“Better call Saul” e il liberismo nella vita quotidiana
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
Si tratta di una serie ideata da una costola di Breaking Bad, dove, allo stesso modo, si dimostra come il liberalismo di matrice americana abbia creato le fondamenta di un’antropologia darwinista la quale, già a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, si è abbattuta ormai anche su tutta Europa.
Better call Saul non riesce a risparmiare dalla disgregazione dei rapporti umani, altrettanto mercificati come quelli del lavoro, nemmeno l’amore fra due fratelli avvocati: Jimmy McGill \ Saul Goodman (Bob Odendirk) e suo fratello maggiore, Chuck McGill (Michael Mackean).
Anche il famoso Breaking Bad metteva sullo sfondo di una avventura rocambolesca il modello di una società ipercompetitiva dove i servizi essenziali, come la sanità, sono stati già da lungo tempo privatizzati. Difatti, ad innescare l’intreccio del genere poliziesco, che improvvisamente stravolge la vita tranquilla di un normale padre di famiglia, Walter White (Bryan Canston), docente in chimica delle scuole medio-superiori di Albuquerque (New Mexico), è la scoperta di un cancro ai polmoni contro il quale, tuttavia, non è in grado di fare alcun ché a causa di un reddito troppo basso. Pertanto, grazie alle sue conoscenze scientifiche, decide di darsi al crimine, producendo clandestinamente droga, così da raccogliere i soldi necessari per migliorare il suo stato di salute e al contempo il reddito familiare.
Invece, in Better call Saul, Jimmy McGill rappresenta un anti-eroe (moderno Robinson Crusoe) che dovrebbe realizzare il grande sogno americano del ‘self-made-man’ (“l’uomo che si fa da solo”). Difatti, nella condizione di umile impiegato dell’ufficio postale presso un grande studio di avvocati (sempre ambientato ad Albuquerque), Jimmy lavora di giorno e studia la notte per diventare avvocato. Dunque, si presuppone che questo personaggio possa riuscire in questo modo ad avanzare di carriera per raggiungere infine una posizione sociale più prestigiosa e benestante, ma niente affatto.
Proprio al contrario, ad ogni conquista che realizza nel lavoro si ritrova poi a dover sacrificare pezzi di umanità, spezzare legami familiari, truffare e disintegrare la fiducia con i suoi simili, solo per rimanere a galla in una società di sciacalli, suo fratello incluso.
In un contesto di penuria dei servizi essenziali, degradati, disoccupazione e sottoccupazione cronica, non è vero, come sostiene il racconto italiano dell’ “austerità espansiva”, che si merita di vivere bene solo chi ha fatto sacrifici, mentre tutti gli altri sarebbero dei “bamboccioni” e fondamentalmente dei falliti. Contro i capitali dei grandi studi legali, Jimmy dovrà ricorrere invece alla truffa che tuttavia non gli basterà. La causa di tale disadattamento, infatti, risiede in una cornice politico-istituzionale e marco-economica che ha ridotto molte persone comuni a diventare magari evasori, debitori, arrampicatori, ma solo per tirarsi fuori dai guai.
Il tutto viene narrato inoltre grazie a rapide e improvvise giravolte dell’intreccio, accompagnate da colpi di scena che rovesciano di continuo la trama dal genere comico a quello drammatico, così come spostano il nostro punto di vista, che si ritrova disorientato innanzi alle azioni dei personaggi.
Quest’ultime sono da considerare sempre criminogene? Oppure spesso vengono dettate dall’istinto di sopravvivenza? mettendo così a dura prova una morale ipocrita, e con quella anche i nostri più alti giudizi di valore.
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