Ancora su efficacia del vaccino e letalità della variante Delta. Come vivremo
di STEFANO D’ANDREA (Presidente RI)
In un precedente articolo, commentando dati forniti dal Ministero della salute del Regno Unito, avevo affermato:
a) che i dati non fornivano la prova che il vaccino fosse efficace a ridurre la letalità tra i vaccinati che contraevano l’infezione, anche se si doveva escludere la efficacia “negativa” del vaccino, perché il parziale maggior numero di vaccinati deceduti (rispetto ai non vaccinati) dipendeva dal fatto che i vaccinati erano popolazione molto più a rischio, per età e malattie, rispetto ai non vaccinati;
b) che la variante Delta fosse molto meno virulenta della variante Alpha (inglese).
Successivamente il ministero della salute del Regno Unito ha diviso i dati per età, distinguendo tra infettati con meno di 50 anni e infettati con più di 50 anni. I nuovi dati forniti consentono precisazioni intorno a entrambe le affermazioni e anzi impongono la correzione di una di esse.
Efficacia dei vaccini.
Si osservi e legga la tabella 4 di questo documento ufficiale del Governo che, sotto il profilo dell’efficacia del vaccino, consente di distinguere tra il gruppo di persone che hanno meno di 50 anni e quello delle persone che hanno più di 50 anni.
Per il primo gruppo, si registrano 52.846 casi certi tra i non vaccinati, 3.689 casi certi tra i vaccinati e 9850 casi certi tra i vaccinati con una dose da almeno 21 giorni. Considerando assieme queste ultime due categorie abbiamo 13.539 “vaccinati”. Si tratta di scelta opinabile, che come si vedrà riduce l’efficacia del vaccino per i soggetti che hanno meno di 50 anni e l’aumenta per i soggetti che hanno più di 50 anni. D’altra parte, i numeri sono ancora piccoli. Tra i 52.846 non vaccinati con età inferiore a 50 anni sono deceduti 6 pazienti. Tra i 13.539 “vaccinati” ne sono deceduti 2.
Considerando che, in caso di totale inefficacia del vaccino, tra i vaccinati sarebbero dovuti morire 1,53 pazienti (52.846 : 6 = 13.539 : 1,53), pur osservando che i numeri sono piccoli, che tra i vaccinati spesso gli asintomatici non risultano perché non si sottopongono al tampone, e che tra i deceduti (dell’uno o dell’altro gruppo) potrebbero esservi persone con gravissime patologie precedentemente diagnosticate, sembra di poter osservare che, per quanto riguarda le persone con meno di 50 anni, non esiste, per ora, nessun indizio di una efficacia, anche soltanto minima, del vaccino. Il vaccino in seguito potrà risultare efficace e anche molto efficace ma per ora, con riguardo alle persone con meno di 50 anni, non vi è alcun indizio di una efficacia sia pure parzialissima.
Va, tuttavia osservato che la letalità nelle persone non vaccinate con meno di 50 anni è così bassa e precisamente dello 0,011% (52846 : 6 = 100 : 0,011), che una rilevante efficacia del vaccino non cambierebbe quasi niente.
Mancando la prova della efficacia, per ora, se si ha una età inferiore ai 50 anni, non ha alcun senso vaccinarsi, visto che la vaccinazione comporta comunque un minimo rischio di effetti avversi, a breve medio e lungo termine. Rischiare per non ottenere alcuna copertura, è una scelta da persone totalmente irrazionali. Per qualche ragione, che mi rimane oscura, si continua a propagandare il vaccino anche per queste categorie di persone e persino per i giovani e i bambini; tuttavia i dati che provengono dal Regno Unito non soltanto segnalano un rischio bassissimo ma non segnalano, per ora, la benché minima efficacia del vaccino, sempre che sia sensato, davanti a un rischio minuscolo, sottoporsi a rischi ignoti e incerti, pure in caso di rilevante efficacia del vaccino.
Per quanto riguarda i pazienti con più di 50 anni, sempre accorpando nei vaccinati coloro che hanno ricevuto entrambe le dosi e coloro che hanno ricevuto una dose da almeno 21 giorni, sono deceduti 38 pazienti non vaccinati su 976 infettati, e 67 vaccinati su 7.411 infettati (17 deceduti su 3.865 infettati che avevano ricevuto una dose da almeno 21 giorni e 50 deceduti su 3.546 infettati che avevano ricevuto due dosi).
Considerando che in caso di totale inefficacia del vaccino sarebbero dovuti morire 288,54 “vaccinati” (976 : 38 = 7411 : 288,54), i morti che si sono avuti (67), sono il 28,85% di quelli che verosimilmente sarebbero morti senza vaccino. Arrotondando al 29%, significa che il vaccino evita, nell’immediato, ossia a distanza di qualche giorno o mese dal vaccino, il 71% delle morti tra coloro che hanno più di 50 anni.
Il vaccino ha dunque una rilevante efficacia. Si osservi, tuttavia, che se si contesta la scelta di accorpare vaccinati con due dosi e vaccinati con una dose da più di 21 giorni, l’efficacia del vaccino, nell’evitare le morti, diminuisce. Infatti, i vaccinati con due dosi che sono deceduti sono 50. Orbene, in caso di totale inefficacia del vaccino, rispettando la proporzione tra casi e morti che si è avuta nei non vaccinati, avremmo: 976 : 38 = 3546 (i vaccinati con due dosi che si sono infettati) : 138. Essendone morti 50, il vaccino avrebbe avuto una efficacia del 64%: 50, infatti, è il 36% di 138.
