Il Compleanno di Pippo
Si è svolto, nello scorso fine settimana, l’annuale convegno promosso dall’Associazione Asimmetrie “Euro, Mercati, Democrazia”.
Giunto alla sua quarta edizione, questo fondamentale ritrovo di chi segue l’opera divulgativa di Alberto Bagnai ha proposto come argomento 2015 il ripensamento dell’unione ( “u” minuscola ) dell’Europa attraverso un’analisi storica e sociale che ha coinvolto importanti esponenti del pensiero critico attuale : da Luciano Canfora a Giandomenico Majone, da Francesco Bilancia a Vladimiro Giacchè a Pier Paolo Dal Monte a Luciano Barra Caracciolo e naturalmente al padrone di casa.
Quest’anno si è preferito escludere dal dibattito il pensiero mainstream a dimostrazione di come ormai esso risulti così avvitato su se stesso da non poter in nessuna maniera essere utile nella definizione di un tavolo propositivo per il superamento della crisi.
Quindi via i vari Boldrin, Lippi, Boltho e Puglisi che hanno animato la platea negli anni passati e di cui gli astanti, saliti nel tempo a quasi 600 unità, non hanno sentito la mancanza.
Limitata comunque la trattazione macroeconomica della crisi, retta dai seppur autorevoli Granville, Flassbeck e Evans-Pritchard, a dimostrazione del fatto che ormai l’analisi tecnica del pasticcio in cui ci troviamo, per chi ha voluto capire, fa parte di un passato di identificazione delle cause. La scienza macroeconomica servirà in seguito, a supportare il progetto sociale, sostitutivo dell’attuale, di cui il convegno ha inteso definire gli aspetti.
E non a caso il cuore pulsante dell’evento è stato il dibattito politico che ha coinvolto diversi esponenti di partito, più o meno importanti nel loro ambito, riguardo la visione socio-politica della crisi e del suo superamento. Matteo Salvini,( Lega ), Claudio Borghi ( Lega ), Antonio Triolo ( AN ), Guido Castelli ( FI ), Gianni Melilla ( SI ), Ugo Boghetta ( PRC ), Mimmo Porcaro ( PRC ) si sono succeduti sul palco per parlare delle proprie verità e dei propri pensieri inerenti all’argomento proposto.
Le defezioni di Roberto Frenkel e Alessandro Di Battista, che per problemi personali e di governo non hanno potuto essere presenti, hanno sensibilmente menomato il dibattito.
I lavori sono stati aperti, dopo il benvenuto di Bagnai e del doveroso minuto di silenzio per i fatti di Parigi, dal Professor Luciano Canfora che ha intrattenuto gli astanti con una interessante elaborazione storica sul concetto di Schiavitù, in tutte le sue forme e in tutte le sue accezioni, accostando, senza peraltro risultare fuori luogo, questo status all’attuale sudditanza sociale che buona parte delle popolazioni europee ( e non solo ) stanno subendo.
Il Professor Giandomenico Majone ha poi presentato il suo libro “Rethinking the Union of Europe Post-Crisis: Has Integration Gone Too Far?” scritto nel 2014 e fondamentale riferimento programmatico del convegno stesso ( “il relatore eponimo” come lo ha presentato Bagnai ).
La sua prolusione ha lasciato alcuni spunti fino ad ora poco o per nulla considerati. Il primo è che l’evidenza della crisi ha portato gli europei ad interessarsi delle istituzioni sovranazionali; interesse alquanto assente nei decenni passati. E tale interesse ha permesso loro di valutare la UE per i risultati delle azioni intraprese e non per il “trittico valutativo” precedente, cioè per gli input ( le risorse disponibili per l’azione ), per gli obiettivi e per i processi di attuazione. Quindi da una critica alla fattualità di un’azione sovranazionale si è passati alla valutazione del suo prodotto. Il che ha portato le popolazioni europee ad accorgersi che “il re è nudo”.
