Italia-Tunisia: il primo vertice intergovernativo è stato un successo
di POLIKOS (Marco Valerio Solia)
La visita in Tunisia dei più alti esponenti del governo italiano ha offerto a Roma una sponda preziosa per tutelare i propri interessi strategici nella regione. L’attacco a Tripoli ad opera del generale Haftar, il colpo di Stato in Sudan e la liquidazione del presidente Bouteflika in seguito alle proteste algerine hanno imposto al nostro Paese il consolidamento delle relazioni con quegli attori interessati ad una stabilizzazione del Nord Africa, resa ogni giorno più precaria.
Non è un mistero che al centro delle preoccupazioni italiane vi siano soprattutto i dossier su Libia, sicurezza degli approvvigionamenti energetici ed immigrazione, temi su cui Tunisi è pronta a dare una mano. L’esito positivo del vertice italo-tunisino ha fornito al nostro Paese un po’ di ossigeno dopo giorni particolarmente caldi, in cui la telefonata di endorsement fatta da Trump a Haftar ha ulteriormente complicato la nostra posizione nell’area, con buona pace della “cabina di regia” ventilata in passato dagli americani. Il sospetto è che gli Stati Uniti stiano presentando all’Italia il conto della firma del MoU con la Cina. Il dietrofront libico è stato peraltro preceduto di pochi giorni dall’annuncio, avvenuto il 24 aprile, sull’estensione delle sanzioni di Washington (rivolte contro l’importazione di petrolio iraniano) anche per gli otto Paesi (tra cui il nostro) che ne erano inizialmente esentati.
È in questo quadro che va letta la sempre più stretta collaborazione con il Qatar, che il presidente del Consiglio italiano ha visitato a inizio aprile, ultimo di una serie di incontri avvenuti tra i maggiori esponenti politici dei due Paesi. La vicinanza con Doha, avversata dalle monarchie del Golfo e dall’Egitto, è ancora molto utile in Libia, dove insieme alla Turchia continua a sostenere Serraj. Proprio Erdogan ha incontrato lunedì scorso il ministro degli Interni di Tripoli Fathi Bashaga, a dimostrazione di come i partner regionali del Gna libico non accettino alcuna capitolazione verso gli aggressori.
Segnali positivi, quelli giunti dalla Tunisia, dove questo lunedì si è svolta una missione d’affari capitanata da Confindustria, Associazione Bancaria Italiana e dall’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Presenti 48 aziende, 5 associazioni di categoria e 4 istituti bancari. Il giorno successivo ha visto la partecipazione del presidente del Consiglio, dei ministri dello Sviluppo Economico, dell’Interno (che si è recato al Museo del Pardo a rendere omaggio alle vittime dell’attentato del 2015), degli Esteri e della Difesa.
Sempre martedì si è svolto il Business Forum Italia-Tunisia, con la firma di diversi accordi tra i due Paesi, di cui quello più importante riguarda la realizzazione, prevista per il 2023, di un elettrodotto sottomarino, che apporterà una benefica interconnessione tra le due sponde del Mediterraneo. Il costo dell’opera è stimato intorno ai 600 milioni di euro, forniti per il 50% dall’italiana Terna e, per il restante, dalla controparte tunisina.
Il primo vertice italo-tunisino non si è però limitato al solo ambito economico: i due governi hanno infatti giocato di sponda per chiedere l’immediata cessazione delle ostilità in Libia, ribadendo la volontà di una soluzione negoziata che metta in secondo piano lo strumento militare rispetto alla diplomazia. Una perfetta sintonia quella di Giuseppe Conte con il primo ministro Youssef Chahed e con il presidente della Repubblica tunisina Essebsi, ancora più preziosa in questo tormentato frangente, dove l’Italia rischia una catastrofe umanitaria alle sue porte, dalle conseguenze difficilmente prevedibili.
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