IL MONITO DI FEDERICO CAFFÈ
di ALESSANDRO APE
L’ultima lezione di Federico Caffè e il suo monito sull’Italia neoliberale, individualista, antisocialista, intrinsecamente razzista che nasceva negli anni ’80 a suon di spot pubblicitari:
«Ogni restaurazione – scrive Caffè nella sua lezione-saggio – reca in sé i germi dell’oltranzismo intollerante». Basti dire che nella recente contrapposizione «del mercato allo Stato, si giunge a negare anche le conseguenze sociali delle disparità dei punti di partenza individuali, attribuendole unicamente a fattori biologici, genetici, e di originaria dotazione intellettuale». Il che, commenta, significa una cosa sola, e cioè che si è scivolati in pieno verso concezioni «intrinsecamente Razziste».
Il quadro che traccia dell’Italia che lo circonda è di un pessimismo quasi assoluto. È un’Italia attraversata da «chiari e insinuanti inviti ad arricchirsi», ad anteporre il proprio tornaconto a qualsiasi valore o ideale. È un’Italia affascinata, come tanta altra parte del mondo industrializzato, da «istanze deregolamentatrici», benché il nostro paese sia sprovvisto di «validi argini nei confronti delle forme più vistose di fallimenti del mercato» (che è soltanto un bell’eufemismo per dire che in Italia non c’è lo Stato, per cui se scoppia il mercato nulla potrà salvarci dal baratro).
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