Note intorno a sovranità, Unione Europea, Stati Uniti d’Europa, egoismi e nazionalismi
di IACOPO BIONDI BARTOLINI (FSI Firenze)
Elezioni ogni cinque anni per un Parlamento che non può legiferare, per forze politiche con un nome ma prive di programma e nel quale i rapporti di forza sono esclusivamente basati sulla forza demografica degli Stati membri o alleanze economiche tra di essi. Un governo, la Commissione Europea, composto da figure politiche di seconda o terza schiera di ciascuna nazione, selezionato da accordi tra Stati, in cui i “ministeri” principali sono assegnati secondo i medesimi rapporti di forza tra gli Stati membri.
Un organismo, il Consiglio Europeo, consesso di capi di Governo, come plastica rappresentazione di quanto l’Unione Europea non sia altro che la cristallizzazione di rapporti di forza tra Stati e l’agone in cui si concede ad essi di darsi battaglia secondo i diversi interessi, in una “Versailles” permanente tra accuse, ripicche, sbattimenti di pugni o scambio di favori o gentili concessioni tra Stati secondo alleanze più o meno esplicite.
Trattati di stampo neoliberista, con rango costituzionale che guidano, con strampalati vincoli imposti ai saldi pubblici degli Stati, la governance politica ed economica dell’Unione, forzando gli Stati membri a far dipendere il loro benessere dall’entità del saldo estero, imponendo di fatto politiche di sanguinosa competizione mercantilistica tra essi e facendo nel complesso dell’Europa una pericolosissima area deflazionistica impedita a qualsiasi politica di rilancio economico delle aree più svantaggiate, con politiche anticicliche.
La moneta unica, che elimina le politiche monetarie degli Stati e fissa di conseguenza il segno di quelle fiscali, come mezzo per l’enforcement di tale governance. Un organismo tecnico, la Banca Centrale Europea che forte della sua aura di organismo indipendente, si incarica, al riparo di ogni controllo democratico, di gestire il tasso di interesse che gli Stati dovranno pagare ai mercati (il braccio armato smaterializzato della governance europea), con decisioni, nel merito, nel metodo e nella tempistica, assolutamente politiche. In tutto questo, c’è qualcuno oggi, che invoca gli Stati Uniti d’Europa come soluzione agli “egoismi” degli Stati sovrani e al risorgere dei “nazionalismi” causati da tali “egoismi”.
Partiamo dagli Stati “sovrani”. Gli Stati non sono sovrani, il preambolo serviva a questo, far capire che la sovranità degli stati non esiste: esiste l’Unione Europea. Esistono ambiti in cui la sovranità, in momenti di crisi può essere recuperata dagli Stati ma altri, come quelli monetario (gestione della massa monetaria e del tasso di interesse) e fiscale (gestione della spesa pubblica e della tassazione) non può essere ripristinata.
Se notate, è proprio in questi ambiti che nasce il grido d’allarme sugli “egoismi” degli Stati, cioè negli ambiti in cui è impossibile esercitare sovranità; gli stati sono “egoisti” laddove esiste un modo per potere esercitare legalmente tale egoismo e il modo c’è perché i trattati, gli organismi, la moneta unica, consentono agli stati di esserlo. Immaginate di non avere tutto ciò: in che modo un ministro olandese, un paese che conta nel mondo come il due di picche quando briscola è cuori, potrebbe alzare la voce con paesi come Italia o Spagna?
Anche in ambiti nei quali la sovranità viene recuperata in momenti di crisi, come la regolamentazione della circolazione di determinate merci, le mascherine protettive per esempio, vi siete chiesti come mai provoca tanta indignazione il fatto che alcune nazioni la esercitino? Rispondo con una domanda: siamo sicuri che provocherebbe la stessa indignazione se non fosse stato inculcato ai cittadini il verbo del there is no alternative, che la libera circolazione delle merci è un diritto dell’uomo e si fosse invece preso coscienza del contrario e potuto organizzare di conseguenza? Cos’è che ha impedito di avere una produzione nazionale di tali strumenti se non il principio dell’allocazione dei capitali secondo la massimizzazione della produttività e delegato al mercato e non alla politica, la giustezza di tale allocazione?
