Green pass e vaccini: resistere a una scelta criminale. Sotto i 50 anni i vaccini non proteggono contro il rischio della morte
di STEFANO D’ANDREA
Il Ministero della salute pubblica della Gran Bretagna ha pubblicato l’aggiornamento n. 20 dell’importante documento intitolato SARS-CoV-2 variants of concern and variants under investigation in England.
La Gran Bretagna, a differenza di Israele, distingue i casi soltanto tra coloro che hanno più o meno di 50 anni, non per più numerose fasce di età. E questo è un limite rispetto ai dati che provengono da Israele.
Tuttavia, per converso, i numeri della Gran Bretagna sono molto più significativi, non soltanto perché la popolazione è maggiore di sette volte, rispetto a quella di Israele, ma anche e soprattutto, perché la nuova ondata in Gran Bretagna è partita molto prima di quella recente che si è avuta in Israele.
Vediamo cosa ci dice il documento sul problema dell’efficacia del vaccino nel prevenire l’evento morte nelle persone che hanno una età inferiore a 50 anni. Si consideri la tabella 5 a p. 18 s.
Nella popolazione con età inferiore a 50 anni, dal I febbraio al 2 agosto, i casi di variante Delta tra i non vaccinati sono stati 147.612. I morti 48. Quindi, si è avuto un morto ogni 3075,25 casi. Una letalità dello 0,032%. Tra l’altro trova ancora conferma l’ipotesi che, almeno con riguardo agli infra-cinquantenni la variante Delta sia meno pericolosa della variante inglese, che in Inghilterra aveva una letalità dello 0,12%
Nello stesso periodo di tempo, i casi di variante Delta tra i completamente vaccinati con età inferiore a 50 anni, sono stati 25.536. I morti sono stati 13. Quindi, si è avuto un morto ogni 1.964,30 casi. Una letalità dello 0,050%. La letalità è superiore sia a quella dei non vaccinati, sia, come si mostrerà, a quella dei vaccinati con una dose.
Sempre nello stesso periodo di tempo, i casi di variante Delta tra i vaccinati con una dose, infettati dopo che erano passati 21 giorni dall’inoculazione, sempre con età inferiore a 50 anni, sono stati 40.449. I morti sono stati 4. Quindi si è avuto un morto ogni 10.112,25 casi. Una letalità dello 0,009%.
I casi di variante Delta tra i vaccinati con una dose quando ancora non erano trascorsi 21 giorni dall’inoculazione, sempre con riguardo a persone di età inferiore a 50 anni, sono stati 23,822. I morti 4. Quindi c’è stato un morto ogni 5.955,5 casi. Una letalità dello 0,016%.
Cosa si può dedurre da questi dati?
Certamente non si può dedurre che il vaccino protegge gli infra-cinquantenni contro la morte. La letalità tra i completamente vaccinati è superiore e quasi doppia rispetto a quella tra i non vaccinati.
Ovviamente è possibile e anzi probabile che per varie ragioni le due popolazioni siano in parte eterogenee. Ma l’eterogeneità (per salute, per precauzioni prese fin dai primi sintomi, per età o altro) può militare, almeno per alcune cause (per esempio il carattere che porta ad andare al pronto soccorso o a cercare le cure del medico fin dal primo sintomo), in direzione opposta rispetto ad altre cause (per esempio l’età).
Se dunque non si può affermare, anche per la esigua differenza tra i due livelli di letalità, che il vaccino peggiora la resistenza alla morte degli infra-cinquantenni, si deve affermare che senza alcun dubbio non esiste il minimo indizio che il vaccino dia agli infra-cinquantenni una protezione sia pure piccolissima, contro il rischio di morire per covid.
Che senso ha, pertanto, utilizzare il green pass per spingere i giovani sportivi, i giovani docenti, gli studenti universitari, le donne in gravidanza e in generale le persone con età inferiore ai 50 anni a vaccinarsi?
Che fretta abbiamo? Se c’è il rischio di miocarditi, ormai accertato, e nessun vantaggio, a cosa serve spingere verso la vaccinazione i giovani?
In generale, non conviene almeno accertare se ictus, infarti, trombosi e altri tipi di malore, nel 2021 risulteranno più frequenti (in proporzione) tra i vaccinati rispetto ai non vaccinati?
E’ inutile, infatti, disputare oggi attorno all’accertamento dei nessi causali individuali, relativi a singoli casi di pretesi effetti avversi segnalati dalla cronaca. L’esistenza o la inesistenza del nesso causale tra vaccino e morti o conseguenze gravi, considerato l’elevatissimo numeri di vaccinati nel mondo, saranno accertate, con certezza – e il risultato sarà indiscutibile – su base probabilistica, almeno nel caso in cui il fenomeno abbia una minima rilevanza sociale. Ma i primi dati sui quali formulare fondate ipotesi o tesi certe li avremo probabilmente l’anno prossimo.
Il Green pass, perciò, oltre a essere fondato, nella sua pretesa funzione sanitaria, su un presupposto di fatto falso – perché i vaccinati si infettano e infettano significativamente (non è rilevante se infettino un po’ meno dei vaccinati) – come strumento per spingere a vaccinare i giovani e in generale gli infra-cinquantenni, è una scelta criminale, della quale la classe politica un giorno risponderà.
Bisogna resistere. Molti, per ragioni di lavoro saranno costretti per un po’ di tempo a fare inutili tamponi ma bisogna resistere, fino a far revocare questo abominevole provvedimento.
E bisogna anche invitare classe dirigente, ricercatori da salotto e giornalisti, a fornire dati sulla efficacia del vaccino negli infra-cinquantenni o almeno a commentare quelli che fornisce il Ministero della salute pubblica della Gran Bretagna.
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