Il secondo spunto, più tecnico, è che non è vero il fatto che siamo in presenza, rispetto agli anni 80, di un mercato più integrato. Evidenziava Majone che la proliferazione dei servizi, il loro sempre maggiore impatto sul PIL ( 80% in USA, 75% in UE ) e la loro intrinseca radicalizzazione sul mercato interno dei singoli paesi, irrigidisce il mercato unico, abbassando la percentuale di quello ( le merci sostanzialmente ) che gli Stati possono scambiarsi liberamente.
La proposta di Majone per il superamento dell’unione territoriale attuale è quella dell’integrazione funzionale, cioè dell’unificazione europea delle attività e delle problematiche comuni. Proposta fortemente voluta dalla Gran Bretagna già negli anni 40 e che tenderebbe a superare quel concetto di unione di Stati Nazionali che naufraga nel momento stesso in cui un “forte” ed un “debole” sodalizzano in qualche modo.
Questa prima tornata di prolusioni è servita da base concettuale per il dibattito successivo; ha concretato quell’indirizzo storico-culturale utile per lo sviluppo di proposte solutive che possono avere solo una valenza politica, come del resto il percorso divulgativo di Bagnai degli ultimi tempi ha teso sottolineare in maniera tutt’altro che implicita.
Riteniamo però che questa sterzata divulgativa non abbia ancora fatto breccia nella gran parte della base fruitrice del lavoro bagnaiano, nonostante i numerosi segnali del Vate ( le esternazioni quali : “i post tecnici li volete voi” e “a me l’economia non interessa” proliferano copiose ormai sul blog Goofynomics ).
L’approccio di “parte” che la platea ha riservato agli interventi dei personaggi politici denota infatti una generale immaturità della Community, sorda alle nuovi paradigmi sociali che ci troviamo di fronte. Probabilmente istigata dall’approccio estremamente critico di Bagnai alle realtà della sinistra attuale, i partecipanti hanno fatto strame delle esternazioni di Boghetta, Porcaro e D’Attorre esaltando di contro le posizioni estremiste di alcune realtà di centro-destra. Questa netta separazione di consenso denota che il seguito del professore di Pescara rimane ancora radicato acriticamente sul concetto di No-Euro, No-UE, oltre a chiarire il fatto che il Goofy-seguito sia orientato verso posizioni diciamo reazionarie.
Eppure Bagnai, nel suo discorso conclusivo, ha ribadito l’assoluta negatività di questo pensiero distruttivo ( oltre a rimarcare le proprie distanze ideologiche dal percorso politico leghista ), sottolineando inoltre un sostanziale disaccordo su una ipotetica piattaforma di azione politica comune tra gli attuali partiti.
Riflessioni
La prima riflessione è quella di considerare l’annuale compleanno di Pippo come uno splendido ritrovo di amici, nel quale respirare una generale aria di rinnovamento e di uno spirito critico completamente assente in altri contesti più o meno ufficiali. Il che trasmette un certo senso di speranza, quella che giornalmente manca a tutti quelli che hanno aperto gli occhi sul presente.
La seconda, specifica del convegno di quest’anno, è quella che non sia stato chiaramente evidenziato l’ambito socio-politico necessario per dare risposte concrete in vista della dissoluzione della UE e della moneta unica. Anche se più volte durante la due giorni, sia stato sottolineato che tale costruzione esiste già ed è scritta nella Carta Costituzionale.
Significativa in tal senso l’energia con cui il Giudice Luciano Barra Caracciolo, intervenendo in successione alla “tribuna politica”, ammoniva i politici stessi per la loro colpevole dimenticanza riguardo il lavoro dei Padri Costituenti ( “Non farei della Costituzione un feticcio” redarguiva Guido Castelli ( FI ) pochi minuti prima ). Involuti, essi, nella stucchevole diatriba su chi dovesse aprire il tavolo di discussione per un ipotetico e trasversale patto sociale nel quale continuare a difendere la propria identità.
In tutto il convegno la Costituzione, è parso a noi, ha aleggiato in sala come il classico convitato di pietra. Più volte in maniera implicita Bagnai ha richiamato i suoi valori. Più volte è stata invece snobbata per una più rassicurante Flat Tax o per un altrettanto salvifica svalutazione monetaria, diventata ormai la coperta di Linus degli anti-europeisti.
