Far risorgere il Risorgimento
di MARCO TROMBINO (FSI Genova)
Fino a pochi decenni fa i programmi scolastici italiani, per ciò che riguarda i contenuti dei corsi di storia, dedicavano uno spazio debitamente ampio alla storia del XIX secolo e ai fatti del Risorgimento italiano. Era del tutto comprensibile: si tratta di quella frazione della nostra storia che giustificava l’esistenza e l’unicità della Patria, che cementava lo spirito nazionale, seppure con tutte le sue contraddizioni e sfaccettature (Vittorio Emanuele II e Giuseppe Mazzini erano nemici giurati, giusto per citare un esempio di inconciliabilità). Una formazione in perfetta analogia a quella di molti altri Paesi del mondo: raccontare di Garibaldi ai giovani Italiani è come raccontare l’epopea di Washington agli Statunitensi, o come raccontare Simon Bolivar ai Colombiani, o come José Martì per i Cubani, o Scanderbeg per gli Albanesi, e così via. Ogni Nazione mantiene giustamente la memoria dei propri padri fondatori con l’intento di tramandarlo alle generazioni che verranno. Ricordo personalmente che la maestra delle elementari ci insegnava a cantare in coro canzoni quali “La bandiera dei tre colori” e “Addio mia bella addio” insieme a, ovviamente, “Il canto degli Italiani” meglio noto come Inno di Mameli, all’epoca non ancora ufficialmente inno nazionale.
Negli ultimi decenni però, i programmi di storia delle scuole dell’obbligo sono stati modificati allo scopo di porre l’accento sui fatti del XX secolo. Fino agli anni ’80 la storia del XIX secolo, con annesso Risorgimento, si studiava in quinta elementare, poi in terza media, poi all’ultimo anno delle scuole superiori. Oggi non si studia più alle elementari, i cui programmi vanno dalla preistoria all’Evo antico e non oltre: si noti la completa assurdità di una formazione storica di 3° elementare in cui viene trattata soltanto la preistoria dall’australopiteco fino al neolitico. Uno spazio maggiore viene invece dedicato agli eventi del XX secolo: in seconda media (oggi scuola secondaria di primo grado) si studia l’intero evo moderno più l’evo contemporaneo fino al 1900, mentre l’intero programma di terza media è focalizzato sulle vicende del secolo scorso.
Qual è il motivo di tale “rigonfiamento” d’importanza della storia del ‘900 e della contestuale minimizzazione del ‘800? Di sicuro gioca il fattore della presenza di alcune pagine di storia in più, ossia il crollo del Muro di Berlino e gli eventi del mondo monopolare che ne è scaturito. Ma la ragione principale non è questa. Il punto è che si cerca di rimpicciolire il peso del nostro Risorgimento perché al giorno d’oggi dà fastidio al potere, sotto molti aspetti.
Innanzitutto l’elemento comune di tutti i movimenti risorgimentali – dalla Carboneria ai monarchici sabaudi, fino ai Mazziniani – era la finalità dell’indipendenza italiana. Già l’utilizzo di questa parola, nell’Unione Europea di oggi, è deprecato: parlare di “indipendenza” in un’Europa in cui l’Italia non è affatto sovrana può divenire un elemento di destabilizzazione perlomeno culturale, se non addirittura politica, specie considerando che dopo aver rinunciato all’indipendenza in favore della UE abbiamo perduto molto in termini economici e sociali. Inoltre, chi furono coloro contro i quali si batterono i patrioti italiani di quell’epoca in ben tre Guerre d’Indipendenza? Gli Austriaci, ossia degli Europei. Già, perché la secolare oppressione della nostra patria non è stata esercitata per tredici secoli da dittatori venuti da un’altra galassia, ma da popoli e paesi del nostro continente, gli stessi i cui rappresentanti siedono oggi nella Commissione Europea, nel Parlamento Europeo, nel Consiglio dell’Unione Europea e nuovamente ci dettano legge, spesso contro i nostri interessi.
Ecco il motivo per cui i Sovranisti hanno il dovere di ricordare e far ricordare il nostro Risorgimento con tutti i mezzi possibili; in futuro, i programmi scolastici dovranno dare il corretto peso e il giusto posto alle vicende, letteralmente uniche nella storia umana, durante cui una Nazione dopo milletrecento anni di divisione, di oppressione straniera e di soggezione agli interessi altrui, seppe ritrovare la propria identità, la propria forza e un insospettabile coraggio. Ed ebbe l’energia di rinascere. I Sovranisti, oltre che gli evidenti obiettivi politici, devono avere la profonda finalità culturale di far risorgere, nelle menti e nei cuori dei cittadini Italiani, il nostro glorioso Risorgimento.
Commenti recenti