Dobbiamo fermare l'ESM? O dobbiamo disinteressarcene?
di Stefano D'Andrea
L'ultima novità dell'Unione Europea, l'ESM, conferma che essa è un mostro. Siamo chiaramente in presenza di un ulteriore peggioramento di una organizzazione internazionale che già ha ferito e cercato di colpire a morte gli stati e i popoli europei, soprattutto del sud europa.
Tuttavia, non ho le preoccupazioni della bravissima Lidia Undiemi, la quale, segnalando gravi caratteri dell'ESM, ha promosso una petizione per cercare di fermare la ratifica della modifica dei trattati europei necessaria per l'introduzione dell'ESM.
Dobbiamo prendere le mosse dall'analisi concreta della situazione concreta, che, a mio avviso, è quella che segue.
La macchina fabbricatrice dei sogni e delle menzogne è stata potente. La Grecia, dopo diciotto scioperi, alcuni dei quali di quarantotto ore, dopo la chiusura di ottantamila negozi e di centinaia di migliaia d'imprese; dopo l'azzeramento dei vertici delle forze armate e il commissariamento; con la disoccupazione al 20%, non ha ancora ottenuto nulla. E soltanto il trenta per cento dei greci vuole uscire dall'Unione Europea e abbandonare l'euro.
Ciò vuol dire che noi italiani dovremo ancora soffrire a lungo e che, anzi, ciò che stiamo vivendo è soltanto l'aperitivo del pranzo che l'Unione Europea ha intenzione di servire. Non trovo ragioni per credere che in Italia la ribellione sarà maggiore e che le idee critiche verso l'Unione Europea si diffonderanno più velocemente che in Grecia. Coloro che sanno ipotizzarne una sono pregati di segnalarla. Né sono in grado di pensare ragioni che renderebbero la elite globalista italiana più debole e meno capace di continuare a persuadere larghissimi settori della popolazione, rispetto alla elite globalista greca.
La verità è che è difficile tornare sui propri convincimenti. E' difficile ammettere che il "sogno europeo" si è rivelato un incubo. E' raro che si ammetta di aver sbagliato. I più preferiscono mettere la testa sotto la sabbia o bendarsi gli occhi.
Moltissimi cittadini che in venti anni si sono indebitati perché i redditi da lavoro diminuivano, ma che hanno consumato e acquistato a debito, stimolati dai legislatori, dalle banche e dalla macchina mediatica, senza pensare al futuro – e in misura mediamente molto maggiore di come avrebbero potuto consumare se avessero avuto redditi giusti ma non fossero stati antropologicamente ridotti a schiavi consumatori indebitati cronici – non vogliono credere che l'età dei consumi fosse il frutto di una bolla e di un inganno.
Perciò, per uscire dall'incubo, è necessario scendere nell'inferno. E sia chiaro che si uscirà, se e quando si uscirà, sopportando immani sacrifici, contraccolpi, fallimenti, rivolgimenti politici e magari anche guerre civili; sacrifici non minori di quelli che l'Unione Europea vuole imporci e che, secondo il presidente del consiglio Monti, al quale si deve riconoscere la virtù della sincerità, dureranno "venti anni".
Per cercare e ottenere la liberazione, è necessario che l'Unione Europea si sveli e mostri il suo volto, affinché non dico tutti ma moltissimi capiscano. E si sa, la maggior parte delle persone capisce soltanto quando è colpita personalmente e in modo grave. Altrimenti, il conservatorismo e la paura del nuovo, che è sempre paura del vuoto, prevalgono.
Se la mia analisi concreta della situazione concreta è esatta, non ho motivo di aver paura dell'ESM. Come non ho temuto l'ipocrita Trattato di Lisbona. Infatti, la direttiva del Consiglio n. 88/361 del 24 giugno 1988, che ha liberalizzato completamente la circolazione dei capitali, il Trattato di Maastricht e l'introduzione dell'euro sono le solide basi sulle quali poggia il Mostro. Il resto, come i trattati globalisti che l'unione europea va stipulando, e come l'ESM, più che armi per stritolare i popoli e gli stati sono stampelle delle quali il Mostro ha bisogno per reggersi in piedi (comprese le ipocrisie della Carta di Nizza). Il Mostro, infatti, barcolla molto più di quanto si creda. La sua forza risiede soltanto nell'inerzia dei popoli, inebediti dalla grande macchina fabbricatrice dei sogni e delle menzogne e incapaci di intraprendere strade che potrebbero far aprire un futuro diverso e che, tuttavia, implicano tutte gravi sacrifici e rinunce, nonché rischi di varia natura.