Veniamo ai nazionalismi. Fatemi un esempio di nazionalismo risorgente prima del 1990 all’interno di uno degli Stati dell’Europa occidentale. Non sto parlando di indipendentismi di regioni di nazioni europee, sto parlando di nazionalismo spagnolo, italiano, tedesco, francese, greco in opposizione alle altre nazioni europee. Sto parlando di voti a partiti neonazisti in Germania e Grecia, del vellicare la pancia degli italiani da parte di partiti in nome dell’Italia opposta alla Germania o alla Francia: non c’era niente di tutto questo.
Leggevo l’altro giorno un articolo in cui un report di Commerzbank consigliava gli investitori a non acquistare titoli di Stato italiani perché presto considerati junk, spazzatura, con le conseguenze che questo potrebbe avere in una crisi come questa sulla possibile ripresa dell’economia italiana; si alzavano quindi lamentazioni penose di esponenti politici italiani che accusavano i tedeschi “di scarsa pietà e misericordia in un momento simile per la nazione amica e ben altro atteggiamento dovevano aspettarsi e si muovessero le istituzioni europee per fermare tutto questo”. Secondo voi questo è neutro rispetto alla risorgenza dei nazionalismi? O lo favorisce? E se la banca centrale italiana avesse avuto la possibilità di fissare il tasso di interesse tramite l’istituto del riacquisto dei titoli invenduti al tasso fissato, come fino a prima della moneta unica, Commerzbank avrebbe potuto fare una dichiarazione simile? E cosa sarebbe successo alle conseguenze sul piano della percezione del conflitto tra Stati? Le risposte sono: “no” e “niente”.
L’Unione Europea è quindi lei l’artefice dei nazionalismi, non la sovranità degli Stati. Non si è ancora capito che l’Europa e le nazioni europee con la loro storia millenaria, lingue, cultura, sensibilità di popoli, non sono riconducibili a un progetto regolato da vincoli economici o politici, e la tragicità di questo, sta emergendo in tutta la sua chiarezza. Venendo poi all’invocazione degli Stati Uniti d’Europa per por fine ad egoismi e nazionalismi, quanto detto finora dovrebbe rendere superfluo qualsiasi ragionamento ulteriore.
Facciamone comunque un paio.
Su che basi potrebbe nascere questa costruzione diciamo, federale, se non sulle medesime basi e i medesimi rapporti di forza tra Stati, con un centro, Francia e Germania e alleati fantoccio (paesi baltici, Benelux, Finlandia) a guidare secondo i medesimi principi di politica economica un’unione a quel punto politica? In che modo potrebbe essere accettata da questi paesi qualcosa di diverso da questo? Nel momento in cui, data la costruzione politica che dovrebbe prevedere trasferimenti fiscali (di spesa) dai paesi centrali a quelli periferici, come sarebbe percepita dalla Germania e dal popolo tedesco una politica di sussidio (necessaria, perché così funzionano le economie degli Stati) all’Italia, meridione dell’Europa? E come sarebbe percepita al contempo una stretta fiscale (di spesa) da parte di un Segretario di Stato finlandese o olandese o tedesco ai danni dei trasferimenti all’Italia o alla Spagna per scuola o sanità da parte di greci o italiani? E come sarebbe percepita una (assenza di) democrazia priva di dibattito politico con le barriere che le lingue imporrebbero? O truppe tedesche sui suoli italiano o francese?
Chi desidera l’irrigidimento dell’Unione Europea, già foriero di nazionalismi di ogni genere in una sorta di super-Stato, deve avere ben chiaro che ha in mente tra vent’anni al massimo un esito jugoslavo o di dissoluzione asburgica o sovietica o qualcosa che nella storia abbia riguardato la fine di un qualsiasi impero o Stato o federazione che abbia avuto come fondamento la negazione delle nazioni, non dei nazionalismi.
Lasciamo gli “Stati Uniti d’Europa” ai disadattati storici, a chi pensa di cantare Imagine senza rendersi conto che Imagine è un’utopia senza tempo e gli Stati Uniti d’Europa sono un presupposto esattamente definito per l’accadere del suo contrario sanguinoso.
Post scriptum
Sbrigando il tema della plausibilità geopolitica di questa costruzione, Stati Uniti d’Europa significa Germania con la bomba atomica, cosa che anche il meno avvezzo alle segrete dinamiche internazionali, riconoscerebbe essere un disegno che non potrebbe essere non dico favorito e neanche accettato, ma semplicemente permesso da alcuna élite pensante nel globo terracqueo.
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