25 aprile: la resistenza secondo Albert Kesselring e Rodolfo Graziani
Gli italiani divennero antifascisti soltanto dopo la fine della guerra, come oggi, specialmente sulla rete, sostengono taluni che si improvvisano storici?
La Resistenza fu politicamente e militarmente irrilevante, come sostengono gli stessi pretesi storici?
Leggiamo cosa ha raccontato Albert Kesselring e cosa dichiarava nel giugno del 1944 Rodolfo Graziani, due fonti non sospette, alle quali si deve necessariamente dar credito.
Kesselring, Memorie di guerra, Milano, 1954, p. 252:
“Dopo l’abbandono di Roma si ebbe un inasprimento dell’attività partigiana, in misura per me affatto inattesa. Questo periodo di tempo può essere considerato come la data di nascita della “guerra partigiana illimitata” in Italia. L’afflusso di nuovi elementi alle bande, che agivano specialmente tra il fronte e gli Appennini, andò intensificandosi in modo visibile. Tanto da potersi calcolare che la loro forza fosse salita in breve da alcune migliaia di individui a circa centomila uomini … A partire da quell’epoca la guerra partigiana diventò per il comando tedesco un pericolo reale, la cui eliminazione era un obiettivo di importanza capitale“.
Graziani [da il carteggio Graziani-Mussolini (25-27 giugno 1944), in Frederik William Deakin, Storia della Repubblica di Salò, Torino 1963]:
“praticamente il Governo della Repubblica sociale controlla, e solo fino a un certo punto, la fascia piana a cavaliere del Po; tutto il resto è virtualmente in mano ai cosiddetti ribelli, che riscuotono il consenso di larghi strati della popolazione… Tutta l’organizzazione periferica capillare è andata distrutta. Nei piccolo centri e nelle campagne manca ogni elemento di forza che possa far rispettare ed eseguire gli ordini del governo“.
Ah, la “nazione alla macchia”…
Persino Parri (noto fascista) ebbe modo di incazzarsi nel 47 quando all’ANPI si iscrissero 280.000 imbosca…ehm, partigiani.
Nel 46 lo stesso CLNAI fissava a 130.000 i. Partigiani effettivi al 15 aprile del 45.
De Felice (altro notissimo fascista) è assolutamente chiaro: trattasi di movimento ultraminoritario ed assolutamente non popolare su cui poi si è gettata la base per la (problematica) coesistenza fra DC e PCI.
Trattasi di un mito mobilitante, e non c’è assolutamente nulla di male (per chi alla parola “mito” da il giusto significato che non è certamente quello di “favola” o di “bugia”).
A distanza di tanti anni, però, non sarebbe male fare i conti con il passato.
Oppure sono sempre e solo i fascisti (o quei 4 gatti che in qualche modo si rifanno a quell’esperienza) a dover pronunciare un penitenziagite?
Del resto, se ancora adesso l’antifascismo militante, rabbioso e proiettivo (stile Salò di Pasolini) è un fenomeno ultraelitario, giornalistico ed accademico in massima parte, e se invece la maggior parte delle persone pensa “Ha fatto tante cose buone però l’alleanza con Hitler era errata” un motivo ci sarà.
È una considerazione politica molto superficiale e siamo d’accordo, ma vuol semplicemente dire che la mitologia antifascista, resistenzialista, filo-foibe, ecc… oramai fatica ad attecchire.
Dal mio punto di vista non è poi una cosa sbagliatissima.
Io mi sono limitato a riportare il rapporto di Graziani e le memorie di Kesslring, che sono due fatti attendibili
Kesselring, infatti, parlava di 100.000 circa nel giugno 1944. Saranno stati 130.000 nell’aprile 1945. Mi sembra che i conti tornino. Quindi non capisco il senso del tuo commento.
Trattandosi di meno di due anni dall’8 settembre 1943, il numero non mi sembra irrilevante, tenuto conto che parli di mezza italia e che la popolazione era di 43 milioni circa. Quanti volevi che fossero? 500.000?
Che non fosse un movimento popolare è negato da entrambe le fonti. Sarebbe ora che cominciassi ad interrogarti, con un po’ di buona fede, su queste due dichiarazioni, certamente non interessate e attendibili.
In realtà in queste situazioni, come abbiamo visto in Libia nel 2011 (dove in alcuni alberghi in un sol giorno sono state issate due volte entrambe le bandiere), il grosso della popolazione sta con chi vince o con chi sembra che possa vincere o meglio con coloro che esercitano il comando in una certa zona. Insomma, in una guerra civile, oltre ai combattenti di ambo le parti e agli effettivi sostenitori dell’una o dell’altra parte, c’è una grande maggioranza, a naso direi il 90% della popolazione (il rimanente 10% è fatto da combattenti e sostenitori ideologici o favoreggiatori delle due parti), che pensa soltanto a se stesso e al futuro.
