La verità sulle origini del debito pubblico
di STEFANO D’ANDREA (Presidente di RI)
L’ha detta Ignazio Visco, attuale direttore della Banca d’Italia, nel convegno, organizzato dalla Banca d’Italia, “Beniamino Andreatta economista” del 13.2.2008: “è stato osservato come, caduta l’inflazione, la disinflazione degli anni Ottanta lasciò come eredità il debito pubblico. È vero, una tassa” – la cosiddetta tassa da inflazione, generata dalla repressione finanziaria – “venne meno e non fu sostituita in tempo per tener dietro a una spesa che cresceva. E questo generò il debito che ancora abbiamo. Non l’abbiamo più fatto crescere ma sostanzialmente fu generato dal venir meno dell’inflazione”.
Dunque, non fu la spesa pubblica brutta e cattiva la causa del debito pubblico, come ripetono da trenta anni, i docenti universitari di materie giuridiche ed economiche, i commercialisti, gli avvocati, i giornalisti economici e gli imprenditori, che hanno subito il lavaggio del cervello e sono stati inconsapevolmente formati, anche quando provenivano “da sinistra”, dalla propaganda neoliberale, e che come scimmiette diffondono da decenni le falsità propagandistiche neoliberali, bensì, come l’élite neoliberale ben sa e ammette nei suoi convegni, il venir meno della imposta “occulta” sulle rendite finanziarie, che caratterizzava il sistema economico italiano fino alla fine degli anni Settanta, e che non fu sostituita da altra imposta.
Poi l’hanno sostituita e il debito pubblico è stato stabilizzato. Ma con imposte alte. Quindi la causa delle imposte sul lavoro e sul profitto alte, è sempre la soppressione della imposta sulla rendita finanziaria. Gli europeisti ci hanno imposto per entrare in Europa un trasferimento di ricchezza dai redditi di lavoro autonomo e subordinato e dai profitti alla rendita finanziaria.
Questo è ciò che è accaduto. Poi continuate ad essere europeisti. C’è tanta gente masochista. Siete liberi di esserlo anche voi.
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