La terza e ultima considerazione riguarda il discorso di commiato del Professore, che a nostro immodesto avviso, ripropone un parallelo con l’azione dell’ARS.
L’impegno ad allargare la consapevolezza della gente sull’attualità, la necessità di fare massa critica. L’inutilità degli attuali Gruppi Corporativi Politici ( il convegno lo ha evidenziato per l’ennesima volta ), la loro incapacità di ridefinirsi su tematiche sociali differenti, alla ricerca di consenso. Succubi, del resto, della concezione capitalistica della massimizzazione del profitto a discapito di una più lungimirante e solida pianificazione.
Cosa poi voglia farsene Bagnai di tutto questo consenso non è dato attualmente di sapere. Certo è che l’incremento della base di seguito del Professore poggia unicamente sul suo infaticabile impegno, mentre la nostra crescita è dovuta all’azione di decine e decine di persone. Per questo forse il consumo fisico e mentale dell’economista di Pescara è di gran lunga maggiore di quello dei nostri militanti attivi.
Noi andiamo avanti per la nostra strada, consapevoli che sia quella giusta. Il lavoro di Bagnai conserva una propria fisionomia individualista che ci permettiamo di criticare ma che sembra convergere verso posizioni a noi più consone. La massa da lui raggruppata ci pare ancora poco sensibile alle nuove tematiche, poco coesa e organizzata, attendista rispetto alle scelte del Professore. Di contro è in qualche modo più strutturata sulla cultura della crisi rispetto ai soci ARS, soprattutto ( e ci mancherebbe pure ) dal punto di vista macroeconomico.
Questo passo migliorativo sarà per noi necessario ma certamente più semplice di quello che aspetta Bagnai, il quale dovrà rendere solidale un gruppo certamente eterogeneo e atomizzato.
E noi sappiamo quanto impegno va profuso in tale attività…
Personalmente non capisco una cosa.
L’Ars è obiettivamente l’organizzazione politico- culturale che propugna i contenuti in assoluto più vicini a quelli che caratterizzano la divulgazione di Bagnai (ovviamente non c’è paragone rispetto a Lega o FdI).
Allora, per quale ragione il Cavaliere nero rifiuta ogni contatto con l’Ars? Addirittura evita accuratamente di menzionarla!
C’è una logica? boh…
Non direi che egli rifiuti ogni contatto con noi. In fondo, nemmeno noi lo abbiamo cercato. Anzi, quando lo cercammo, si mostrò disponibile, anche se poi dell’iniziativa non se ne fece niente.
Al più la domanda potrebbe essere: come mai non ci ha invitato nemmeno una volta al compleanno, sebbene siamo stati i primi: a dire che ci attendeva una lunga lotta di liberazione; a portare sulla rete il tema del contrasto tra Costituzione e Trattati europei (sulla rete c’era soltanto un articoletto che richiamava due norme della Costituzione); a porre decisamente l’accento sull’uscita dalla (e sulla distruzione della) Unione europea e non soltanto sull’estinzione dell’euro; a impegnarci per sdoganare la parola patria; a mostrare in rete l’esistenza del comunismo patriottico italiani fino agli anni sessanta; e ad argomentare che l’idea del piano B non ha senso, perché l’unico piano di azione e divulgazione è il piano A: uscita dall’Unione europea e distruzione della medesima?
Ma è una domanda che ha una risposta facile: gli stiamo antipatici (credo che soffra di antipatie).
