Juan Torres Lòpez è un professore spagnolo che insegna Teoria economica ed Economia politica all'università di Siviglia (
qui la sua scheda personale). Autore di diversi libri e manuali, cura il blog
Ganas de Escribir, dove pubblica le sue analisi su diversi temi, in particolare sulla situazione politica ed economica della Spagna .
L'articolo che propongo ha un interesse di particolare attualità. Intanto perché qui da noi ultimamente si sprecano i peana alla prossima – se non addirittura già avvenuta – ripresa economica della Spagna, che grazie all'aver saputo operare le necessarie "riforme strutturali" ora ne gode il meritato premio: un monito alla nostra inveterata negligenza e alla nostra incomprensibile idiosincrasia per i sacrifici che "ci chiede l'Europa". Poi per i messaggi propagandistici che anche lì, come da noi e probabilmente in tutta Europa, stanno arrivando sempre più copiosi (e sfacciati) a mano a mano che ci avviciniamo alla scadenza elettorale accompagnata dai timori di un'affermazione degli euroscettici. Aspettiamoci, per i prossimi mesi, una fioritura di rosee previsioni, di tunnel che finiscono, di chiari segnali che l'occupazione riprende – o riprenderà.
Le enfasi, le note fra fra parentesi quadre e a pié pagina sono mie.
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Juan Torres Lòpez: La profezia di Mariano.
Il precedente venditore di fumo [Zapatero] era quello che parlava di verdi germogli. Ora Mariano Rajoy usa un tono ancora più poetico, e parla di "un domani pieno di giorni azzurri e soleggiati".
Può darsi che la mossa sia vincente nell'immediato, ma mi sembra inevitabile che prima o poi – probabilmente prima – si riveli inefficace e si ritorca contro tutti. Il governo del sostegno ai grandi gruppi economici e alle banche (preoccupati degli effetti della catastrofe elettorale che potrebbe investire i due partiti di maggioranza alle prossime elezioni europee), lancia ai quattro venti una profezia con la speranza che si auto-avveri in qualche modo e il più rapidamente possibile. Un vecchio trucco.
Affermando continuamente che tutto sta cambiando, che usciamo dalla crisi, che le imprese migliorano e che l'occupazione tornerà a crescere, si cerca di generare il convincimento e la sufficiente fiducia affinché il denaro ricominci a circolare, aumenti il consumo privato, riemerga il credito e si aggiungano ulteriori investimenti a quelli che si stanno verificando in alcuni settori immobiliari da parte di capitali e fondi investimento esteri.
Da quando questa operazione è iniziata, si è potuto costatare che ha avuto successo e promosso una certo recupero dell'attività, per quanto non è possibile ancora confermarlo statisticamente, né globalmente ne tramite gli indicatori reali di occupazione o vendite.
Tuttavia, per quanto si produca una certa riattivazione dell'attività, è molto improbabile – per non dire impossibile – che questo miglioramento (ammesso che si stia verificando realmente e non sia un solo un miraggio) possa consolidarsi a medio termine e comporti un recupero effettivo dell'economia spagnola, per diversi importanti motivi.
– Primo: Diversamente da quanto dice Rajoy, il governo non ha conseguito nessun consolidamento fiscale. Al contrario il debito, sotto il suo mandato, è aumentato battendo ogni record storico, e continuerà ad aumentare per quanto si continui a tagliare le spese, dal momento che ciò che alimenta il debito sono gli interessi e la caduta dell'attività economica che quegli stessi tagli producono. Da qualsiasi parte lo si guardi, il volume raggiunto dal nostro indebitamento pubblico e privato è tale da renderne materialmente impossibile il rimborso, ed è inevitabile prima o poi un collasso che obblighi a una qualche ristrutturazione che produrrà considerevoli perturbazioni di ogni genere.
– Secondo: E' falso che il problema delle banche sia risolto. La stragrande maggioranza dei nostri istituti, e non solo le vecchie casse di risparmio, rivelerebbero una situazione di chiara insolvenza se solo i bilanci venissero valutati senza la generosità con cui si cerca di nascondere i miliardi di attivo svalutato e di crediti inesigibili. Quindi, il necessario riavvio del credito non si produrrà né a breve né a medio termine.
