Marche: 17 milioni di euro ai privati per il “nuovo” CUP
di ALESSANDRA CONTIGIANI (FSI-Riconquistare l’Italia Macerata; candidata presidente Regione Marche)
Dalle casse della Regione Marche, pronti a fuoriuscire quasi 17 milioni di euro. A tanto ammonta l’appalto per il “nuovo CUP” che di nuovo praticamente non ha nulla, poiché sarà sostanzialmente identico al precedente, a dir poco disastroso.
Dopo quattro anni ininterrotti di proroghe e dieci di servizio, (guardacaso) alla vigilia delle elezioni, il 19 settembre, partirà il nuovo appalto quinquennale vinto dalla coop. Nuovi Orizzonti di Pesaro per la gestione del CUP e da Rti e Telecom per gli aspetti tecnici.
Quanti dei 13 ospedali pubblici chiusi negli ultimi anni in tutta la Regione avremmo potuto riaprire con 17 milioni di euro?
Ancora non ci siamo stancati di farci governare da partiti liberali che da decenni smantellano la Sanità Pubblica, ledendo gravemente il diritto dei cittadini italiani di farsi curare a prescindere dalla propria ricchezza?
Come fa un CUP ad essere disastroso? esso è solo un “raccordo”tra i varie servizi e serve solo a prendere appuntamenti (ci si attivano anche le tessere sanitarie …ma insommma!!), un po come un agenzia di viaggi che in base ai pacchetti vacanza che ha, te li offre; un CUP on base ai pacchetti “cura” che ha te li offre, magari può essere sottostimanto o poco accogliente ma in questi casi basta assumere una persona in più ed aprire uno sportello o dare una tinteggiata ed allestire dei comodi posti di attesa in un locale facilmente fruibile ed oplà il gioco è fatto. Casomai è l’incapacità di mettere in rete i vari CUP che può provocare disastri, considera che, almeno in teoria , un cittadino con una normale app potrebbe fare da solo (in teoria ovviamente). Rispetto alla privatizzazione della sanità io partirei dalla de-aziendalizzazione della stessa come primo passo per un ritorno ad un controllo pubblico “di qualità e responsabile” ma questo è un discorso più complesso che sarebbe interessante fare. Complimenti, molte vostre riflessioni non le condivido ma l’idea di tornare ad un Italia che, “pur inserita nel mondo”, ritorni a pensare, programmare, funzionare ed anche sbagliare da sola mi piace.