaborazioni matematiche molto astratte, che non ha alcun valore euristico, ma serve solo come addobbo retorico agli operatori mediatici, soprattutto americani (infatti l’ hanno infilata persino nei dialoghi di Jurassic park).
Più consono mi sembra riallacciarsi a Bismark: in politica bisogna saper individuare la diagonale del parallelogramma delle forze, malgrado sia difficile, se non impossibile, conoscerne a priori l’ intensità e la direzione.
Forze anti euro e anti UE ce ne sono certamente in Italia, ma i loro potenziali si trovano attualmente più a destra che “a sinistra”, perciò è su quel versante che bisognerebbe assumere iniziative, ma se il bagaglio appresso è quello cui ho fatto cenno nel post precedente, non si andrà molto lontano, anche se le farfalle sbattono le ali! Esso non porterà alcun contributo al raggiungimento della “massa critica”, al contrario agirà come anticoagulante.
Insomma, una cosa è la convergenza di forze, anche le più disparate, su un progetto di uscita dalla gabbia europea, altra cosa è la costituzione di un movimento privo di visione geopolitica, che si sfalderebbe al primo impatto: è storia che abbiamo già vissuto, nel passato remoto e recente.
Luciano Pietropaolo
Grazie Tonguessy.
Anche io risponderò a Luciano ed Eugenio. Però tra qualche giorno e con calma. Perché sarò assente dalla tastiera per due o tre giorni (sto rubando due minuti agli esami che sto svolgendo).
Ho postato l'articolo di Marcos, che lessi nel 2001 e che mi entusiasmo'. Credo che meriti di stare in prima posizione per un paio di giorni.
@Luciano:
curiosa questa tua chiosa. Ammetti l'inconsistenza del parallelogramma di Bismark ma l'effetto farfalla sarebbe solo un "derivato grossolano". E la finezza di intuire le forze in campo (quante? un paio solamente per semplificare?) senza conoscerne l'intensità dove sarebbe?
Siamo seri: se non si conosce nè la quantità nè l'intensità delle forze in campo una qualsiasi previsione è solo impossibile, dato che siamo in pieno caos.
Le previsioni sensate possono essere date solo se esistono dati precisi su cui applicare modelli coerenti e validi. Se non esistono dati precisi neanche nel caso del parallelogramma ipersemplice di Bismark è possibile tentare l'approccio ad una sensata previsione.
Sembra però che dei dati tu li abbia: questo è un movimento privo di visione geopolitica. Come sei entrato in possesso di questo dato? Chiedere l'uscita dalla NATO è forse il segno inequivocabile di tale mancanza di visione?
Forse hai anche degli altri dati che ignoriamo. Se così fosse, ti pregherei di tenerci al corrente. Sia mai che il parallelogramma abbia forze e intensità identificabili, e possa così produrre previsioni chiare grazie a modelli conosciuti.
Nel caso contrario succede che, non sapendo quali siano le forze nè quale sia la loro intensità, non possiamo azzardare NESSUNA ipotesi. Potrebbe verificarsi, ad esempio, che un semplice slogan diventi un potente catalizzatore per tutti gli insoddisfatti che attualmente si trovano a vivere in Italia. Non puoi dimostrare il contrario.
Potrebbe anche succedere che il grado di putrefazione politica attuale abbia già attivato anticorpi tali per cui sia solo sufficiente del coordinamento per scatenare la guarigione. Non puoi dimostrare il contrario.
Potrebbe succedere che la distanza siderale tra politica e cittadini abbia superato la soglia di guardia, ed un programma statalista (nel senso migliore del termine) trovi immediata risonanza anche negli strati più storicamente inattivi della popolazione. Non puoi dimostrare il contrario.
Insomma o dimostri che quanto ho scritto (ed ho scritto solo tre cosucce tra moltissime) non ha nessuna consistenza (storica, politica, geografica, antropologica) oppure sei costretto ad ammettere che viviamo nella più grande incertezza, dove non riconosciamo più i valori che ci vengono imposti, dove non condividiamo più i progetti che ci vengono imposti, dove non comprendiamo più i messaggi che ci vengono propagandati.
Viviamo cioè nel caos di valori non condivisi perchè non condivisibili. O no?
Un problema grave con gli amici di rivoluzione democratica esiste. Non mi interessa se esso sia dovuto alle ragioni ipotizzate da Luciano. Soprattutto non mi interessa rendere pubblica la mia opinione sul punto. Con Moreno Pasquinelli è sorta un'amicizia. Quindi risolveremo il problema da amici. Certo la cosa è fastidiosa. Ma sono cose che accadono ed è meglio che i nodi siano venuti al pettine immediatamente. Non avevamo il medesimo progetto. Può accadere. In fondo ce ne siamo accorti anche abbastanza presto. Purtroppo dovremo scontare il fatto che agiamo sulla rete e abbiamo già coinvolto un certo numero di persone. Faremo del nostro meglio. Per il momento è inutile parlarne.
Salve, vi seguo con molta attenzione da tempo ormai, e ho ricevuto la vostra e-mail, anche se per problemi sia economici che logistici purtroppo non potrò partecipare attivamente. Ad ogni modo, ci tenevo particolarmente ad informarvi che nella giornata odierna per qualche ora il sito è stato totalmente bloccato e non vi era modo di accedervi. Non so se sia stato un evento voluto, o a vostra saputa.
Buona giornata.
Luca.