La militanza come “gravidanza”: pensieri per ripartire dopo le elezioni
di RAFFAELE VARVARA (FSI-Riconquistare l’Italia Milano)
Fin dall’esordio di Riconquistare l’Italia in Puglia, sabato 5 settembre proprio nella mia Gravina avevamo capito quanto fosse titanica l’impresa del risveglio delle coscienze. Le persone ferme ad ascoltarci, infatti, oltre i nostri parenti e amici, si contavano sulle dita di una mano. Nel silenzio di strade, slarghi, piazze con o senza palco, tramite un microfono, a dir la verità molto stile americano, cominciavamo a farci conoscere.
La prima cosa che abbiamo fatto è posizionare la bandiera che la PNL ci insegna essere un trigger di emozioni, di valori e di stati d’animo; i miei amici di curva sapranno cosa scatta in loro subito dopo aver posizionato il loro striscione, per segnalare la propria presenza, magari essendo in 10, in trasferta a S. Siro. Successivamente, proprio come una tifoseria, la seconda cosa che si fa è lanciare un coro per rafforzare la propria identità: abbiamo cominciato a gridare nel deserto, a far esplodere in piazza le nostre idee sospinti da una straordinaria sintonizzazione delle anime e dall’orgoglio di appartenenza ad una storia comune, comune in noi pochi. Pochi e fermamente consapevoli di essere portatori di novità.
La novità è piccola, la nuova cosa è piccola è indifesa, è umile ma potente perché porta dentro di sé tutta l’energia che renderà il neoliberismo cenere del passato. I risultati delle elezioni “sono piccoli”, noi siamo umili perché siamo la novità, siamo i pazzi, i folli, gli incompresi! La novità è che l’uomo di matrice egoico-bellico-materialista sta per volgere al termine mentre dentro di noi sta nascendo un nuovo modo di stare al mondo, un nuovo modo di essere coscienti di sé nel mondo presente.
Il segreto per ripartire è proprio vivere in gestazione. Quando si è in attesa di un bambino tutto ciò che si fa lo si fa a beneficio di ciò che di nuovo va divenendo nel nostro corpo. Nel nostro caso siamo in attesa di un progetto politico/culturale rivoluzionario che vuole avvenire e divenire attraverso di noi. Quindi, essendo <<in gravidanza>>, dobbiamo astenerci da qualsiasi cosa che possa fare male al nascituro. La percezione di impotenza ci ha attraversato tutti, ma attenzione! Se protratta può rallentare la crescita del nascituro. Serve alimentare costantemente quel moto di orgoglio intimo, profondo e comune in ciascuno di noi che ci ha portati a sconfiggere la paura di parlare in piazza.
Oggi non conta lo zerovirgola, conta quanto futuro abbiamo nel nostro pensiero, quanto potenti e radicali siano le nostre parole, quanto di quello che diciamo oggi tra 30 anni sarà ancora valido e si potrà ascoltare come qualcosa ancora di attuale, quanto aumenteremo il radicamento sul territorio del partito dopo la vetrina elettorale, quanto vuoto politico andremo a intercettare. La rivoluzione dipende da quanta disciplina, da quanto coraggio, da quante doti personali, metterà ciascuno di noi nel percorrere un cammino che prevede, prima di giungere al paradiso, come il sommo Dante, il passaggio dall’inferno di una democrazia ai minimi storici.
Mettiamoci a disposizione della storia e così… CI LIBEREREMO!
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