Scuola, covid e diritto allo studio
di DAVIDE VISIGALLI (FSI-Riconquistare l’Italia Genova; candidato Presidente Regione Liguria)
Si sviluppano mirabolanti piani iperdettagliati per il ritorno tra i banchi degli alunni a settembre. Rime buccali, R con zero, distanziamento fisico (per l’amor di Dio, non sociale che causa disagio), plexiglas con una o due s, DAD alternata, mascherine per tutti, entrata anticipata, lezione nei cinema, sono ormai concetti entrati nel linguaggio politico di questa strana estate. Direttive prese, dicono, per garantire il diritto allo studio.
Nel mio piccolo, ho sempre capito che per studiare servano i libri di testo. Che nelle scuole secondarie hanno un costo non indifferente. E qui blocco subito i nativi digitali e i loro followers. Ebbene sì, si pagano anche gli e-book, e senza particolari differenze di prezzo. Altro punto che non ho mai capito, ma è un’altra storia. A parte il blocco delle nuove adozioni per un anno, non si è pensato a rendere gratuiti, almeno per questa emergenza, i libri per le scuole secondarie? Ipotizzare almeno un bonus di acquisto come quello per le biciclette, vera urgenza del Paese a quanto pare.
Le famiglie sono in difficoltà, parecchi hanno perso o perderanno il lavoro, molti autonomi hanno avuto una riduzione delle entrate e un aumento delle spese, è probabile che molte cartolibrerie non riescano ad anticipare l’acquisto ai fornitori ecc; molti altri problemi li avrò certamente dimenticati. Non so, almeno garantirlo per la scuola dell’obbligo.
A meno di innovazioni tecnologiche sbalorditive e a costo zero, se oltre le rime buccali coperte da mascherine, non garantiamo la presenza di almeno un libro, tutta la retorica sul diritto allo studio è rumenta (spazzatura in ligure).
Il diritto allo studio è una parola grossa. Va garantito fino all’Università,senza artifizi retorici di propaganda classista o di casta,sia di destra che di sinistra. L’industria delle auto è uno dei nemici principali della vera uguaglianza nella nostra nazione,insieme alle caste dei liberi professionisti. Attraverso l’economia di mercato ,si infiltrano nella politica,che diventa lo scudo dei loro interessi,mantenendo alto il livello della disparità sociale. Attraverso le loro pubblicità inquinano l’etere di nuovi diritti o parole come l’uguaglianza di genere e lasciano,nello stesso tempo,una marea di povertà e disuguaglianze alle spalle,che poi diventa “mondiale”,non più nazionale. La questione del virus ha fatto emergere o incentivato infatti l’utilizzo di nuove parole sui media e dipinte in un contesto non più nazionale,ma relativa al pianeta per intero. Così era scritto sui mezzi televisivi o sui giornali. Un modo per distrarsi dai problemi interni,spostando il baricentro altrove. Ma come noi sappiamo,soltanto lo Stato può garantire quei diritti fondamentali,che stanno alla base della società.
La tassazione progressiva non può che essere uno degli strumenti fondamentali per combattere questa guerra. Se ne deve diffondere l’idea il più possibile. Ora che persino in Russia,attraverso il referendum,si è espressa l’idea di abbandonare la flat tax,in quanto Putin vorrebbe apparire più populista e riguadagnare popolarità tra gli strati più bassi,se pure con metodi risibili(è troppo poco) e nulle finalità, forse soltanto propagandistiche,avvantaggiare in Italia sempre i più agiati con politiche fiscali come la Flat Tax è inammissibile(cosa farebbero quelli della Lega quando non potranno più dire “l’hanno fatto in Russia”?).