di GIANLUCA BALDINI (FSI-Riconquistare l’Italia Pescara)
Ho ritrovato questi appunti mentre cercavo un quadernino usato per Francesca. È un quaderno pieno di appunti per la campagna elettorale del 2019. In ogni pagina appuntavo uno schema dei temi da affrontare nel programma oppure oggetto di un confronto con gli altri candidati alla carica di Sindaco di Pescara.
Ogni due-tre pagina c’è un diario di bordo con tutti i nomi delle persone che ho incontrato e con le quali ho parlato. Luogo d’incontro, orario, modalità di contatto (spesso persone che fermavo per strada), professione, argomenti sui quali mi confrontavo, posizione dell’interlocutore su quel tema, sue sollecitazioni su temi che non avevamo preso in considerazione e dettagli accessori per memorizzare la persona, come suggestioni, odori, colori, musica di sottofondo, battute, amici in comune scoperti e singolarità che mi potessero richiamare alla mente quell’incontro.
Ho lavorato per quattro mesi in questo modo, mettendo in gioco tutto e guadagnandomi la stima di qualcuno e l’antipatia o la derisione di qualcun altro. Poi un giorno una persona di spessore culturale e politico mi ha chiamato, nel bel mezzo della campagna elettorale e mi ha detto: “Baldini, mi sei simpatico, sei una bella scoperta, ma non ci mettere tutto questo amore, lo dico per te. Rimarrai deluso. Stai giocando come se fossi in Champions e non ti rendi conto che invece stai partecipando a un torneo di terza categoria in cui il risultato è scritto e tu finirai ultimo in classifica. Al massimo puoi fare una buona impressione a chi, come me, capisce chi sei e cosa stai facendo. Al massimo qualcuno potrà pensare, come me, che sei una bella speranza per il futuro.”
Il nome di quella persona, con la quale ho avuto modo poi di confrontarmi anche di persona, è scritto in cima alla lista di una di quelle pagine, insieme ai dettagli sulla nostra conversazione. Al tempo risposi quello che risponderei anche oggi. Continuerò a impegnarmi per il mio partito perché non voglio arrendermi all’ineluttabilità del regresso culturale, politico, economico e sociale cui sembriamo condannati da trent’anni a questa parte. Lo faccio perché voglio farlo e voglio farlo perché devo farlo. Lo devo a mia figlia, al mio territorio e al mio paese, dal quale non ha alcuna intenzione di fuggire.
Per qualcuno sarò un ingenuo, un illuso, un sognatore. Forse è così, ma non sono solo. In quella tornata elettorale ho raccolto altre persone valide e combattive che si sono aggregate a noi, come hanno fatto e continuano a fare i miei compagni di partito ogni giorno.
Oggi siamo più di ieri e meno di quanto saremo domani. Cresciamo di giorno in giorno, piano, ma costantemente e inesorabilmente. Quando la crescita è più lenta il fusto è più duro. La quercia che abbiamo piantato resisterà a tutto e a tutti, perché in quel tronco ci sono anni di lavoro, impegno, lacrime e sudore di mille patrioti che combattono per la terza liberazione dell’Italia.
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