Nel tempo:
a) ci ha offesi sostenendo che volevamo creare il partito dello 0,1%, prendendoci nella sostanza per scemi, senza considerare o senza sapere che il nostro progetto prevedeva 4 anni di associazione per verificare se eravamo capaci di dar vita a un gruppo sufficientemente numeroso, valido ed attivo che potesse dar luogo a una piccola formazione politica; e poi quattro anni di lavoro di quell’eventuale gruppo per dar vita ad una consistente, attiva e capace frazione di una alleanza che auspicavamo e auspichiamo;
b) ha definito “strampalata” la parola sovranismo che abbiamo introdotto noi per designare una posizione di poiltica nazionale (il termine era usato da alcuni Sardi per designare qualcosa che starebbe in mezzo tra l’autonomismo e l’indipendentismo, se ho ben compreso) e che ha avuto grande diffusione;
c) recentemente si è rivolto a noi definendoci “melma sovranara”, credo mentendo, perché ho idea che in realtà ci stimi o almeno stimi alcuni di noi;
d) ci accusò infondatamente e direi assurdamente di esserci accordati con i Dalmata per proiettare il documentario sull’euro e avvalerci di finanziamenti e idee altrui (ma accusò anche i Dalmata di averci comunque aiutati).
La domanda allora diventa: perché gli stiamo antipatici?
Non lo so ma non credo sia molto importante. Anzi per noi non lo è per niente. Accettiamo il fatto e, per il futuro, non siamo permalosi. Lavoreremo fino a giugno, quando costituiremo il FSI. Poi lavoreremo un altro paio di anni e poi, magari in occasione dell’assemblea di giugno 2018 lo andremo senz’altro a cercare. Noi avremo costruito, più o meno ma avremo costruito qualcosa. E anche lui. In fondo, noi abbiamo detto prima di lui anche che si dovesse marciare separati (lui dice “divisi). Per noi significava che ogni gruppo si dava un obiettivo, una organizzazione e una modalità di azione e doveva dimostrare di saper fare qualcosa (il metodo serviva a far fuori i teorici o gli pseudo-teorici chiacchieroni, con i quali dovevi fare i conti se cominciavi a coordinarti subito tra gruppettini). Nel giugno 2018 sarà venuto il momento di sedersi attorno a un tavolo con tutti coloro che avranno dimostrato di saper costruire qualcosa.
a (partito dello 0,1%)+b (strampalata) +c (melma sovranara)+d(furto di di finanziamenti)= Bagnai ci stima.
Stefano, io con te ci rinuncio.
Ho mail che lo attestano…
Infatti mi pare evidente che si può stimare una persona che sta antipatica e si può disistimare una persona simpatica.
Ma in realtà non è importante nemmeno la stima. Se lui vorrà per sempre divulgare a più persone possibili, riunire, in qualità di relatori, poche persone che hanno svolto riflessioni particolari o comunque sono in grado di sintetizzare con chiarezza idee altrui, ed organizzare annualmente un convegno con un nutrito pubblico – insomma se vorrà continuare per sempre a fare ciò che sta facendo – le nostre strade semplicemente non si incontreranno o magari capiterà un fugace incontro in un convegno. Se, invece, un giorno deciderà di trascurare (almeno momentaneamente) il pubblico dei lettori e degi spettatori, di valorizzare il pubblico che lo segue in sala – perdendo le ali estreme eterogenee, organizzando la rimanente parte, integrando gli “intellettuali militanti” che sono disposti a fare i “militanti intellettuali” e allontanando, invece, gli “intellettuali militanti” che in realtà non militano e sono incapaci di militare disciplinatamente – mi sembra che, simpatia o meno, stima o disistima, ARS e il gruppo che Bagnai finiranno per dialogare, anche perché a quel punto avremo un gruppo con il quale dialogare e non una persona: i nostri militanti conoscerebbero quelli dell’altro gruppo in molte città d’Italia.
Ma perché gli ortotteri li stimava? Eppure ne ha invitato uno bello grosso. Inviterá anche l’ARS e forse pure qualcuno dell’Illinois.
Mi chiedo se chi ha scritto questo articolo fosse fisicamente presente al Goofy4.
Io c’ero.
Quando leggo che secondo lui “i partecipanti hanno fatto strame delle esternazioni di Boghetta, Porcaro e D’Attorre esaltando di contro le posizioni estremiste di alcune realtà di centro-destra”, mi rispondo che NO, non poteva esserci.
D’Attorre è stato applaudito con molta convinzione, in particolare quando ha ammesso (ribadendolo un paio di volte) che la sinistra “ulivista” aveva clamorosamente sbagliato nell’accettare la moneta unica.
Con Porcaro è andata pure meglio: sommerso di applausi.
