I pensieri tossici
di GIANLUCA BALDINI (RI Pescara)
Sapete quanto costa la chemioterapia? Mio padre è stato malato oncologico per quindici anni. Quindici (15) anni. Quindici anni di interventi e chemio, e nuovi interventi e nuove chemio, e nuovi interventi e immunoterapia + chemioterapia. Su una scatoletta che durava pochi giorni c’era scritto 6.500 euro. Seimilacinquecento euro. Su un’altra, che conteneva una sola dose di una siringhetta, 2.500 euro. Non ricordo neanche più tutti i farmaci che ha assunto papà, nel corso della sua malattia i protocolli farmacologici sono cambiati 4 volte. Semplicemente una combinazione di farmaci ne sostituiva un’altra perché dopo averlo testato su qualche migliaio di persone in tutto il mondo si capiva che non faceva nulla oltre ad intossicare.
Alla fine, in fase terminale, entrò in una sperimentazione con un farmaco di cui non ho mai saputo né il nome né il costo, perché essendo sperimentale veniva somministrato in scatole bianche senza scritte e con pastiglie anonime, perché non si doveva capire dall’esterno se fosse il farmaco vero o il placebo e non doveva saperlo neanche il medico che lo dispensava. A giudicare da come si alteravano i valori ematici di papà dopo le somministrazioni, immagino non fosse capitato nel gruppo di controllo, cioè in quelli che ricevevano il placebo. In quindici anni credo che papà sia costato allo stato qualche milione di euro. Lui diceva, scherzando, che almeno si stava riprendendo con gli interessi tutto quello che aveva versato per una vita.
Dove voglio andare a parare con questo racconto? Voglio farvi riflettere sul fatto che noi tutti, nella nostra vita, possiamo trovarci a vivere la condizione di pazienti, cioè di persona con patologia che necessita di una cura. Ovviamente se potessimo decidere ci sottrarremmo volentieri, ma può capitare a tutti. E quando capita, se sei in Italia, sai che puoi fare affidamento su un sistema sanitario che non ti abbandona.
Da qualche mese, con la polarizzazione creata ad arte da chi ha gestito in modo ignobile la campagna vaccinale, alcuni influencer (tra i quali figurano medici che andrebbero radiati perché violano la deontologia professionale) hanno iniziato a lanciare la provocazione riguardo la necessità di addebitare le cure ai non vaccinati. Adesso vi invito a riflettere sulla pericolosità di queste provocazioni, che aprono una breccia nel nostro sistema sanitario, che si fonda su un approccio solidaristico. Immaginate cosa accadrebbe in un sistema che imputa i costi delle malattie sui pazienti in riferimento alle responsabilità personali del comportamento dei singoli.
Fumi o hai mai fumato? Se ti ammali di tumore ti paghi le cure. Bevi? Se ti viene una cirrosi o un tumore allo stomaco ti paghi le cure. Sei sovrappeso o obeso, o mangi alimenti ricchi di grassi animali o semplicemente fai una vita sedentaria? Se hai un infarto o un ictus ti paghi le cure. E possiamo andare avanti così, riferendoci ad ogni patologia rintracciando la categoria di rischio di riferimento e imputando i costi a chi adotta comportamenti potenzialmente patogeni.
Questo mondo non è una distopia da film dell’orrore, purtroppo. Nei sistemi a sanità privata funziona esattamente così, cioè non esiste il principio di solidarietà e quindi sopravvivono alle malattie gravi solo i ricchi. Una famiglia di classe media si vende la casa per curare il cancro di un componente della famiglia e, una volta morto, gli altri si trovano in mezzo a una strada. È questo che succede negli USA. Anche se hai l’assicurazione privata, perché anche le assicurazioni sono renitenti a pagare quando adotti comportamenti che producono potenzialmente una malattia, perché cambia la classe di rischio rispetto a quando normalmente dichiari quando stipuli la polizza.
A me non fanno paura i vaccini, non mi fa paura neanche il Covid. Quello che mi fa paura sono i pensieri tossici che si stanno insinuando nei nostri conspecifici. Leggo spesso queste riflessioni sul newsfeed di Facebook, dalle bacheche di persone che fumano, che bevono, che mangiano male e sono sovrappeso o obese. Pensateci bene al futuro che vi si prospetterebbe se si accettasse il principio che pensate bene di propugnare perché lo ha detto il medico Tizio. Pensateci bene.
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