Naturalmente, i numeri sono estremamente bassi, e sarebbe utile ottenere disaggregazioni ulteriori per età (con meno di 60; con meno di 70; con meno di 80; e con meno di 90), nonché tra sani, da un lato, e persone con patologie pregresse, dall’altro, al fine di verificare se esistano categorie di vaccinati che sono protetti poco o niente rispetto ai non vaccinati, e categorie di vaccinati che sono protetti in misura persino superiore al 71%.
Tuttavia, per ora, non sembra negabile che, complessivamente, nei soggetti con più di 50 anni, sani o con patologie pregresse, vi sia una efficacia del vaccino, che è significativa; almeno del 71% (o del 64%), anche se parecchio inferiore al 95% propagandato. Ho scritto almeno del 71% (o almeno 64%) perché ho considerato che i vaccinati asintomatici scappano in parte al conteggio.
Sulla virulenza della variante Delta.
Per quanto riguarda, invece, il profilo della virulenza della variante Delta, il dubbio è se la indubbia minor virulenza dipenda esclusivamente dal vaccino.
Mi sembra, tuttavia, che la minore virulenza endogena della variante Delta sia confermata, anche se in una misura inferiore a quanto si potesse sperare.
La tavola 3 del citato documento, senza distinguere tra vaccinati e non vaccinati, ci dice che la variante Alpha (la variante inglese) ha una letalità dello 0,1% nelle persone con meno di 50 anni, mentre, come abbiamo osservato, la letalità della variante Delta tra le persone non vaccinate con meno di 50 anni è dello 0,011% (non dissimile da quella riscontrata tra i vaccinati): una letalità 10 volte inferiore. La differenza che risulta dalla tavola 3, con riguardo agli infettati con meno di 50 anni (letalità 0,1% per la Alpha e letalità 0,0% per Delta) non dovrebbe essere dovuta al vaccino, se è vero che la letalità della variante Delta per i non vaccinati è 0,011% (ma potrebbero essersi vaccinati tutti i soggetti con meno di 50 anni ma a rischio, perché hanno patologie gravi precedentemente diagnosticate). In ogni caso, il vaccino, se risultasse efficace, potrebbe ridurre ulteriormente una differenza endogena di virulenza che sembra esservi.
Per quanto riguarda le persone con più di 50 anni, la letalità nei non vaccinati è stata del 3,89% (976 : 38 = 100 : 3,89). Pur arrotondando al 3,9%, essa è inferiore alla letalità della variante Alpha che la tabella 3 ci fornisce in assoluto, senza distinguere tra vaccinati e non vaccinati e che è stata del 4,8%.
Si deve ipotizzare che nei vaccinati -vista la efficacia del vaccino nell’evitare l’evento morte, pari a circa il 71% – la letalità sia di circa 3/10 di quella dei non vaccinati. Tuttavia, non sappiamo quanti siano stati i vaccinati infettati dalla Alpha e quanti i non vaccinati. Perciò l’unica cosa certa è che la letalità di Delta nei confronti dei non vaccinati è inferiore di circa un quinto rispetto alla letalità di Alpha nei confronti di vaccinati e non vaccinati. Una minore letalità endogena della quale non si può dubitare ma la differenza, con riguardo alle categorie a rischio, ossia coloro che hanno più di 50 anni, è inferiore a quanto si potesse sperare prima di disporre dei dati disaggregati.
Come vivremo.
Purtroppo, nonostante le ottime notizie relative alla efficacia piuttosto buona (almeno a breve termine) del vaccino nell’evitare l’evento morte, e alla minore letalità endogena della variante Delta, inferiore tuttavia a quanto si potesse sperare, dubito fortemente che a ottobre torneremo a una vita “normale”, accettando di convivere con 10.000-30.000 morti l’anno (in luogo dei quasi 100.000 che abbiamo avuto dal 26 febbraio 2020 al 28 febbraio 2021).
Si opporranno non soltanto la maggioranza dei ricercatori star e tutti gli organi di informazione, dediti, al livello mondiale, alla caccia alle streghe contro le scelte politiche che sacrificano parzialmente la vita dei cittadini, per bilanciarla con altri beni costituzionali, ma anche la maggioranza del popolo italiano. E i politici italiani terranno conto dell’umore prevalente, essendo questo il loro “dovere”, secondo quanto si teorizza nelle democrazie neoliberali nelle quali si crede davvero che debbano comandare i consumatori (nelle altre, la classe dirigente sa che si tratta di falsa coscienza).
Man mano che alcuni paesi stranieri, come Stati Uniti, Inghilterra e Germania, faranno con coraggio e razionalità, e manterranno con fermezza, scelte diverse dalle nostre e improntate al bilanciamento tra cosiddetto diritto alla vita e altri beni costituzionali, individuali collettivi e pubblici, con il tempo anche i popoli fanatici sostenitori della primazia e della non bilanciabilità del diritto a rischiare il meno possibile di morire (perché di questo diritto si tratta, non del diritto alla vita), si incammineranno di nuovo verso la normalità.
Nel frattempo, si potrà protestare, si potranno fare proposte, anzi si dovrà protestare e si dovranno fare proposte ma è sbagliato agitarsi. Accadono le cose che possono accadere. Non quelle che non possono accadere. E agitarsi non cambia le cose, salvo l’agitazione in luogo della calma. Agitarsi serve soltanto ad agitarsi.
Commenti recenti