Ci hanno rubato i sogni (lettera aperta a Greta Thunberg)
di SAVERIO SQUILLACI (FSI Reggio Calabria)
Cara Greta,
quando avevo la tua età non pensavo ai cambiamenti climatici, anche se già allora se ne parlava con la stessa drammatica enfasi che usi anche tu oggi. Alla tua età sognavo di diventare un musicista scrivendo canzoni ed ero già consapevole del fatto che avrebbe potuto non accadere, essendo anche e soprattutto una questione di opportunità e di fortuna. Così, poco dopo, ritenendomi una persona valida e per certi versi brillante, ho pensato che avrei fatto meglio ad iscrivermi ad un corso di laurea. Continuavo a suonare e a sognare ma con i piedi per terra. Sai, io sono nato e vivo in una terra “di periferia” e da ragazzo la sola idea di andare a fare un provino o registrare un brano da spedire ad una casa discografica presumeva dei costi che ne la mia famiglia, ne tanto meno io, eravamo in grado di sostenere. Per questo motivo avvertii da subito l’esigenza di lavorare e in quel momento mi resi conto di quale fosse il contesto in cui vivevo. Purtroppo dopo più di vent’anni è la stessa identica storia dei giovani che finiscono le scuole superiori.
Quando avevo vent’anni Schengen c’era già, i confini aperti sono un’idea meravigliosa ma purtroppo, essendo noi persone e non dati binari, abbiamo bisogno di avere il denaro per comprare un biglietto aereo o del treno. Certo potremmo camminare con uno zaino sulle spalle, inquineremmo di meno, ma poi dove andare a dormire? Cosa mangiare? Tu come riesci a girare il mondo continuamente, mi piacerebbe saperlo!
Mi feci coraggio! Allora come oggi, era forte l’idea che necessitava conoscere il mondo, uscire dai confini nazionali. L’unico lavoro che avevo trovato e per il quale sarei stato sicuramente pagato era quello di assistere malati gravi in ospedale. Andata! Riuscii a raccogliere il denaro per volare in Inghilterra a fare il cameriere ed imparare l’Inglese! Lo stipendio che guadagnavo lì mi permetteva solo di sostentarmi da un mese all’altro e ad un certo punto decisi che era meglio rientrare.
Una volta tornato a casa, mi resi conto che conoscere l’inglese nel luogo in cui vivevo non mi sarebbe stato di alcuna utilità, ne tanto meno laurearmi. I famigerati concorsi pubblici, di cui si parlava un tempo, erano già chimere e mantenersi gli studi con le proprie forze era un’impresa titanica. Dovevo lavorare! Ma dove trovare lavoro? Spostarsi in un altro luogo, certo! Ma con quali soldi?
Suonavo… quel sogno da adolescente mi dava il minimo indispensabile per mantenermi gli studi ma non per mettere da parte e tentare di emigrare. Poi conobbi la ragazza che sarebbe diventata mia moglie! Dopo qualche anno desideravamo sposarci. Sai, quella cosa un po’ retrograda e antica che ancora qualcuno ha il folle desiderio di fare! Ci amavamo e decidemmo di farlo comunque!
Ci amiamo ancora! Io continuo a non avere un lavoro stabile dopo più di vent’anni e il riscaldamento climatico non è tra i problemi più grandi che devo affrontare. Ho anche un figlio. Un bambino gentile e intelligente, sereno, che avrà gli stessi problemi che ho avuto io da ragazzo!
Cara Greta, non ho mai potuto versare un centesimo di contributi e probabilmente, quando cominceranno gli acciacchi e le malattie, la sanità privata sarà totalmente al di fuori delle mie possibilità. Guardo mio figlio e a volte mi vergogno per non aver saputo fare di meglio ma mi è rimasta la dignità e una famiglia, la mia, piena d’amore e di comprensione reciproca, nonostante le difficoltà con cui ognuno di noi è tenuto a fare i conti, sempre!
Tu, cara ragazzina, fai bene a sensibilizzare le persone su questioni così gravi e fai bene a parlarne con i potenti della terra che, con mia grande sorpresa, ti danno udienza ogni volta che lo vuoi. È vero! Sono loro i responsabili dei danni causati al pianeta, non noi! Spero davvero che ti ascoltino e che non ti usino per dare nuovo lustro alla parola “green” e sfruttarla al fine di incentivare l’unica cosa che hanno davvero a cuore: il profitto!