Sarebbe ora che queste considerazioni realistiche cominciaste a farle voi sostenitori del destrismo, in modo da svolgere, finalmente, un’analisi obiettiva.
La mia analisi è obiettiva, infatti ho lasciato qualche fonte bibliografica, e non qualche dichiarazione estemporanea.
Il destrismo (che penso sia un’offesa) non so bene cosa sia, dato che per esempio sulle questioni economiche mi pare di essere più a sinistra dell’ARS.
Si vede che proprio non ce la fai ad accettare un confronto con chi non ti dice “hai ragione”, e passi subito al lato personale.
Più e più volte.
Matteo, l’articolo su il destrismo era stato pubblicato su facebook 7 o 8 giorni fa e quindi non era una risposta al tuo commento.
Se leggi bene, i destristi sono coloro che dopo aver voluto a lungo una grande europa ed essere stati europeisti, e aver talvolta teorizzato e praticato alleanze con le piccole patrie del nord, hanno ora il mito della russia e/o dell’eurasia, si alleano con la lega o almeno ne tacciono l’essenza anti-italiana, e talvolta arrivano anche a considerare come seconda opzione l’indipendenza veneta. Sono gruppuscoli molto attivi su facebook, almeno in un caso guidati da persone intelligenti e certamente capaci di far proselitismo (ho rapporti di carteggio con chi promuove quest’ultima fazione).
Qua comunque commentavamo le due dichiarazioni di Graziani e di Kesselring.
Il movimento partigiano, come la transumanza, era stagionale. D’estate i richiamati di leva salivano in montagna, quando veniva il freddo e le operazioni militari rallentavano si sfruttava l’amnistia puntualmente proclamata dalle autorità (s)fasciste.
Quando si stava in montagna, chi faceva il bracciante, chi il bandito, chi il partigiano, e il gran numero faceva un po’ di tutte queste cose assieme. Intanto si aspettava la fine della guerra cercando di trovarsi dalla parte del vincitore. Gli unici che combattevano seriamente in genere erano i comunisti, per l’Italia sovietica e non certo per l’attuale (?) costituzione. Erano teste di c…., ma non meritavano il PCI che diventa PD.
Un mio strettissimo congiunto dirigeva la locale federazione fascista, diventò partigiano quando si rese conto che la guerra era persa, e arrivando in montagna tutto compiaciuto per la sua furbizia, rimase di sasso ritrovandosi intorno l’intera dirigenza del Fascio provinciale.
Solo nel dolore e nella disperazione l’essere umano medio trova un briciolo di dignità.
P.S.: Stefano, se i miei commenti ti creano problemi, una parola basterà a farli cessare. La mia email ce l’hai.
Lorenzo, veramente Rodolfo Graziani dice un’altra cosa: “tutto il resto è virtualmente in mano ai cosiddetti ribelli, che riscuotono il consenso di larghi strati della popolazione… Tutta l’organizzazione periferica capillare è andata distrutta. Nei piccolo centri e nelle campagne manca ogni elemento di forza che possa far rispettare ed eseguire gli ordini del governo”. “I cosiddetti ribeli” conrollavano le campagne, la pianura dove avevano “il consenso di larghi strati della popolazione”. Poi se vuoi ipotizzare che, nel riferire a Mussolini, mentisse, dovresti almeno addurre argomenti.
Non sono un esperto e non sono a casa per citare dalle mie fonti. Credo che la risposta l’abbia data tu stesso nella seconda parte del post. Nell’estare del ’44 1) era evidente che gli alleati avrebbero vinto 2) era tempo di manovre militari e quindi di darsi alla macchia. Gran parte dei centomila supposti partigiani erano imboscati, scampati, gente che cercava di far passare la guerra. O che cercava di saltare sul carro del vincitore.
La repubblica di Salò era stata ricreata dal caos dello sfacelo statale e della guerra civile e davanti all’evidenza della disfatta era naturale che si sbriciolasse a partire dalle periferie. Dove lo trovavi un suicida che si mettesse a fare il il podestà o l’ufficiale della milizia sapendo benissimo che di lì a pochi mesi gli eserciti alleati avrebbero messo gli antifascisti al potere?
Stante che i reparti germanici erano praticamente i soli a combattere, ed erano in condizione di totale inferiorità numerica materiale rispetto alle armate angloamericane, è chiaro che questa situazione di disgregazione unita alla presenza di movimenti di guerriglia nelle retrovie preoccupasse il comando tedesco.