L’IVA? Ce l’ha chiesta l’Europa!
30.000 MILIONI CONTRO 100 MILIONI (TAGLIO POLTRONE): LA PRIORITA’ SAREBBERO I 100 MILIONI?
La Finanzagentur, l’Agenzia per il debito del Governo tedesco, ha messo all’asta nei giorni scorsi sul mercato primario (al quale partecipano pochi fondi e banche autorizzate), 2 mld di Bund trentennali a tasso negativo: -0,11 (in pratica chi presta soldi al Governo tedesco deve pagargli anche un premio). Ne è riuscita a venderne però solo 800 mln. Il tasso d’interesse, in virtù del meccanismo d’asta, avrebbe dovuto quindi alzarsi e passare almeno in territorio positivo. E invece no; la Bundesbank, la banca centrale tedesca, come da prassi, ha ritirato l’invenduto dall’asta, per poi ricollocarlo sul mercato secondario in tempi successivi. Questo “modus operandi” se non palesemente in contrasto con il divieto di finanziamento da parte delle banche centrali nazionali, ai rispettivi governi (art. 123 T.F.U.E.), è quantomeno “borderline”, senza che mai nessuno in zona euro si sia permesso di alzare il ditino.
Grazie a questo semplice meccanismo, il governo tedesco, in collaborazione con la sua banca centrale, riesce da sempre a pilotare al ribasso il costo del debito pubblico, tanto da gravare sui prossimi bilanci per appena lo 0,75% circa del PIL, su uno stock di debito che ha raggiunto i 1.927.156,39 di euro al 31.12.2018.
In Italia invece la gestione del debito pubblico è affidata alla Direzione II del Ministero del Tesoro, che fin dal 1981, anno a partire dal quale la Banca d’Italia è stata esonerata dall’obbligo di acquistare i TDS emessi dal Governo, utilizza per le aste sul mercato primario, il meccanismo dell’asta marginale, che consente di aggiudicare tutta la partita dei titoli messi all’asta al prezzo più basso offerto, e quindi al maggior costo per lo stato italiano. Per questo motivo le aste dei titoli di stato italiani registrano regolarmente una domanda largamente superiore all’offerta, senza che questo si traduca neanche lontanamente, in un significativo avvicinamento dei tassi d’interesse italiani a quelli tedeschi.
Pertanto su uno stock di debito che ha raggiunto i 2.386.196,60 di euro (31.12.2018), il governo italiano deve sostenere un costo pari al 3,5% circa del PIL, per interessi sul debito pubblico.
Ciò si traduce in decine di miliardi di interessi in più, che lo Stato deve reperire sul mercato o con le tasse (in ottemperanza al pareggio di bilancio) e precisamente, sul bilancio di previsione per il 2019 ammontano a 64 mld di euro circa, per quanto riguarda l’Italia e solamente 30 mld di euro circa, per la Germania.
Sono 34 miliardi di euro in più che paghiamo rispetto alla Germania, che vengono reperiti attraverso le famose riforme: leggi tagli a sanità, pensioni, scuola, infrastrutture, etc., pena l’automatica applicazione del famigerato aumento dell’IVA, come sancito dalle “clausole di salvaguardia”.
Quindi anche se l’obiettivo deve rimanere quello di riconquistare la sovranità (fiscale e monetaria in primis), con la contestuale riforma della banca centrale, per sottrarre del tutto il finanziamento pubblico dai ricatti dei mercati finanziari, è indubbio che una gestione del debito come quella del tesoro Italiano, appare del tutto spostata a tutela del profitto dei potentati finanziari e a discapito del Popolo Italiano, con una ormai trentennale politica redistributiva, di decine di miliardi all’anno, dal basso verso l’alto.
L’esatto contrario dalle prescrizioni del dettato costituzionale.
SERGIO BRUNI (FSI Viterbo)
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L’IVA È UN CRIMINE EUROPEO CONTRO IL POPOLO: VA ABOLITA
Sapevate che l’IVA ce l’ha chiesta l’Europa? L’IVA è la più iniqua delle imposte, un crimine contro le classi più deboli, alle quali viene sottratto oggi quasi un quarto del proprio stipendio (già tassato e tartassato) su ogni cosa che consumano.
L’IVA è stata introdotta in ITALIA nel 1972 in attuazione di una direttiva europea del 1967 e sempre su impulso dell’Europa è stata progressivamente innalzata (il 25% è lì che ci aspetta inesorabile), facendo gravare sulle classi più deboli il peso del rigore contabile europeo, in una incredibile e criminale opera di redistribuzione della ricchezza verso l’alto.
Patetici buffoni oggi si agitano, a soli fini propagandistici, facendo finta di voler scongiurare l’aumento dell’IVA prossimo venturo, senza dirvi che per riuscire nell’obiettivo dovranno comunque trovare le coperture necessarie per non sforare i parametri europei, per l’Italia stranamente più rigidi che per gli altri Paesi (cioè dovranno infilarvi comunque il cetriolo in un altro orifizio).
L’IVA va eliminata, ma esiste un solo partito che ne propone l’ABOLIZIONE e, ovviamente, non è in Parlamento: http://frontesovranista.it/la-riforma-tributaria-dellars-d…/
Ci arriverà per la ricostruzione, perché questi lasceranno solo macerie.
Intanto godetevi nella foto i COMUNISTI, prima che si prostrassero a 90 gradi al sogno europeo, in uno stralcio preso da pag. 4 della relazione di minoranza, sul disegno di legge per la delega legislativa al Governo della Repubblica per la riforma tributaria, presentata il 30/09/1971 dai deputati COMUNISTI Raffaelli, Vespignani e Lenti alla VI Commissione Permanente (finanze e tesoro) della Camera dei Deputati: http://legislature.camera.it/…/la…/stampati/pdf/16390006.pdf
LORENZO D’ONOFRIO (FSI Pescara)
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