La necessità di modificare e rimodificare continuamente, quasi annualmente, i Trattati europei – o di stipulare accordi a latere – è il sintomo che il progetto che ha dato vita al Mostro è sballato. I Trattati sono per l'Unione Europea qualcosa di paragonabile alla Costituzione di uno stato. Dovrebbe essere chiaro a tutti, quindi, che la continua modifica dei testi sui quali l'Unione Europea è fondata è un segno di debolezza, non di forza. E' la prova che l'Unione naviga a vista. I problemi che l'Unione Europea si trova davanti e che essa stessa ha generato, non erano stati previsti o reputati reali o pericolosi, nemmeno uno o due anni prima che si materializzassero. Questo è un chiaro segno di debolezza.
La maggioranza dei cittadini italiani, non diversamente dalla maggioranza dei parlamentari italiani, si disinteresserà all'ESM o lo approverà, a scatola chiusa, senza sapere di cosa si tratti, perché lo approvano Monti, Prodi, Napolitano, Frattini e Tremonti.
Quando le mele sono marce devono cadere. Mi convinco sempre più che, nella condizione in cui ci troviamo (e forse in linea generale), grandi cambiamenti, eventualmente positivi, presuppongono il crollo e non la semplice crisi (cfr. La crisi e il crollo).
La mia non è una speranza, è una previsione. Essa non deve essere valutata moralisticamente e giudicata negativamente. Può essere condivisa o meno. Bisogna però dare atto che chi crede, per le ragioni che ho illustrato, che il grande cambiamento possa avvenire soltanto in caso di crollo, non può impegnarsi più di tanto quando l'azione della classe globale spinge verso la direzione dell'intensificazione dello scontro con i popoli e del crollo. Infatti la direzione del crollo è la medesima direzione del grande cambiamento.
***
Allego il testo in PDF della coraggiosa studiosa siciliana
http://www.palermoreport.it/images/stories/pdf/esm_Dossier_SME_Undiemi.pdf
C'è anche da dire che è stata dichiarata la volontà di svendere ciò che ancora è vendibile, come aziende pubbliche o far entrare nuovi soci nelle banche obbligando le fondazioni a "uscirne". Il punto è che il disinteresse è orchestrato da bravi giornalisti : è sufficiente assistere a un qualunque "ballarò" o stare in una "piazza pulita" per capire come il corso obbligato del pensiero porti a conclusioni in linea con quelle del governo in carica. Ed è per questo che nessuno sa di ESM, ancor meno del furto delle tesorerie, niente di niente su MMT, nè delle proposte fatte a suo tempo da Blondet o quelle più recenti di Gustavo Piga. Per loro, i giornalisti, è sufficiente parlare di evasione fiscale , a senso unico ovviamente, per apparire trasgressivi e aggiornati, invitando logicamente personaggi politici .
Vedo che io e te, caro Stefano, abbiamo idee simili anche se le esprimiamo in maniera diversa. Mi fa ridere l’estremismo parolaio di quanti chiedono a gran voce l’uscita dall’euro e dalla UE, ma si ritraggono orripilati dinanzi all’idea del collasso economico e del conflitto. Come saprai ho postato alcuni interventi in proposito sul sito gemello (o ex-gemello) di “Rivoluzione democratica”.
L’ordine mondiale si identifica ormai col neoliberalismo e la dittatura dell’alta finanza, sempre più pericolante. Come pensare che l’intero edificio possa sgretolarsi per via pacifica? Come figurarsi, rimanendo al nostro piccolo, che un singolo Paese come l’Italia possa sottrarsi all’abbraccio del mostro senza ritrovarsi almeno per un certo periodo in una situazione ben più grave di quella greca attuale? Quali sarebbero le reazioni della dittatura finanziaria all’annuncio d’un ripudio sovrano del debito, controparte indispensabile dell’uscita dall’euro?
Segnalo questo interessante articolo per chi legga il tedesco:
http://www.nachdenkseiten.de/?p=12355
Vi si analizzano le gigantesche contraddizioni in cui sguazzano i partiti della sinistra greca, in crescita vertiginosa di voti, ma incapaci di formulare un qualsiasi programma coerente perché assolutamente refrattari ad invocare le misure che sarebbero necessarie per rompere coll’UE e colla dittatura dell’alta finanza: economia di guerra, legge marziale, terrore rivoluzionario.
