L’inflazione da euro: per non dimenticare
di MARCO TROMBINO (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
L’Euro come moneta venne introdotta nel 2002; i bambini che nascevano all’epoca della doppia circolazione lira/euro adesso sono ragazzi di 18 anni e quindi maggiorenni, e pertanto in grado di esprimere un voto alle elezioni. Siccome stiamo parlando di una generazione che è nata e cresciuta nella UE e utilizzando l’euro come moneta, è bene che questi giovani ricordino cosa abbia significato per i lavoratori e le famiglie italiane il cambio moneta.
Chiunque si recava ai supermercati, ai mercati rionali o ai semplici negozietti di strada in quei giorni assisteva a rincari dei prodotti del 10%, 20%, 30% e in alcuni casi anche di più. I partiti politici all’epoca presenti in parlamento non esitarono a scaricarsi la responsabilità l’uno sull’altro: l’opposizione di centrosinistra accusava l’allora governo Berlusconi di non aver controllato i prezzi, mentre il governo accusava il precedente esecutivo Prodi di aver fatto entrare l’Italia nell’euro con il cambio sbagliato (il fatidico 1:1936,27). Resta il fatto che l’accesso all’area Euro è costato parecchio ai cittadini italiani in termini di potere d’acquisto e – manco bisogno di dirlo – il peso maggiore è stato sopportato dai ceti più bassi della popolazione, che hanno sempre più frequentemente sperimentato la situazione di non riuscire più ad arrivare a fine mese.
Ricordare questo passaggio storico è urgente in quanto la propaganda filoeuropea sta cercando di cancellare la memoria dell’inflazione da euro. Basta un semplice giro su un qualunque motore di ricerca per constatare che la rete pullula di articoli negazionisti, che derubricano a “bufala” i rincari dei prezzi durante il passaggio tra le due monete. Chi ha una certa età ed ha visto nel 2002 con i propri occhi i cartellini dei prezzi su frutta, verdura, carne, magliette e calzini sa benissimo che gli europeisti stanno raccontando la solita grandinata di frottole, che rappresentano sempre l’ultimo argomento di chi non ha argomenti; ma, nel caso del diciottenne, abituato a credere a ciò che trova in rete come pessimo effetto del vivere un po’ troppa parte della propria vita in rete, effettivamente occorre qualche informazione in più.
Tutti gli articoli negazionisti sono basati sui dati ISTAT che, per l’anno del passaggio lira/euro, ha dichiarato un’inflazione complessiva poco superiore al 2%. Ma è questa stessa cifra ad essere taroccata. Premessa: tale inflazione era ed è tuttora calcolata sulla base di un “paniere”, ossia di un insieme di prodotti che viene arbitrariamente considerato rappresentativo, non sulla base di tutti i prodotti in commercio; e proprio qui risede il sotterfugio.
Per pilotare il dato, l’ISTAT nell’anno del cambio moneta inserì nel paniere i lettori DVD (tecnologia che si stava ampiamente diffondendo e il cui prezzo era quindi destinato a calare per motivi di mercato), i lettori VHS (tecnologia già all’epoca antiquata e in via di dismissione), l’affitto delle videocassette VHS, i telefoni cellulari e i personal computer (prodotti per i quali valeva la stessa tendenza di mercato dei DVD) e, come unico rappresentante nuovo dell’ortofrutta, venne inserito l’ananas, ossia l’unico prodotto ortofrutticolo che l’Italia pagava all’epoca interamente in dollari americani. Tutti prodotti scelti accuratamente, per i quali si sapeva in anticipo che i prezzi non sarebbero aumentati a causa della grande diffusione e in alcuni casi – vedi VHS – erano anzi destinati a diminuire. Però la cifra del 2% venne ufficializzata e divulgata, e diede adito alla diffusione della fesseria mediatica sulla differenza tra “inflazione reale” e “inflazione percepita”. Per la cronaca, l’Eurostat nello stesso periodo rilevò un’inflazione annua superiore al 30%.
Per sfatare il mito dell’Euro “che non ha impoverito gli Italiani”, tanto caro a chi ci propina più Europa, è necessario riportare le variazioni dei prezzi in termini assoluti:
https://www.altroconsumo.it/vita-privata-famiglia/servizi-e-contratti/news/prezzi-euro
Qui abbiamo variazioni che arrivano a superare il 90%; inoltre:
https://www.money.it/Euro-15-anni-anniversario-Italia-effetti-conseguenze
https://www.federconsumatorivda.it/economia/quanto-si-e-perso-con-il-cambio-lira-euro/
https://www.huffingtonpost.it/2014/05/22/euro-beni-piu-cari_n_5373675.html
https://codacons.it/laddio-alla-lira-ci-costato-pi-di-600-euro-per-famiglia/
Mantenere una memoria storica non è facile, specie quando la maggioranza dei mezzi d’informazione tende a nasconderla o a travisarla. Ma è importante farlo, perché, come accennato all’inizio, si sta affacciando alla vita civica italiana una generazione abituata a considerare la decadenza e la recessione un dato acquisito di assoluta normalità. Convincere i giovani che la decadenza non è uno stato normale né accettabile è la migliore strada per concretizzare l’indipendenza e la sovranità dell’Italia.
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