Risposta all’appello in difesa della sanità dell’Alto Vicentino
Nel condividere le preoccupazioni così bene espresse dai firmatari dell’appello, FSI – Fronte Sovranista Italiano – non può che prendere le distanze dall’analisi delle cause da loro fatta propria, che attribuisce a sole «scelte regionali» i motivi dell’impoverimento dei servizi sanitari sul territorio e addossa a quella che è l’apparente controparte una responsabilità ampiamente condivisa da tutti gli attori della scena politica veneta e nazionale ai quali molti tra gli stessi promotori dell’iniziativa del 16 novembre fanno riferimento.
Infatti non solo a Schio e nel Veneto il project financing si è rivelato «costoso»: esso ha attirato le attenzioni della magistratura in molte regioni italiane e, anche dove ciò non è accaduto, i canoni di affitto stipulati con i concessionari sono SEMPRE stati svantaggiosi rispetto all’alternativa, preclusa dagli assurdi obblighi su deficit e debito imposti dall’Unione Europea, dell’accensione diretta di un mutuo da parte delle PP.AA. interessate. La differenza di esborso non è però contabilizzata come debito, ma semplicemente e inevitabilmente assorbita da tagli ai servizi che non sono soggetti al rischio di attirare l’attenzione di Bruxelles, così puntuale quando si sfora la spesa pubblica di qualche decimale di punto.
Invitiamo quindi chi oggi ha indetto questo manifestazione con obiettivi assolutamente condivisibili anche se in parte utopistici (l’obiettivo di rinegoziare i canoni risulterebbe estremamente complesso, considerate le clausole di salvaguardia generalmente previste da questi contratti) ad avere il coraggio di alzare lo sguardo oltre l’orizzonte locale ed affrontare il problema alla radice, che non va cercata solo nell’opacità dei rapporti che intercorrono tra la Presidenza della Regione e l’ente concessionario ma affonda la sua origine in 30 anni di politiche neoliberiste volute dall’Unione Europea, iniziate con l’abolizione dei Comitati di Gestione, proseguite con il taglio di numerosi presidi ospedalieri periferici e culminate nella riduzione del diritto alla salute a una variabile dipendente da assurdi vincoli di bilancio contro i quali dobbiamo cominciare ad alzare la voce.
Se non saremo in grado di prendere atto di questa realtà saremo condannati ad agire da sudditi e non da cittadini, ad augurarci la sostituzione di un barone locale con un altro senza combattere per i nostri diritti, ad affidare la nostra salute alla benevolenza tutta ipotetica di una élite finanziaria che, protetta dai Trattati Europei e dal servilismo di una classe politica di maggiordomi, sta devastando lo stato sociale promosso e realizzato grazie alla Costituzione nata dalla Resistenza.
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