Greta, tu sei giovane e piena di speranza. Io che ormai ho più di quarant’anni sono un po’ più disilluso e non riesco a credere che le stesse persone che hanno rubato i miei sogni, possano realizzare i tuoi. Vedi, ciò che volevo io era semplicemente un po’ di stabilità e oggi una vecchiaia senza il rischio della miseria, magari anche un barlume di futuro per mio figlio. Tu addirittura chiedi che venga cambiato un intero sistema globale di produzione e di profitto, di colonizzazione dei popoli e delle loro risorse.
Tu credi che le stesse persone che hanno messo in piedi tutto questo per il proprio interesse e i propri guadagni, decidano improvvisamente di fermarsi a riflettere e passare ad un tipo di economia sostenibile e di conseguenza ad un’equa redistribuzione della ricchezza e delle risorse tra i popoli. Soprattutto, tu credi che le stesse persone che non hanno avuto la forza di impegnarsi per il diritto ad una vita dignitosa nelle loro città e per il loro popolo, improvvisamente si trasformino in un gruppo di attivisti pronti a tutto per salvare il mondo!
Sai Greta, i potenti sono furbi, ti accolgono ma già pensano a come far profitto sulla tua campagna per la salvaguardia del pianeta. E la gente, sai, la gente è ormai così tanto piena di alibi che responsabilizzarla sarà davvero difficile. Dico responsabilizzarla e non sensibilizzarla. Tutti noi siamo sensibilissimi a certi temi. Il problema è che ci hanno convinti che riusciremo a risolvere le situazioni “ognuno nel nostro piccolo”, evitando di gettare la plastica nell’umido o la carta nell’indifferenziata. Ma vedi se sono i potenti a decidere, l’unica cosa saggia da fare, sarebbe togliergli il potere. Hanno già fatto abbastanza danni, non credi?
Vorrei darti il mio umile consiglio, Greta. Non parlare più del pianeta e del riscaldamento globale. Tu, che ne hai la possibilità, parla alla gente e fagli capire che per avere un sistema eco-sostenibile, dobbiamo privare della capacità decisionale i potenti, utilizzando l’unica arma che abbiamo: la democrazia! Soffermati, per favore, sul concetto che per farla funzionare serve gente che si impegni, non solo nel suo piccolo ma anche e soprattutto insieme ai propri simili, facendo fronte comune e pretendendo delle leggi che impongano un modo diverso di considerare la produzione di massa e l’economia.
Tutto ciò non è possibile farlo a livello globale, perché a quel livello i potenti, sono troppo potenti! Se pensi che nella mia bella Italia, non riusciamo a garantirci il lavoro, che è oltretutto un diritto costituzionale, figurati se saremmo capaci di impedire alla Nestlè di comprarsi i fiumi e le risorse d’acqua! Non credi sia più facile decidere come popolo che la Nestlè nel nostro Paese non ci deve entrare? Sai, possiamo farlo e potete farlo anche voi svedesi: avete la democrazia! Solo che anziché fondare un movimento per esiliare dal vostro territorio i potenti, hanno mandato te, così piccola, a parlarci! Forse non credono più nella democrazia. Forse pensano che l’autodeterminazione dei popoli sia cosa obsoleta.
Non credi, cara Greta, che così facendo stai praticamente avallando la posizione di coloro che tanto odi? Ad oggi, le uniche entità che hanno davvero il potere di opporsi a questo scempio sono gli Stati democratici e tu, che sai parlare ai cuori di tutti noi, dovresti rivolgerti a loro, alle persone che ne fanno parte e dirgli che insieme possono farcela a salvare il pianeta, perché se ogni popolo desidera questo, ha i mezzi per ottenerlo attraverso le istituzioni e non facendo la differenziata a casa propria o manifestando il venerdì per poi tornare a casa e dimenticare, pensando di aver fatto il proprio dovere.
Sai Greta, se gli italiani, gli svedesi, i francesi, decidessero che a casa propria è necessario cambiare le regole imposte dai potenti, poi potrebbero pure allearsi per essere più determinanti a livello mondiale! Se invece vogliamo saltare questo passaggio non ci arriveremo mai, non abbiamo gli strumenti politici per farlo.
Cara Greta, ti abbraccio e mi scuso per averti costretta a leggere questa mia lunga missiva ma sentivo la necessità di farti considerare un’alternativa forse più incisiva per ottenere ciò che da tempo stai chiedendo a gran voce.
Con affetto
Saverio
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