di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Per risollevare gli animi di alcuni miei amici, voglio dire subito che la sconfitta del NO al Referendum non è un fatto grave, nel senso che non è più grave di tanti altri fatti politici che l’hanno preceduta: dalla vittoria dei si ai referendum che introdussero il maggioritario, alla vittoria del si al referendum che abolì il finanziamento pubblico dei partiti, al sostegno, o almeno alla mancata censura, da parte dei più, nei confronti di coloro che lanciarono le monetine contro Craxi, all’ammirazione o almeno al mancato disprezzo per Di Pietro, al significativo successo de l’Italia dei Valori, che raggiunse il 10%, al successo di un cronista di politica come Travaglio, divenuto nella nostra epoca, un autore di editoriali seguitissimi e perfino direttore di un giornale, allo stratosferico successo dei pentastellati che sostenevano che uno vale uno, che dovevano distruggere tutti i partiti e sostituire il Parlamento e che sarebbero stati portatori della democrazia diretta e telematica.
Dal punto di vista delle conseguenze della vittoria del SI, accadrà che nei prossimi decenni vi saranno zone che rimarranno senza rappresentanti; ed è un fatto oggettivo che dove non ci sono consiglieri regionali e deputati si può star certi che non arrivi uno o altro finanziamento. Avremo nell’immediato un peggioramento della classe parlamentare già modestissima, perché diminuiranno i bravi capaci e laboriosi in termini assoluti, e forse anche in senso relativo (salvo nel M5S, il cui livello, eccettuati pochissimi parlamentari, è talmente basso, che non può scendere). E infine, un nuovo partito che entrasse in Parlamento con il 3%, dopo tanta fatica, avrebbe 6-8 deputati anziché 16 come ne ha LEU adesso. Ma è probabile che la legge elettorale sarà cambiata e che sarà introdotta tout court la soglia del 5%.
I risultati del referendum hanno mostrato che non vi era soltanto la bolla facebook dei sovranisti, quasi tutti compatti per il NO; e che non vi era nemmeno la sola bolla facebook di coloro che si interessano di politica e ne scrivono su facebook, che pure in gran parte erano per il NO. Vi è stata rilevantissima diffusione della volontà di dire NO nelle città del centro e del nord: 40% a Roma; 43 a Bologna, 44% a Milano e quasi 45% a Firenze; sono percentuali enormemente superiori alla media nazionale: i romani i fiorentini i bolognesi e i milanesi che hanno raccontato di essere andati “tra la gente” e di aver toccato con mano la grande maggioranza dei SI sono semplicemente dei cretini presuntuosi. Alcune ricerche già sostengono che vi sia stata la prevalenza dei NO tra gli elettori del PD, di Italia Viva e della sinistra radicale. Vi era dunque anche una bella bollicina dell’elettorato di “sinistra”.
Le analisi del voto diranno se il NO è stato prevalente o si è avvicinato al SI tra i laureati – io so come hanno votato o dichiarato di votare una ventina di avvocati, magistrati, notai e docenti di materie giuridiche, di varie città d’italia ed erano tutti per il NO – e tra i giovani, come pure sostengono alcuni sondaggi del 20 e 21 settembre, non so quanto affidabili. Quest’ultima analisi dà il no al 22% tra coloro che hanno più di 65 anni. Si tratta della generazione che, nell’età della maturità, ha subito il vincolo esterno senza sapere cosa fosse e cosa significasse e ha approvato, in grande maggioranza, il divieto di finanziamento pubblico dei partiti, le monetine sulla testa di Craxi, tangentopoli, Di Pietro, i pentastellati, Travaglio, il maggioritario, i partiti personali, l’elezione diretta dei sindaci e dei governatori e molto altro. Si tratta della generazione che per sprovvedutezza, soprattutto della classe dirigente che esprimeva, ha distrutto il paese.
Spetta alle nuove generazioni ricostruirlo: mattone su mattone; con pazienza. Se l’analisi del voto confermerà che i giovani hanno votato in maggioranza NO o comunque hanno votato NO quasi quanto SI, questo sarà un buon segnale, che l’epoca dell’antipolitica sta per finire. Anzi un ottimo segnale, perché per fortuna il mondo è dei giovani. Eternamente, il mondo è dei giovani. Noi ci siamo impegnati per primi. Quando l’8 marzo il Governo sospese il referendum, su facebook non vi era alcuna bolla, nemmeno tra i sovranisti. A 15 giorni dal referendum, c’eravamo soltanto noi (oltre ai nostri primi e singolari alleati di Più Europa, della Fondazione Einaudi e dell’Istituto Leoni e a pochi altri) e i sondaggi davano il NO al 10%. Abbiamo combattuto e combattendo abbiamo acquistato alcuni validi militanti che ci hanno stimato. Le cose importanti sono credere, combattere, restare giovani di spirito, e trasmettere il nostro stato d’animo ai migliori nei quali ci imbattiamo.
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