Verso Boghetta c’è stata più freddezza, specialmente quando (al secondo giro di interventi durante la tavola rotonda dei politici) ha cominciato a fare dei distinguo, sottolineando che non sarebbero state accettabili allenze con forze politiche (il riferimento era alla Lega) che proponevano determinate misure (il riferimento era alla flat tax). Il pubblico del Goofy era abbastanza palpabilmente a favore di un fronte politico trasversale ed unito sotto il rifiuto di Euro ed UE, per cui è normale che ogni accenno di “frenata” in questo senso non fosse accolto precisamente da ovazioni.
Nondimeno, anche Boghetta è stato calorosamente applaudito nei suoi ripetuti richiamo al rispetto della Costituzione del ’48 come architrave su cui poggiare l’alleanza politica trasversale.
Dopodichè, se è vero che Borghi e Triolo (afferenti ad un’area politica di destra) sono stati ben accolti, è altrettanto vero che gli altri due politici di Forza Italia e Sinistra Italiana (non ricordo i loro nomi) hanno sollevato parecchi mugugni.
Per cui, sbaglia grossolanamente chi ritiene (ripeto: probabilmente senza nemmeno esserci stato) che la reazione del pubblico verso i politici sia stata condizionata ideologicamente, e persino favorendo i politici di destra: non è vero nè che il discrimine fosse ideologico, nè che fosse sbilanciato a destra. Tutt’altro. Si respirava una disperata necessità di sinistra, invece. Quella vera. Tant’è vero che l’intervento di Porcaro è stato decisamente il più applaudito.
Scrivere poi che “il Goofy-seguito sia orientato verso posizioni diciamo reazionarie” sconfina oltre il ridicolo, ed è estremamente sospetto.
Al di là degli interventi “politici”, forse il relatore più apprezzato, con tanto di parziale standing ovation, è stato Luciano Barra Caracciolo e la sua difesa appassionata ed a tratti commovente della Costituzione. Cosa ci sia di “reazionario” in tutto ciò non è dato sapere.
E’ invece corretto riportare che Bagnai, nel suo discorso conclusivo (ma allo stesso modo anche in molti altri articoli ed interventi precedenti), ha ribadito che il suo lavoro, ed in generale lo sforzo dell’attività scientifico/divulgativa che la sua associazione promuove, NON mira all’impegno politico diretto, bensì appunto ad una divulgazione tecnico/scientifica capace di creare diffusa consapevolezza nella cittadinanza.
Qualsiasi altra lettura di tipo ideologico è sbagliata e, ripeto, piuttosto sospetta.
Un saluto
Luca Baldassi
Che il seguito di Bagnai sia variegato ed eterogeneo è indubbio.
Ed è indubbio anche che ad un’ipotetica domanda sulla volontà o meno di abbassare la disoccupazione la totalità della sala avrebbe risposto affermativamente.
Se questo contraddistingue una sinistra sono d’accordo con te: al mio tavolo, a cena, la componente progressista era preponderante.
Ma allora pure la Lega è di sinistra.
Pure Triolo è di sinistra, dato che anche AN ha a cuore il problema del lavoro.
Vendola dunque è di destra e sta nello stesso nuovo soggetto politico di D’Attorre, tanto per fare uno stupidissimo esempio.
Di che stiamo parlando dunque?
Discutere di politica utilizzando le etichette classiche rischia di invalidare qualsiasi analisi del reale.
Oppure, per non buttare in vacca ogni discorso, dobbiamo ridefinire i concetti base. Come dice un mio amico: il confine politico è tra chi vuole il precariato e chi no.
Quindi all’interno di questa nuova “sinistra del lavoro” dobbiamo necessariamente distinguere le correnti che la caratterizzano.
Ti pare che la maggioranza dei “bagnaiani” sia spassionatamente per l’applicazione, ad esempio, del Titolo III Cost.?
Quanti voterebbero Rizzo se si andasse al voto ora?
Lo stesso Bagnai storcerebbe il naso a molte proposte socialiste della Costituzione, da bravo keynesiano qual’è.
