La crisi secondo Einstein
di G Vignera Filosofia attiva titolo originale La crisi… una risposta
Definiamo per primo cosa si intende con la parola crisi, innanzitutto la parola deriva dal greco Krisis che ha il significato di separo e decido. Nel suo significato generale viene definito “crisi” un momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da altra differente. Generalmente siamo abituati a dare di questo termine, non correttamente, una connotazione negativa, in realtà il termine in se stesso non ha un valore positivo o negativo, esso ha un carattere direi neutro in quanto denota solamente una transizione. Ad esempio di una malattia si parla di crisi come momento di passaggio che conduce alla guarigione o alla morte del paziente. E’ un momento temporale in cui si verificano dei fenomeni che ci avvisano che sta cambiando uno stato di cose dell’esistenza, che si sta passando dal noto all’ignoto, un momento in cui le certezze precedenti vacillano e nuove certezze devono prendere il loro posto.
La negatività o la positività dello stato dell’esistente sono successive alla crisi, per cui lo schema potrebbe essere raffigurato così: positività -> crisi ->positività or negatività.
Ad esempio possiamo pensare alle grandi rivoluzioni scientifiche, ad esempio il passaggio dal sistema Tolemaico a quello Copernicano, ha avuto un momento che definirei di crisi in cui le vecchie teorie non riuscivano più a spiegare le nuove scoperte scientifiche, ed è proprio in questo periodo che possiamo situare il processo a Galileo. Vi è una parte del mondo scientifico che sta sposando la rivoluzione Copernicana, la stessa Chiesa ha al suo interno personaggi che sono consapevoli che il sistema Tolemaico non riesce più a spiegare la realtà, il processo a Galileo diventa il catalizzatore del passaggio al sistema eliocentrico di Copernico.
Per cui è crisi ogni volta che viene intaccata la zona di confort, quando viene attaccato il nostro habitat abituale. Questo naturalmente vale per l’individuo ma anche e soprattutto per la società che è un insieme organizzato di individui.
Una situazione di tale natura che effettivamente separa due momenti e che costringe a prendere delle decisioni genera uno stato di sofferenza e di angoscia. La paura di un futuro incerto, che ha nella figura della morte il suo archetipo, ingenera nell’uomo uno stato di difficoltà, di ansia e di paura.
Che cosa devo fare?
Che cosa posso fare?
Sono le due domande che generalmente le persone si pongono di fronte ad una situazione di crisi, qualunque essa sia.
La prima domanda ci mette in causa come diretti responsabili delle azioni che si dovranno intraprendere, è una domanda di una persona che si mette in gioco e vuole uscire dalla crisi in maniera positiva che lotta per la vita.
La seconda domanda subisce la situazione, come evento di cui non si è protagonisti, come attore passivo di eventi più grandi ed a cui si cerca di trovare una via di uscita. L’uso del verbo potere al posto del verbo dovere mette in evidenza la possibilità, e quindi rafforza anche nel tentativo di soluzione il dubbio della riuscita stessa.
Ieri mentre ero ad una riunione di lavoro un collega mi ha segnalato questo passo di Albert Einstein, scienziato ma anche filosofo, le due cose non sono contradditorie, che mi sembra la risposta corretta alle domande sulla crisi.
«Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. (per poter cambiare non sono necessarie le grandi rivoluzioni bastano anche dei piccoli passi che comunque segnano una svolta rispetto alla normalità, una rottura anche minima della zona di confort può portare a cambiare la direzione degli eventi. )
La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere ‘superato’.
Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e difficoltà, violenta il suo stesso talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’ inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita. Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non c’è merito. E’ nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro. Finiamola una volta per tutte con l’unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla.» Albert Einstein
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Non penso che prima della crisi, iniziata nel 2007 vi fosse positività; dunque lo schema – positività, crisi e infine positività o negatività non è esatto. La situazione di partenza può non essere positiva. La crisi può essere momento intermedio tra negatività e positività e può condurre dalla prima alla seconda. E può essere momento intermedio tra negatività e (maggiore) negatività