I comunisti perseverano a chiedere l’uscita dall’euro, senza dire una parola su come gestirebbero la situazione che ne risulterebbe; fino a qualche tempo fa vagheggiavano di investimenti russi e cinesi in sostituzione di quelli UE: “ma da quando i sindacati greci del porto del Pireo hanno sperimentato il ‘partenariato sociale’ degl’investitori cinesi (l’azienda pubblica Cosco), sull’alba cinese non si è più sentita volare una mosca”.
Gli altri partiti di sinistra mentre tuonano fuoco e fiamme sui partiti al governo si preparano sottobanco a formare una grande coalizione coi medesimi nel caso che i due partiti principali (stante il fatto che i c.d. socialisti sono crollati dal 48 al 7 %) non riescano ad avere la maggioranza alle elezioni di aprile. Tant’è la sinistra in Grecia.
La verità è che il popolo a cui ti appelli ha i governanti che si merita e che continua ad eleggere elezione dopo elezione. E’ un’intera civiltà allo sfascio, rosa dall’atomismo e dal consumismo, che cerca di ritardare il suo tracollo a forza di falsi in bilancio (rinominati finanza creativa). In un mondo in cui tutti pensano solo a mettersi soldi in tasca allo scopo di perseverare nel consumismo più stucchevole, l’unica distinzione rimasta in piedi è quella tra chi frega e chi rimane fregato; quest’ultimi avendo solo interesse a saltare la barricata e non a cambiare le regole del gioco.
Com’era accaduto oltre due millenni or sono in Grecia, un secolo di benessere e di democrazia è stato sufficiente a devastare fondamenta di civiltà millennarie.
E un’altra verità è la differenza di atteggiamento e di lucidità che constato fra le estreme dello schieramento politico: mentre a destra si chiamava la globalizzazione col suo nome già venti e trenta anni fa, a sinistra si comincia adesso, appena appena, nei suoi esponenti più radicali e spregiudicati, ad arrendersi all’evidenza dei fatti. E mentre oggi, a destra, non ci si fa mistero dell’abisso in cui stiamo sprofondando, del futuro di sofferenza che ci aspetta e delle misure radicali che andrebbero adottate per risollevarsi, a sinistra si persevera coi pannicelli caldi dei diritti umani e del benessere garantito al popolo (a questo popolo!!).
Diceva bene de Maistre: “il rimedio del disordine sarà il dolore”.
Io credo che la strada di una rigenerazione attraverso il collasso economico e la guerra civile e meno civile, se non è da escludere interamente, sia quella di gran lunga più favorevole tra le ipotesi che si prospettano. Ma questo forse è un altro tema.
Scusate se vado parzialmente fuori tema… un bell'apologo ai fasti della globalizzazione. Congratulazioni a chi l'ha sostenuta per tanti anni.
http://www.corriere.it/cultura/12_febbraio_28/di-vico-nesi-le-nostre-vite-senza-ieri_d175b2d0-620e-11e1-9e7f-339fb1d47269.shtml
Concordo anche io, senza evento traumatico non si va da nessuna parte.
a Lorenzo
Senza pudore la recensione del Corriere al libro di Nesi.
Perché senza pudore?
Il Corriere ce l'ha menata con la globalizzazione ed i Bocconiani per anni. Mentre adesso la recensione per come è impostata mi sembra abbastanza critica ed amara. Senza pudore in quanto incoerenti, a mio avviso.
"Staranno pure salvando l'Italia ma lui fin quando vede le aziende chiudere non ci crede."
Questa è una società in cui le idee valgono per il tempo che servono a far quattrini, e poi si cambia imposizione mediatica. La globalizzazione è andata, i burattinai si sono riempiti le tasche e adesso che i giochi son fatti si può allentare un po' la catena ai pennivendoli del Corriere e far cadere qualche lacrima di coccodrillo per le devastazioni consumate.
Tanto più che anche i padroni del vapore cominciano ad avere paura, e la paura fa riscoprire un po' di umanità.
Paura. La crisi è paura.
Se è vero ciò che scrive Lorenzo, ossia che la paura fa riscoprire un po' d'umanità, forse anche una prolungata crisi, senza crollo, può sprigionare le migliori energie di un popolo.
Se Lorenzo ha ragione, si deve essere un po' più fiduciosi.