Il pozzo nero della sinistra italiana
di RICCARDO PACCOSI (RI Bologna)
Perché in Francia i sindacati e ampia parte della sinistra si schierano contro il greenpass mentre qui in Italia, dal PD ai centri sociali, dell’appoggio alla narrazione securitaria la sinistra ne ha fatto invece elemento fondativo della propria identità? Credo che la risposta risieda in due elementi caratterizzanti la sinistra italiana e che l’hanno resa, negli ultimi quarant’anni, un pozzo nero dove muore ogni forma di autonomia del pensiero: il senso di colpa derivante dagli Anni di Piombo e la pedissequità verso la sinistra americana.
1) Gli Anni di Piombo non sono mai stati storicamente compresi dalla massa e, oggi, alla mancanza di comprensione si unisce la totale ignoranza di quello che è avvenuto, compresa ampia parte delle persone che erano adulte all’epoca di quelle vicende. Il fatto che vi sia stato un terrorismo “rosso” e una delimitata situazione di guerra civile, hanno in qualche modo lasciato nell’immaginario della sinistra una sorta di senso di colpa. Quest’ultimo si è quindi saldato nel 1989 al senso di colpa per il socialismo sovietico e tutto questo, quindi, ha innescato più che in altri paesi la subordinazione psicologica prima e l’abbraccio incondizionato poi, nei confronti dell’ideologia avversaria ovvero nei confronti del neoliberalismo.
2) Durante la nascita e lo sviluppo della Seconda Repubblica, l’Italia è stato il paese europeo che ha maggiormente preso gli Stati Uniti a modello politico e istituzionale. L’Italia, infatti, è l’unico paese europeo ad aver reso la politica una proprietà diretta dei poteri economici attraverso l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Ma la trasformazione in senso di filo-americanismo provinciale e straccione ha riguardato soprattutto la sinistra: quella italiana è stata l’unica sinistra europea la cui formazione principale ha preso il nome da un partito americano, l’unica sinistra europea ad aver introdotto nel suo lessico parole come “primarie” e “caucus”, l’unica sinistra europea ad aver scimmiottato gli ultimi movimenti di piazza liberal d’oltreoceano con l’uso smodato dell’etichetta “occupy” o inserendo l’inginocchiamento di Black Lives Matter in ogni iniziativa pubblica.
La sinistra italiana si è dissolta come soggettività in un pozzo nero e dunque non solo è oggi lontana dalle piazze che esprimono le contraddizioni sociali, ma sposa la narrazione e gli interessi delle oligarchie economiche a cui quelle piazze si contrappongono. D’altro canto, se per assurdo un’organizzazione politica di sinistra si presentasse oggi nelle piazze italiane che protestano contro il lockdown, verrebbe giustamente allontanata.
Sono decenni che la finta sinistra, ha rincoglionito gli italiani.
Ma nn è solo la sinistra ma TUTTI I PARTITI IN PARLAMENTO.
Aggiungerei. Su “consiglio” americano, caduta l’ideologia marxiana, si sono premurati di avviare mdalità politiche che evitassero pari emarginazione.
Cosi, nella ricerca di tesserati, si è presa il campo che fu dei radicali. Un’azione destinata anche a dimostrare la distanza dall’ideologia che aveva fallito. Contemporaneamente, la dedizione ai diritti delle minoranza gli permetteva di stare a galla. Forse loro, prima di altri in Italia, avavano capito la deriva globalista e non volevano perdere l’occasione di salire sul barcone. Occhetto e Renzi sugli altri.