Il dibattito non è vecchio ma appena iniziato
di STEFANO D’ANDREA (Presidente del FSI-Riconquistare l’Italia)
Ho quasi sempre evitato di prendere pubblicamente posizione su affermazioni di Bagnai, salvo quando la mia era soltanto una risposta a sue offese o comunque al modo in cui, magari infondatamente, avevo inteso alcune sue esternazioni. Questa volta tuttavia faccio una eccezione, non per offenderlo o accusarlo di aver tradito, come stanno facendo in molti, che un tempo sono stati suoi fans, bensì per svolgere qualche osservazione sul fatto che abbia affermato che il tema dell’euro “ormai è un dibattito vecchio”.
Nego che egli abbia ragione, anche se per coerenza dovrebbe smetterla di rivendicare di aver dato vita al dibattito sull’euro: avrebbe dato vita ad un dibattito nato morto o che avrebbe rappresentato soltanto una stagione di inutili chiacchiere. Non ci sarebbe da vantarsene. In realtà, non è vero che egli abbia dato vita al dibattito sull’Unione Europea, perché ha soltanto avuto la volontà e la capacità di farlo conoscere, nella versione “bagnaiana”, a un pubblico più vasto di quello che tentava di riflettere e organizzarsi sulla rete. Tra l’altro Bagnai ha limitato la diffusione del dibattito in ambiente mainstream al profilo dell’euro, profilo che effettivamente, se isolato dal resto, era la morte di un dibattito, non un dibattito.
Bagnai voleva convincere i partiti che “già ci sono”. E ha fallito perché si è reso conto che il suo fine era insensato e le speranze dei suoi fans mal riposte (la speranza non appartiene agli uomini di cervello e Bagnai lo è). Ciò che davvero rileva è che il dibattito sulla disintegrazione dell’Unione Europea è appena iniziato. Soltanto presunzione e identificazione della propria vita con la vita del popolo e della nazione, oppure una visione economicistica, che escludeva il ricorso alla stampa dell’euro da parte di Draghi potevano far pensare che l’euro fosse finito e stesse per finire – io avevo scritto, molti anni fa, che “arriveranno a inflazionare” pur di salvare l’euro, mentre per ora hanno soltanto dimostrato di stampare quando non c’è il rischio di inflazione.
Soltanto il ricorso al marketing e la convinzione che parlando di euro, anziché di Unione Europea, si potesse progredire – Bagnai mi scrisse che avevo ragione a porre il problema dell’Unione Europea ma mi chiese: “ma capirebbero?”-, potevano spingere a fare dell’euro un tema politico, ingannando molti dei critici dell’euro, incapaci di comprendere che si stesse parlando di una parte per il tutto.
In sintesi, il problema politico è l’Unione Europea, del quale l’euro è una parte. Il dibattito sull’Unione Europea, dopo decenni di pensiero unico europeista, è appena iniziato. Il caso della storia può variamente accelerare un processo di disgregazione che altrimenti sarà lunghissimo. “I partiti che ci sono” sono europeisti e non servono a disintegrare o mettere in difficoltà e quindi concorrere a far logorare l’Unione Europea. L’epoca dei sovranari pentastellati, leghisti, di fratelli d’Italia e casapoundiani è completamente finita: tutti alla corte di Draghi, magari con la semplice astensione, e comunque tutti europeisti.
Alle prossime elezioni politiche è di fondamentale importanza candidare in ogni collegio un antieuropeista, candidato con una lista di un partito o di un’alleanza di formazioni antieuropeiste. Questa candidatura e la conoscenza che gli Italiani faranno con un mondo di persone, di concetti, di ricostruzioni storiche, di visioni politico-ideologiche del quale per ora ignorano l’esistenza, sarà il vero risultato di ciò che sarà stato fatto in undici anni (a partire dal 2011).
Quale ruolo la nostra generazione svolgerà nella storia d’Italia non è dato dire. Certamente bisogna fin da ora essere felici se essa riuscirà soltanto a costruire il vascello con il quale altri andrà un giorno all’attacco. Ma il caso può sempre offrire opportunità inattese. Perciò, umilmente dedichiamoci a costruire il vascello per essere pronti ad andare all’attacco.
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