A me pare che una sensibile maggioranza di quelli presenti a Montesilvano siano per una soluzione “semplice” del problema e che rifiutino l’ostacolo del percorso di riconversione di un intero sistema sociale, politico.
E, chiudo, mi pare che il succo del discorso finale del professore fosse proprio li : il cambiamento è culturale, non economico ne tantomeno politico ( per la politica attuale ovviamente ).
Ergo : datevi da fare !!
“Di che stiamo parlando dunque?”
In effetti ho qualche difficoltà a capirlo, perchè mi pare che qui si stia un pò virando sul sesso degli angeli… però sei tu ad aver affermato che “i partecipanti hanno fatto strame delle esternazioni di Boghetta, Porcaro e D’Attorre esaltando di contro le posizioni estremiste di alcune realtà di centro-destra” e che “il Goofy-seguito sia orientato verso posizioni diciamo reazionarie”.
Sono entrambe affermazioni da rifiutare e respingere in modo assolutamente categorico, e lo dico sulla base sia della frequentazione quotidiana del blog di Bagnai che dell’ultimo convegno.
Che il seguito di Bagnai sia variegato è verissimo, e che al suo interno vivano anche correnti più vicine alle ideologie di destra è altrettanto corretto; ma spingersi a dire che chi segue Bagnai “butta a destra” o che addirittura prevalga un sentimento “reazionario” significa, perdonami, semplicemente affermare il falso. Il che, ripeto, mi sembra anche abbastanza sospetto ed odora leggermente di operazione di discredito.
Dopodichè tu adesso cerchi, comprensibilmente, di aggiustare la mira, dicendo che comunque “non è abbastanza a sinistra”, in quanto ancorato a posizioni keynesiane e dunque “non abbastanza socialiste”.
E qui vorrei far notare due semplici elementi:
1) al convegno erano presenti anche Porcaro e Boghetta, provenienti dalla tradizione socialista quando non direttamente comunista: entrambi applauditi, in particolare Porcaro, con cui il pubblico si è trovato in perfetta sintonia persino quando ha insistito sull’emancipazione dall’atlantismo (pilastro delle argomentazioni della sinistra radicale)
2) il buon D’Attorre, comunque molto ben accolto, ha suscitato qualche sospiro solamente quando, all’inizio del suo intervento, ha voluto evidenziare l’unico elemento che lo separava da Porcaro, ovvero il NON ritenere prioritario l’abbandono della politica filo-atlantica (modo elegante per dire – secondo me – che il divorzio dall’atlantismo non s’ha da fare)
Entrambi gli elementi, per quanto non particolarmente analitici, spingono a ritenere che il pubblico del Goofy, se proprio lo si vuole “pesare” in termini di schieramento ideologico (e ripeto: non so quanto abbia senso) sia decisamente spostato verso le posizioni di sinistra, persino quelle radicali.
Non solo sui problemi del lavoro, ma anche sulle questioni geopolitiche.
Ora: io ritengo che discernere delle differenze fra keynesismo e socialismo per discutere di quanto il “goofy-pubblico” sia spostato a sinistra, cioè se sia più rosa o più rosso, non aggiunga un granchè al dibattito: è comunque sinistra, e tende al socialismo sicuramente più di quanto lo faccia la parte avversa.
Siamo più comunisti, socialisti o keynesiani? Chissenefrega!
Siamo comunque contro l’euro, contro l’UE, a favore del ripristino completo e sostanziale della Costituzione. Ed applaudiamo persino chi propone di abbandonare l’atlantismo ed abbracciare, economicamente e geopoliticamente (culturalmente lo siamo già) i popoli del Mediterraneo!
Siamo sulla stessa barca, siamo dallo stesso lato della barricata: sarebbe l’ora di capirlo una volta per tutte, e lavorare assieme.
A prescindere dalla diversa valutazione dell’applausometro, che magari è dipesa dalla ubicazione in sala, il resoconto di Roberto Mora mi era sembrato positivo e privo di critiche.
Sì Stefano, nel complesso si tratta di un resoconto da cui emerge un giudizio più che positivo sia sull’opera di divulgazione di Bagnai che sul consenso politico che sta raccogliendo attorno a sè.
