Inclusività fasulla
di CLAUDIA VERGELLA (RI Roma)
Ho in mente un comportamento in uso in tempi recenti da parte di chi governa che trovo particolarmente odioso. Consiste nel vile tentativo di far credere che si vuole bene ai cittadini, ma attraverso aiuti poco incisivi, “a risparmio”, come ad esempio una sorta di buoni-premio di cui pochi potranno usufruire. I diritti elargiti a tutti sono troppo costosi in un paese stretto in modo ingiusto e controproducente da vincoli di bilancio, ed ecco subentrare i “diritti per pochi”. Questi ultimi non vanno confusi con i privilegi. La parola privilegio che deriva dal latino e che letteralmente significa legge per il singolo, ha il senso di un di più elargito a persone in alto nella scala sociale .
I “diritti per pochi”, invece, riguardano persone in difficoltà. La parola privilegio ha un significato negativo, in quanto si è affermato il convincimento che sia moralmente riprovevole che esistano categorie privilegiate. Nella realtà condizioni privilegiate continuano ad esistere, a detrimento dell’uguaglianza sostanziale e le elargizioni per pochi non migliorano significativamente la situazione. Anche perché sono date con criteri talmente restrittivi da rendere difficile poterne beneficiare. Si pensi ad esempio al bonus vacanze e al suo prevedibile mancato decollo del 2020.
Le elargizioni per pochi rispettano, io ritengo, l’uguaglianza formale, in quanto date ai più poveri (non c’è discriminazione quando un provvedimento normativo differenzia per un motivo valido), ma non quella sostanziale in quanto, da soli, cioè in carenza di misure strutturali, non assolvono al compito assegnato ai Governi dalla Costituzione di rimuovere gli ostacoli ad un’uguaglianza di fatto.
L’uguaglianza formale, in mancanza di un serio tentativo verso quella sostanziale, era una caratteristica delle Costituzioni del 1800. La Costituzione del 1948 aveva fatto un notevole passo avanti. I “diritti per pochi” di questi ultimi anni rientrano a pieno titolo nell’involuzione iniziata nel paese dopo un trentennio dall’entrata in vigore della Costituzione.
Normalmente vengono chiamati “bonus” o, in senso critico, “mancette”, ma meriterebbero un nome specifico, idoneo ad evidenziarne il carattere moralmente inaccettabile e a contrassegnare negativamente una società che ne fa uso. Infatti oltre ad essere utili ai Governi per camuffare le criminali restrizioni delle spese dovute al vincolo esterno, sono graditi ai ricchi che votano a “sinistra”; è uno dei loro modi fasulli per sentirsi inclusivi.
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