La Francia è uno strano Paese, che in molte occasioni ha prima collaborato con gli invasori e poi si è ribellato con onore; un Paese che prima è vigliacco ma poi si riscatta da prode. Un Paese che, senza riflettere com’è sua abitudine, sta abbandonando il motto degli avi, ma che senza dubbio ritroverà presto la gloria.
I francesi sospendono la loro Libertà
di THIERRY MEYSSAN
- Nel 1793, ben prima che «Libertà, Uguaglianza, Fraternità» diventasse il motto della Repubblica francese, questo manifesto affermava che tali ideali valgono più della vita.
Tutti i regimi politici, indistintamente, hanno l’unico scopo di proteggere i sudditi o i cittadini dalle aggressioni da cui non potrebbero difendersi da soli. In cambio, possono limitare le libertà dei loro mandanti. Alcuni regimi ritengono di essere in diritto di farlo in misura maggiore di altri.
Il britannico Thomas Hobbes riteneva legittimo ogni crimine di Stato, a condizione che avesse lo scopo di proteggere i sudditi dai tormenti della guerra da egli stesso vissuti. In rottura con il pensiero di Hobbes, il francese Montesquieu teorizzò meccanismi di controllo della ragion di Stato. Concordi con lui, tutti i fondatori dei regimi moderni pongono la libertà a fine ultimo delle democrazie.
Durante le epidemie mortifere alcuni regimi ritennero necessario limitare, addirittura sopprimere, la libertà di parte dei loro mandanti. Fino all’epidemia di COVID-19, era comunemente accettato che le democrazie potessero eccezionalmente limitare i diritti delle persone infette, o sospettate di esserlo, per proteggere la popolazione sana. Ora invece è accettato che si possa limitare anche la libertà di quest’ultima, che addirittura si possa confinare a casa propria la quasi totalità della popolazione.
Questa nuova norma non è mai stata democraticamente discussa. Si è imposta nell’emergenza ed è stata accettata dai mandanti come il minore dei mali. I governi hanno così sancito un cambiamento temporaneo di regime politico; ma in democrazia le decisioni politiche sono legittime solo se dibattute dalle assemblee rappresentative. Nell’impeto, questi regimi d’eccezione, gli stessi che solo poco tempo fa vietavano i burka, si spingono a imporre protezioni obbligatorie nonché applicazioni mobili in grado di avvisare il cittadino della presenza di una persona infetta nelle vicinanze.
Non è un film apocalittico: è la realtà odierna. Ed è una trasformazione che si fonda esclusivamente su due fonti informative. Secondo il professor Neil Ferguson, in Unione Europea e nel Regno Unito, e secondo il professor Anthony Fauci, negli Stati Uniti, l’epidemia di COVID-19 dovrebbe causare la morte di almeno 55 milioni di persone nel mondo. Per il momento le vittime sono 170 mila, ossia 300 volte meno.
La paura delle epidemie è dentro di noi. Sappiamo che in alcune epoche e in alcuni luoghi hanno travolto civiltà. Sappiamo anche che i progressi della medicina non ci saranno d’aiuto di fronte a nuovi virus, proprio perché non si è avuto modo di studiarli. Tuttavia sappiamo anche che le peggiori epidemie virali, come il vaiolo nelle Americhe, non sono riuscite a distruggere civiltà. Gli Stati pre-colombiani sono stati annientati soltanto perché il vaiolo ha aiutato i conquistatori a farlo. La peste, quella di Giustiniano nel VI secolo o quella Nera del XIV secolo, è malattia batterica che può essere combattuta con l’igiene e sconfitta con gli antibiotici.
Dall’inizio delle democrazie moderne Benjamin Franklin, uno dei Padri Fondatori degli Stati Uniti e “fratello” di Voltaire, affermò: «Coloro che rinunciano alla Libertà fondamentale per acquistare un po’ di Sicurezza temporanea, non meritano né Libertà né Sicurezza» (“Those who would give up essential Liberty, to purchase a little temporary Safety, deserve neither Liberty nor Safety”); una massima indubbiamente appropriata anche durante le epidemie.
Dobbiamo prenderne atto: il confinamento a domicilio della popolazione sana «per il suo Bene» è incompatibile con l’ideale democratico. Non si tratta in questo caso di deplorare arretramenti della democrazia di fronte, per esempio, al terrorismo: queste sono misure che riguardano soltanto alcuni e che non danno fastidio alla maggioranza dei cittadini. Ma di constatare che abbiamo, almeno temporaneamente, messo fine alla democrazia in numerosi Paesi simultaneamente. Una decisione che ci riguarda tutti e che c’imprigiona a casa nostra per un tempo indeterminato.
Contrapporre il bravo presidente Macron, che protegge la Salute dei cittadini, al cattivo presidente Trump, che privilegia l’Economia, non è che una cortina di fumo. La triste verità è che abbiamo appena rinunciato prima all’uso della nostra Libertà, poi alla nostra Libertà tutta intera.
Uno sconvolgimento non provocato né da una crisi economica né da una guerra. il COVID-19 è un’epidemia molto meno mortale di molte altre che l’hanno preceduta. L’influenza di Hong-Kong del 1968-1970 ha fatto oltre un milione di morti; in quarant’anni l’AIDS ha ucciso oltre 32 milioni di persone. I virus degli esempi citati non hanno provocato alcun cambiamento, politicamente parlando. È perciò probabile che la reazione politica all’epidemia di oggi riveli un’evoluzione preliminare a un cambiamento di questo tipo.
L’isolamento generalizzato è stato giustificato in tutti i Paesi che l’hanno adottato come risposta alla fragilità dei sistemi ospedalieri. Benché sia falso, l’uso di questo argomento rende palese che consideriamo la nostra Salute più importante della nostra Libertà; i nostri avi invece hanno sempre affermato che le loro Vite erano meno importanti della loro Libertà.
Sospendendo la democrazia fino a nuovo ordine, abbiamo rinunciato a camminare nel solco dei nostri eroi.
Traduzione
Rachele Marmetti
Giornale di bordo
Fonte: https://www.voltairenet.org/article209754.html
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