Convegno sull’euro a Frosinone: resoconto della giornata e video dell’intervento di Alberto Bagnai
Resoconto della giornata
di Fiorenzo Fraioli, organizzatore del convegno Ecodellarete
L'aver invitato a parlare di euro relatori appartenenti a tradizioni diverse, dai "comunisti" Pasquinelli e De Santi al "massone progressista" Magaldi, ci esponeva al rischio che l'evento si risolvesse in una disordinata cacofonia. E' stata, invece, una polifonia, che ha addirittura fatto intravedere la possibilità che forze e tradizioni di pensiero politico diverso possano, in circostanze eccezionali, costituire un "fronte ampio" contro un avversario comune: il pensiero tecno-reazionario delle élites attualmente al potere in Europa e in Italia.
Quanto ai lavori del convegno, ritengo di poter affermare che essi si sono sviluppati all'insegna del bipolarismo dei concetti in campo, tuttavia con un elemento in comune: il costante richiamo all'importanza della cultura come presupposto necessario per intendere il corso degli eventi passati e affrontare le sfide del presente. L'intervento di Sergio di Cori Modigliani è stato, in questo senso, il baricentro dell'intera giornata, il punto di riferimento comune tra le "opposte fazioni".
Come, con quali strumenti, "criticare il reale"? Meglio l'economia con le sue serie di dati (Bagnai, Valerio), oppure la politica (D'Andrea, Magaldi, Pasquinelli), che si pone l'obbiettivo di progettare il futuro, anche in contraddizione con quello che dicono i dati? E fino a che punto questo è possibile? Fino a sfidare il buon senso? Se si usa l'economia, cioè l'approccio "scientifico", è più utile concentrarsi sugli squilibri commerciali interni creati dalla moneta unica, oppure sull'architettura del sistema di emissione e controllo della base monetaria? Se, invece, la ricetta che cerchiamo è politica, a quale scuola rivolgersi? Se per il "sovranista" D'Andrea è importante riconquistare la sovranità nazionale, reintrodurre dazi e, in generale, imporre controlli alla circolazione delle merci e dei capitali, per il "massone progressista" Magaldi le libertà economiche restano un valore da difendere, poiché la degenerazione iperliberista è il frutto di una intenzionalità politica (qualcuno direbbe "complotto") messa in opera da circoli elitari e reazionari, sviluppatisi anche in seno alla stessa Massoneria, che è necessario combattere. Pasquinelli, del Movimento Popolare di Liberazione (MPL) taglia corto: la crisi è insita nei meccanismi di accumulazione del capitalismo, l'analisi di Marx è sostanzialmente corretta e più che mai attuale, questa è una crisi da sovrapproduzione, dalla quale il capitalismo tenta di uscire con la più classica delle ricette: la distruzione della richezza che esso stesso ha contribuito a creare. Fino alla guerra, se necessario.
La guerra, come possibile e non auspicabile esito della crisi, è stata citata più volte. Ad esempio da Bagnai, che ci ha ricordato come anche l'unione monetaria degli Stati Uniti, di fatto realizzata nel 1792 da Hamilton con l'attribuzione al bilancio federale dei deficit degli stati dell'unione (gli USABOND dell'epoca), abbia contribuito a "caricare la molla degli squilibri interni", fino al sanguinoso esito della guerra di secessione.
In filigrana mi pare si possa cogliere, nella giornata, un'ultima contrapposizione, di carattere metodologico. Posto che lo sviluppo degli eventi sia in parte la risultante di grandi processi culturali, politici, economici, tecnici, demografici, e in parte il frutto delle intenzionalità di piccoli gruppi di potere o, addirittura, in casi eccezionali, di singoli individui, e posto che il punto di equilibrio tra queste due opposte visioni sia in continuo movimento, quale è, oggi, la posizione di questo "punto di equilibrio"? Dobbiamo concentrarci prevalentemente nell'analisi dei grandi processi di cambiamento, oppure, nelle nuove condizioni determinate dalla tecnica, siamo in una fase nella quale le intenzionalità di piccoli gruppi di potere, che possono disporre di leve di comando estremamente potenti, sono davvero in grado, come sostengono i cosiddetti "complottisti", di incidere in modo determinante sul corso degli eventi? Davvero, come sostiene Bagnai, basta "guardare i dati", oppure è anche necessario origliare dal buco della serratura?
httpv://youtu.be/3EvO45D-B2g
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