Concorrenza e competizione
di STEFANO D’ANDREA (Presidente FSI-Riconquistare l’Italia)
Così come della parola “merito” anche della parola “concorrenza”, fino a trenta anni fa, le civiltà secolari o millenarie ne avevano fatto a meno, salvo l’uso decisivo, tra la fine del settecento l’ottocento e i primi del novecento, nell’economia politica con riguardo alle imprese (e ai lavoratori).
La vita non era caratterizzata dalla concorrenza ma (anche) dalla competizione.
Esiste la competizione, che è un fatto normale della vita. La competizione è un fatto naturale, ineliminabile e non è né un valore né un disvalore ma appunto un fatto.
Due aiuto-primari sono in competizione; 5-6 bravi avvocati civilisti di una cittadina di provincia sono in competizione; due innamorati della stessa donna sono in competizione; i migliori ciclisti italiani sono in competizione per andare alle olimpiadi; i partecipanti ad un concorso per un numero ristretto di posti sono in competizione; i partiti politici competono nelle elezioni; due liste civiche competono per l’elezione del sindaco e del consiglio comunale, i bambini competono nella lotta nel tiro con la fionda o con l’arco nell’arrampicarsi su un albero più in alto possibile; ecc..
La vita non è soltanto competizione ma è anche competizione.
La competizione è un fatto, non un valore. La concorrenza vuole essere un valore e infatti si risolve in un contenuto normativo, che la promuove e la preserva ed è un disvalore.
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