Inoltre, l'assenza di riforme della finanza internazionale provocherà presto nuove ondate di crisi bancarie e scoppio di bolle, associate a un continuo ed esplosivo aumento del debito in tutto il mondo, da cui la Spagna non potrà uscirsene illesa.
– Terzo: Il governo non ha implementato nessuna misura di stimolo all'economia spagnola, ed è un'ingenuità enorme pensare che il settore immobiliare potrà di nuovo fungere da motore o che l'economia si riattivi da sola, senza una locomotiva che la trascini.
– Quarto: E' falso che si stia recuperando occupazione. Al contrario, si registra una crescente perdita di posti di lavoro e una diminuzione della popolazione attiva, sia per l'uscita di immigranti, sia per la rinuncia di molti a cercare un impiego a causa della mancanza di prospettive. Il consolidamento di un modello occupazionale ancora più precario e con salari ancora più ridotti, anziché essere la formula per uscire dalla crisi si sta convertendo nella fonte di un'attività globale sempre più depressa.
– Quinto: Come dimostrano diversi rapporti, puntare – come fa il governo – sulla domanda esterna per rilanciare l'economia è una strategia a medio termine piuttosto rischiosa, perché tutti i dati fanno prevedere una notevole caduta del commercio su scala internazionale. Una caduta che sarà ancor più rilevante in Europa, a causa delle politiche di austerità imposte.
– Sesto: La svalutazione salariale, l'incremento impressionante delle disuguaglianze e l'aggressione sistematica ai diritti sociali produrranno reazioni che – per quanto prepotentemente si cerchi di criminalizzarle [1] – provocheranno un deterioramento del clima sociale entro che non lascerà spazio al consolidamento di un recupero effettivo e durevole dell'economia.
Insomma, è possibile che l'insistenza nel diffondere la profezia provochi un cambio di atteggiamento nella popolazione, e che la fiducia acquisita, la perdita iniziale della paura che in questi anni ha attanagliato la popolazione, permetta di dare un impressione di miglioramento economico, o addirittura produrre un miglioramento effettivo. Ma sarà senza dubbio debole ed effimero, perché non uno degli elementi che possono sufficientemente sostenerlo è disponibile.
Non è un caso che il governo spagnolo e le istituzioni che ora cercano oggi di convincerci della prossima uscita dal tunnel e dei prossimi giorni azzurri e soleggiati siano gli stessi le cui predizioni, negli ultimi anni, si sono sempre dimostrate sbagliate. Si sbaglieranno ancora una volta e ancora una volta le loro predizioni si riveleranno disgraziatamente fasulle. Come del resto è logico che accada quando le si fanno solo per agevolare l'avvio di riforme che interessano unicamente i grandi gruppi economici e finanziari, ancorché presentate come efficaci rimedi contro la crisi.
Per quanto don Mariano e i suoi si impegnino, non si esce da un buco sollevandosi per i capelli. Gli unici che davvero si avvantaggiano delle politiche di Rajoy sono coloro che da sempre insistono perché la popolazione continui a "comulgar con ruedas de molino" [ letteralmente: fare la comunione con pale di mulino al posto delle ostie; ovvero usare dei paracarri come supposte, se mi è consentita questa inelegante traslitterazione della metafora].
Per uscire dalla situazione in cui si trova l'economia spagnola occorrono altre strategie, che passano innanzitutto dall'aumento della capacità di spesa e della domanda aggregata, dal recupero dei finanziamenti e dall'implementazione di nuove forme di attività e motori endogeni per creare ricchezza e occupazione. Questo si potrebbe conseguire con la ristrutturazione del debito, le nazionalizzazioni bancarie, le riforme fiscali e politiche che rigenerino l'attività industriale a partire dal mercato interno.
Tutto questo con l'euro sistema, se disponibile , oppure senza, o con una moneta complementare come fase intermedia. [2]
[1] L'autore si riferisce alla recente "legge museruola" del governo Rajoy, che aumenta la repressione contro l’opposizione politica e le pene contro chi promuove o partecipa a manifestazioni ritenute ‘illegali’.
[2] La prima delle tre ipotesi è solo teorica: un programma come quello che l'autore delinea implica il disconoscimento di tutto l'impianto eurista.
Mauro Poggi – Ars Liguria
Pubblicato anche su http://mauropoggi.wordpress.com/
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