Però perdonami: stride davvero, ed in modo palese, il giudizio che traspare nei riguardi del seguito di Bagnai.
Ritenerlo in maggioranza destrorso e persino “reazionario” fa abbastanza a cazzotti con l’evidenza, ed onestamente faccio una gran fatica a capire su cosa si poggi tale giudizio: se Roberto Mora era presente al convegno (e non ho motivo di dubitarne, visto che l’ha ribadito), mi riesce davvero arduo credere alla sua buona fede nel momento in cui afferma che il pubblico abbia in qualche modo sostenuto i politici di destra più di quelli di sinistra.
Mi sembra appunto una grossolana operazione di discredito, rivolta non a Bagnai bensì a chi lo sostiene, di cui non comprendo bene le motivazioni ed ancora meno le fondamenta.
Guarda, qui tutto si vuole tranne che innalzare barriere.
Se hai potuto evincere questo dal mio articolo, probabilmente è colpa mia.
Ma la mia terza riflessione, riguardo al discorso di commiato del Prof, voleva essere appunto un ponte tra le due realtà. E questo mi era parso più che evidente.
La critica, che esiste, sta nel modo di portare avanti l’allargamento della consapevolezza ( stavo per scrivere “Fronte”… ): a Pescara tramite lo sforzo di un uomo solo, ad Avezzano attraverso lo spirito aggregativo di tanti ( ancora non di molti.. ).
La MIA analisi, giustamente criticabile in quanto personale, sta nel fatto di chiedersi quali conseguenze abbia l’atteggiamento assolutistico del professore. A mio avviso tale centralizzazione degli sforzi porta ad un generale attendismo dei “bagnaiani”, istruiti a rifuggere l’idea di un nuovo partito o movimento e dunque ricondotti a seguire il dibattito politico in termini diciamo “fideistici” oltre che a seguire passivamente l’evoluzione della crisi.
Da qui l’idea che, quando Bagnai chiamerà a raccolta le sue “falangi” esse non potranno essere necessariamente coese e organizzate.
Felice, nel caso, di sbagliarmi.
Quando lo farà sarà per noi un momento importante e di progresso politico oltre che di condivisione di obiettivi.
Su questo aspetto non ho nulla da eccepire: è opinabile, ma se non altro ha delle solide argomentazioni a supporto.
Coloro che si stanno raccogliendo attorno all’opera di Bagnai hanno necessariamente caratteristiche diverse, sia come “sentimenti ideologici” che come obiettivi, rispetto ai militanti/simpatizzanti ARS. Diverse, ma a mio avviso simili.
Va detto che secondo me è Bagnai stesso ad operare un “freno” verso quella che potrebbe essere una spinta “politica” del suo seguito: in questo senso, il suo discorso finale al convegno può essere vissuto da alcuni (ed in parte anche dal sottoscritto) come una sorta di doccia fredda rispetto alle aspettative di formare in quella sede (o perlomeno abbozzare) le fondamenta di un “fronte politico unito” che sappia lottare assieme contro il nemico comune.
Forse Bagnai non ha tale ambizione, o forse ritiene che i tempi non siano maturi.
Ma buona parte dei simpatizzanti goofysti, mi sento di affermarlo con una certa sicurezza, sono anch’essi molto motivati sotto il profilo dell’impegno politico.
Se anche si limitasse ad un’opera di divulgazione tecnica e di diffusione di consapevolezza, beh… anche questo è un modo di fare politica.
Lo stesso Goofy4 è stato più un convegno più politico che tecnico/economico.
Questi “pezzi sparsi” dovranno unirsi, e prima lo faranno meglio sarà.
Luca,
nell’ottica dell’ARS non sarebbe nemmeno una operazione di discredito. Noi anche dialoghiamo con tutti (esclusi i dichiaratamente antidemocratici e coloro che contestano l’Unione europea,senza tuttavia voler tornare alla Costituzione). Infatti, ripudiamo la semplificazione sinistra/destra: c’è il centro; c’è e c’era tanta gente disinteressata che, a causa della crisi o per aver incontrato divulgatori e associazioni, ha cominciato a studiare, a riflettere, a capire e a schierarsi; e ci sono persone che stanno mutando idee a lungo sostenute, sicché la provenienza in questo ultimo caso non rileva.
