I mostri
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
Venerdì 31 gennaio Jacques Attali sarà a Pescara. Parliamo di uno dei personaggi più inquietanti e oscuri del processo d’integrazione europea. Di lui si ricordano sempre due dichiarazioni.
La prima apocrifa, ma mai smentita seppur citatissima (riportata dal giornalista Paolo Barnard nel saggio Il più grande crimine). A diffonderla l’interlocutore al quale sarebbe stata esternata, Alain Parguez, docente emerito di Economia presso l’Università di Franche-Comté di Besançon e associato presso l’Università di Ottawa, coautore della teoria del circuito monetario con il nostro illustre Augusto Graziani. Parguez, consigliere economico di François Mitterrand quando Attali era suo consulente, riferisce che in un colloquio privato sulle disfunzioni dell’unione monetaria Attali avrebbe utilizzato le seguenti parole: “E cosa credeva la plebaglia europea, che l’Euro fosse stato fatto per la loro felicità?”.
Volendo anche mettere in dubbio l’autenticità di questa citazione, lo stesso Attali viene in nostro soccorso per spiegare con maggiore chiarezza qual è la sua visione del mondo, una posizione che ricalca fedelmente le parole di altri protagonisti liberali del processo d’integrazione europea come Mario Monti (“l’Europa ha bisogno di gravi crisi per fare passi avanti”), Guido Carli (l’UE promuove “lo stato minimo e il ripudio del principio della gratuità diffusa”) e Padoa Schioppa (le riforme europee sono volte ad “attenuare quel diaframma di protezioni che nel corso del Ventesimo secolo hanno progressivamente allontanato l’individuo dal contatto diretto con la durezza del vivere”). Una visione paradisiaca dell’Unione Europea, vero?
Attali, in perfetta sintonia e continuità con i suoi omologhi, protagonisti attivi di questa “Europa unita”, ritiene che i cittadini, raggiunta l’età della pensione, dovrebbero avere la dignità di suicidarsi per non pesare sulla società, costituendo un costo improduttivo. Segue citazione testuale delle sue parole, un testo in cui auspica un modello istituzionale che promuova l’eutanasia come strumento di spending review. “Quando si sorpassano i 60-65 anni, l’uomo vive più a lungo di quanto non produca e costa caro alla società […]. L’eutanasia sarà uno degli strumenti essenziali delle nostre società future […]. Il diritto al suicidio, diretto o indiretto, è perciò un valore assoluto in questo tipo di società. Macchine per sopprimere permetteranno di eliminare la vita allorché essa sarà troppo insopportabile, o economicamente troppo costosa”. (Jacques Attali, eminenza grigia di Mitterand negli anni ’80 e promotore dell’unione monetaria europea, citazione estratta da Michel Salomon, L’avenir de la vie, ed. Seghers – ISBN: 2-221-50237-X).
Più si scava nella storia del processo di integrazione europeo, più emergono queste posizioni inquietanti dei cosiddetti “europeisti”. È un liberalismo che promuove il darwinismo sociale, che interpreta il principio della solidarietà come un incentivo al parassitismo, che vede nella volontà di promuovere la partecipazione del popolo il rischio di dare voce alla “plebe ignorante”, che mette gli interessi dell’economia e della finanza transazionale sopra il valore della vita delle persone.
Ecco, se dovessi spiegare in una frase perché sono sovranista, direi che la mia missione è combattere con tutte le forze contro questi mostri e le loro idee distruttive che ci hanno portato al disastro che viviamo oggi e che non ha ancora manifestato tutto il suo potenziale distruttivo. Questi demoni sono i profeti di un avvenire in cui le vite degli uomini acquisiscono valore in funzione dell’utilità economica che producono. Insomma vogliono trasformare il globo in un grande campo di concentramento, in una Auschwitz diffusa, e l’esperimento è iniziato dal nostro continente.
Ci libereremo, ve lo assicuro. Di queste idee malate e di questi nemici della democrazia e dell’umanità.
Viva l’Italia, viva il tricolore e viva la Costituzione!
Nel libro “Prevedi la tua vita” Attali scrive:
“Coloro che prevedono sono spesso considerati i responsabili di quel che annunciano (in ogni caso, come se se lo fossero augurato). È così che spesso e in perfetta malafede, mi hanno accusato di essere favorevole all’eutanasia di chi ha raggiunto l’età della pensione per evitare di doverla finanziare, mentre mostravo, al contrario, che il rischio – se il mercato avesse imposto le sue leggi – sarebbe stato proprio quello, e che occorreva combatterlo.”