Magari il problema è dato soltanto da coloro che militano già in un partito (SI, Lega, M5S,Fratelli d’Italia, Forza Italia, Rifondazione). Essi infatti non entrerebbero in buona parte in un nuovo movimento o partito promosso anche da Bagnai, oltreche da altri soggetti e gruppi. Fin quando Bagnai rimarrà sul piano della divulgazione, il problema non sussiste. Siccome noi speriamo che nei prossimi anni, molte persone o associazioni che hanno scelto la strada della sola divulgazione, con maggior o minor successo, decideranno di tentare aggregazioni politiche, in ragione del fatto che comunque capiranno che la strada della mera divulgazione, da un lato, è una strada che a un certo punto risulta chiusa, dall’altro, non genera nuova classe dirigente ma al più, nella migliore delle ipotesi, ri-genera una vecchia e pessima classe dirigente, dal nostro punto di vista quello che per te non è un problema è invece un problema. Tutto questo non significa nella maniera più assoluta gettare discredito su coloro che seguono Bagnai: né sui bagnaiani puri, né sui militanti dei vari partiti che egli è riuscito a convincere.
Però Andrea, perdonami: perchè la “divulgazione” deve necessariamente sfociare in “impegno politico”, pena il considerarla un lavoro lasciato a metà?
Al di là del fatto che, ripeto, fare opera di divulgazione su temi:
– poco conosciuti
– di straordinaria importanza sociale
– su cui il sistema massmediatico disinforma sistematicamente…
…è già di per sè un’operazione di stampo politico (come dimostra la stessa evoluzione di Goofy), non vedo onestamente la necessità di un impegno politico diretto, se con questo si intende formare un partito o candidarsi all’interno di uno già esistente.
Credo esistano peraltro diversi intellettuali e/o tecnici che, sebbene non figurino all’interno dell’ “organico” di qualche partito politico, nondimeno fungano da importante riferimento culturale.
Insomma, io ritengo che “divulgazione” e “impegno politico” possano tranquillamente andare a braccetto senza per questo necessariamente convolare a matrimonio.
Non penso e non credo di averlo scritto che la divulgazione debba “necessariamente sfociare in “impegno politico””. Non lo penso nella misura più assoluta. Dopo aver svolto divulgazione ci si può fermare quando si vuole, se si intende smettere, senza dover passare al campo della organizzazione politica.
Ho scritto che alla lunga, la divulgazione, quando produrrà il suo effetto -ma molto alla lunga – anziché concorrere a generare una nuova classe politica ri-genererà la classe politica vecchia. Per chi come me crede che il maggior problema dell’Italia -quello che sta a monte e che in sé considerato è più importante delproblema dell’Unione europea – sia la mancanza di una classe dirigente di valore e sa che la classe dirigente è sempre formata e selezionata dai partiti, la considerazione – fondata o infondata – ha molta rilevanza.
Poi ho scritto che alla lunga la divulgazione è una strada chiusa. Ovviamente chiusa come contenuti nuovi, mentre è sempre possibile estenderla ad un pubblico nuovo.
Personalmente ho trovato l’intervento di Porcaro quello più interessante di tutti, insieme ovviamente alla prolusione di Majone.
Canfora vabbè lasciamolo stare poverello che non ha tutte le colpe.
Il dibattito politico è però stato di una banalità sconcertante, tutti a farsi delle menate su distinguo inutili.
Decisamente, il comunista Porcaro è quello che poloticamente ha le idee più chiare di tutti: fuori dall’UE e dalla NATO, ecc…
Paradossalmente, la cosa più deludente come sempre è stato Bagnai stesso, oramai talmente assorbito dal suo stesso personaggio, dal suo metalinguaggio e dalla sua fama da non rendersi conto di imitare oramai se stesso.
E va beh, fa un’ottima opera di divulgazione, in fondo.